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GESU’, GIUSEPPE, SACRA FAMIGLIA?! RESTITUIRE L’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE... E ANNUNCIARE LA BUONA NOTIZIA!!!

PER LA CHIESA CATTOLICA, SAN GIUSEPPE E’ ANCORA UN "GOJ", UNO STRANIERO. La ’buona’ novella di Luigi Pirandello - a cura di Federico La Sala

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" E FA IL SANTO "PADRINO".... CON "MAMMASANTISSIMA".
lunedì 19 marzo 2012
"Duemila anni fa, un ovulo fu miracolosamente fecondato dall’azione soprannaturale di Dio, da questa meravigliosa unione risultò uno zigote con un patrimonio cromosomico proprio. Però in quello zigote stava il Verbo di Dio"(dichiarazione del Cardinale Dario Castrillon Hoyos alla XV conferenza internazionale del Pontificio consiglio, la Repubblica del 17 novembre 2000, p. 35)
AL DI LA’ DELLA LEZIONE DI PAOLO DI TARSO: "Diventate miei imitatori [gr.: mimetaí mou gínesthe], come io lo sono (...)

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> PER LA CHIESA CATTOLICA, SAN GIUSEPPE E’ ANCORA UN "GOJ", UNO STRANIERO. --- Yaoundé. Il Papa ha additato san Giuseppe - in particolare ai padri di famiglia - quale modello dell’uomo di fede che sa prendersi cura degli altri

venerdì 20 marzo 2009

«Ama la tua sposa, guida i tuoi figli»

Il Papa ha additato san Giuseppe - in particolare ai padri di famiglia - quale modello dell’uomo di fede che sa prendersi cura degli altri

Pubblichiamo alcuni passi dell’omelia pronunciata dal Papa ieri durante la Messa nello Stadio di Yaoundé. (Avvenire, 20.03.2009)

Cari fratelli nell’episcopato, cari fratelli e so­relle (...)

Gesù Cristo ci raduna in questo gior­no in cui la Chiesa, qui in Camerun come su tutta la terra, celebra la festa di san Giuseppe, sposo della Vergine Maria. (...) Giuseppe dà fiducia a Dio quando ascolta il suo messaggero, il suo Angelo, dir­gli: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di pren­dere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito San­to » ( Mt 1,20). Giuseppe è, nella storia, l’uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un an­nuncio così stupefacente. E voi, cari pa­dri e madri di famiglia che mi ascoltate, avete fiducia in Dio che fa di voi i padri e le madri dei suoi figli di adozione? (...) In questo nostro tempo, in cui tante perso­ne senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più in­digenti, voi dovete essere molto attenti.

L’Africa in generale, ed il Camerun in par­ticolare, sono in pericolo se non ricono­scono il Vero Autore della Vita! Fratelli e sorelle del Camerun e dell’Africa, voi che avete ricevuto da Dio tante qualità umane, abbiate cura delle vostre anime! Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali. (...) C ome in altri continenti, oggi la famiglia co­nosce effettivamente, nel vostro Paese e nel resto dell’Africa, un periodo difficile che la sua fedeltà a Dio l’aiuterà a superare. Alcuni valori della vita tradizionale sono stati sconvolti. I rappor­ti tra le generazioni si sono modificati in una ma­niera tale da non favorire più come prima la tra­smissione della conoscenze antiche e della saggez- za ereditata dagli antenati. Troppo spesso si assiste ad un esodo rurale paragonabile a quello che nu­merosi altri periodi umani hanno conosciuto. La qualità dei legami familiari ne risulta profondamente intaccata. Sradicati e resi più fragili, i membri delle giovani generazioni, spesso - ahimè! - senza un ve­ro lavoro, cercano rimedi al loro male di vivere rifu­giandosi in paradisi effimeri e artificiali importati di cui si sa che non arrivano mai ad assicurare all’uo­mo una felicità profonda e duratura. A volte anche l’uomo africano è costretto a fuggire fuori da se stes­so, e ad abbandonare tutto ciò che costituiva la sua ricchezza interiore. Messo a confronto col fenome­no di una urbanizzazione galoppante, egli abban­dona la sua terra, fisicamente e moralmente, non come Abramo per rispondere alla chiamata del Si­gnore, ma per una sorta di esilio interiore che lo al­lontana dal suo stesso essere, dai suoi fratelli e so­relle di sangue e da Dio stesso.

Vi è dunque una fatalità, una evoluzione ine­vitabile? Certo che no! Più che mai dobbia­mo «sperare contro ogni speranza» (Rm 4,18). (...) La prima priorità consisterà nel ridare senso al- l’accoglienza della vita come dono di Dio. Per la Sa­cra Scrittura come per la migliore saggezza del vo­stro continente, l’arrivo di un bambino è una grazia, una benedizione di Dio.

L’umanità è oggi invitata a modificare il suo sguardo (...) «Saldo nella speranza contro ogni speranza»: non è una magnifica defini­zione del cristiano? L’Africa è chiamata alla speran­za attraverso voi e in voi! Col Cristo Gesù, che ha cal­pestato il suolo africano, l’Africa può diventare il con­tinente della speranza. (...) Se lo scoraggiamento vi invade, pensate alla fede di Giuseppe; se l’inquietu­dine vi prende, pensate alla speranza di Giuseppe, discendente di Abramo che sperava contro ogni speranza; se vi prende l’avversione o l’odio, pensate all’a­more di Giuseppe, che fu il primo uomo a scoprire il volto umano di Dio nella persona del bambino con­cepito dallo Spirito santo nel seno della Vergine Maria. (...)

Vorrei ancora rivolgere una e­sortazione particolare ai pa­dri di famiglia, poiché san Giuseppe è il loro modello. (...) Co­me san Giuseppe, cari padri di fa­miglia, rispettate e amate la vostra sposa, e guidate i vostri bambini, con amore e con la vostra presenza accorta, verso Dio do­ve essi devono essere (cfr Lc 2,49). Infine, a tutti i gio­vani che sono qui, io rivolgo parole di amicizia e di incoraggiamento: davanti alle difficoltà della vita, mantenete il coraggio! (...) Ai bambini che non han­no più un padre o che vivono abbandonati nella mi­seria della strada, a coloro che sono separati violen­temente dai loro genitori, maltrattati e abusati, e ar­ruolati a forza in gruppi militari che imperversano in alcuni Paesi, vorrei dire: Dio vi ama, non vi di­mentica e san Giuseppe vi protegge! (...)

Benedetto XVI


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