An finisce senza gloria
Fini: «Per noi un passo solenne»
L’emozione c’è, «un po’». Gianfranco Fini prende la parola, il suo discorso chiude il congresso di Alleanza Nazionale, ne sancisce la fine. E l’inizio di un’altra storia. Scontata nelle premesse, tutta da verificare nei fatti a venire e negli effetti che produrrà. «Si chiude una fase della destra - spiega Fini -, non c’è stato nessun regalo, non c’è stato nessuno sdoganamento, non si sdoganano le idee. Le idee si affermano», conclude.
Ma la prossima settimana esisterà solo il Popolo della Libertà, e anche le idee a quel punto avranno comunque cambiato casa. Fini ne fa un discorso di lunga durata e di cambiamento epocale. «Oggi non siamo chiamati a cogliere il momento» come avvenne nel ’94, quando «lo spappolamento della prima Repubblica mise finalmente la destra italiana nella condizione di raccogliere consenso», oggi «siamo chiamati a costruire un momento; oggi non prendiamo un’occasione, oggi compiamo una strategia; oggi mettiamo una pietra a decidiamo, noi, coscientemente di farlo, di mettere una pietra in quello che ha rilevanza non solo per noi, ma per la nostra patria». Un passo «non solo solenne e importante per noi, ma per la storia dell’Italia».
La prima mossa, ricorda Fini, risale a Fiuggi, il congresso del 1995: «Il passaggio alla destra postideologica, da una logica del nemico a una logica dell’avversraio: come diceva Pinuccio Tatarella, il nemico o si annienta o ti annienta, l’avversario ti batte o si batte ma il giorno dopo continua la competizione». Fiuggi sottolinea fini «è stato il primo anello di una lunga catena». «Lì abbiamo fatto i conti con lo stato etico, che non fa parte della democrazia, e con lo stato corporativo, che è fuori dalla modernità. E tutto questo lo abbiamo fatto perchè ne eravamo convinti».
Poi c’è stato l’incontro interessato con Berlusconi. «Il Pdl non è nato a San Babila, questa unione tra la nostra gente e gli elettori di Forza Italia esiste da quindici anni», precisa Fini. «È un’alleanza basata su valori condivisi. Bisogna guardare con fiducia - spiega il presidente della Camera - perché i valori di riferimento sono i medesimi, quelli del Ppe». Ma valori fondati sulla laicità, chiede Fini. Il Pdl dovrà far proprio il valore della laicità dello Stato. «È un valore del Ppe, che ha smesso da tempo di essere un partito democristiano. Questo non significa negare il magistero della Chiesa o ignorare la dimensione della religione, ma collocare la religione nella sfera personale e privata e non in quella pubblica».
Il Pdl dovrà essere «un partito ampio, plurale, inclusivo, unitario. Ma unitario non vuol dire un partito a pensiero unico, c’è una contraddizione tra pensiero unico e popolo della libertà, perchè col pensiero unico manca la libertà », sottolinea poi Fini. «Il Pdl - dice ancora Fini - non potrà essere un partito di destra: certi valori di destra dovranno dare il lievito al nuovo partito, saranno un valore aggiunto».
Inoltre un appunto sui meccanismi istituzionali: il nostro sistema istituzionale «è superato», occorre che la legislatura sia «costituente». Ma la riforma non può prevedere un Parlamento al quale si chieda di «non disturbare il manovratore». Ci dovranno essere «magari meno leggi, ma ci dovrà essere più controllo». Dice Gianfranco Fini al congresso di An, e chiede di riformare «il bicameralismo perfetto» perché «non ci possiamo pernettere due Camere con gli stessi poteri».
Da Berlusconi arriva il messaggio promesso: «La nascita del Pdl ci consente di raggiungere tutti insieme un grande e storico traguardo, resterà a lungo nella storia del nostro Paese e colgo l’occasione del vostro congresso per sottolineare l’importanza del vostro ruolo», il messaggio viene letto dal coordinatore di Forza Italia Denis Verdini. «Un grande e storico traguardo», dice Berlusconi già nella premessa del testo. E ancora «un momento storico per la vita italiana» è l’incontro tra il popolo di Forza Italia e quello di Alleanza Nazionale. «Voglio salutare, uno per uno, tutti gli iscritti di AN, il cui coraggio è stato di esempio per molti», dice ancora Berlusconi che riserva un pensiero speciale a Pinuccio Tatarella «che con le sue intuizioni e la sua intelligenza tanto ha fatto perchè si giungesse a questo traguardo», oltre ovviamente a Fini e La Russa.
L’aggettivo cardine dell’operazione Pdl torna nella conclusione del messaggio, quando si dà appuntamento alla prossima settimana quando «vivremo tutti insieme, venerdì, momenti destinati a rimanere a lungo nella storia del nostro Paese». Un «atto di gratitudine e riconoscenza» nei confronti di An per quanto fatto nella costruzione del partito unico.
Sulla stessa lunghezza d’onda Verdini,«Tutti insieme venerdì vivremo una storia straordinaria che entrerà nei libri di storia. Potremo dire che c’eravamo. Il Paese - ha detto Verdini - ha bisogno di una Destra moderna e il Pdl ne ha bisogno. Noi apprenderemo molte cose da voi e voi da noi».
Il coordinatore di Forza Italia ha sottolineato che «quando parlavamo di un partito al 51% si rideva, oggi c’è invece qualche preoccupazione. È un percorso iniziato dalla sinistra, lo dobbiamo riconoscere, ma si è bloccato - ha aggiunto Verdini - ma questo non ci indebolisce nel processo disemplificazione della politica».
A invocare però «una dignità di destra», altrimenti si rischia di farsi battere dalla Lega, pur andando nel nuovo partito «senza nostalgia, né timori ma neanche facili entusiasmi» è il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Berlusconi - osserva - è un perno della storia, parla alla gente. Fini però rappresenta le regole, la politica, le istituzioni. Noi costruiremo - rimarca il sindaco di Roma - il nuovo partito con la militanza e la democrazia e questo compito noi lo affidiamo proprio a Fini». Il sindaco di Roma chiede che ci sia «un Parlamento senza nominati, regole e chiarezza». «Non ci deve essere nessuna nostalgia del passato, il futuro sarà più bello», conclude Alemanno. Poco prima, una lungo applauso aveva accolto quest’altra affermazione di Alemanno: «Non vogliamo un partito e un Parlamento di nominati. Non vogliamo un partito paternalista o conservatore».
Richieste e aspettative su cui dopo il discorso di Fini scende il sipario: il presidente dalla Camera ha detto quello per cui tutti sono qui: «Oggi finisce An, nasce il Pdl, continua il nostro amore per l’Italia». E cita uno slogan «della nostra gioventù»: «Se si ha paura, vuol dire che o non valgono nulla le idee in cui si crede o non vale nulla chi ha paura». Nel Pdl, aggiunge, «entri chi ci crede». Un moto di orgoglio, vecchio stampo. Poi commosso scende dal palco, e circondato dai «colonnelli» del partito, si asciuga gli occhi, riceve l’applauso della platea dei delegati che hanno ascoltato il suo commiato ad An. Tra una settimana comincerà il ricordo.
* l’Unità, 22 marzo 2009