Seicento esperti riscrivono l’intero sistema diagnostico dei disturbi della personalità. Con qualche novità e molte polemiche
Il narcisismo non è più malattia
Così la psichiatria “scagiona” chi ama troppo se stesso
Da Freud in poi lo studio dell’egoismo patologico è stato per anni al centro della psicanalisi
Tra le ragioni del "declassamento" la necessità di più evidenze ma anche interessi corporativi
di Massimo Ammaniti (la Repubblica, 10.12.2010)
Il narcisismo non è più un disturbo della personalità. Sono 600 psichiatri ad affermarlo, proprio nel momento in cui il fenomeno sembra sempre più diffuso. Nel maggio 2013, infatti, verrà pubblicato il "DSM 5", una sigla che sintetizza il sistema diagnostico più diffuso al mondo in campo psichiatrico. Fin dalla sua prima edizione, del 1952, ha impegnato le migliori menti della disciplina per stabilire quali disturbi psichici includere e quali escludere dalla complessa classificazione. Quest’ultima versione, frutto di un lavoro di anni, ha coinvolto 600 specialisti ed è costata 25 milioni di dollari.
Molti disturbi sono stati eliminati, altri sono stati riformulati secondo nuovi criteri: nel sito dell’American Psychiatric Association si possono leggere le proposte di revisione dei disturbi di personalità che, semplificando, sono stati ridotti da 10 a 5. E mentre è rimasto il disturbo borderline di personalità, è stato escluso il disturbo narcisistico di personalità. Una scelta che ha scatenato molte polemiche. Sull’American Journal of Psychiatry un gruppo di eminenti psichiatri americani e inglesi, fra cui Otto Kernberg, presidente della Società Psicoanalitica Internazionale, ha scritto che in questo modo non è più rappresentato adeguatamente lo spettro dei disturbi di personalità che si possono osservare.
D’altra parte il disturbo narcisistico di personalità ha ricevuto una minore attenzione nella ricerca clinica di questi anni: non è facile riconoscere "campioni" con caratteristiche generali anche perché non si dispone di metodi di indagine adeguati. A questo punto il clinico che tratta questi pazienti nel proprio studio non avrebbe un riferimento diagnostico a cui rifarsi. Ma resta importante chiedersi perché il disturbo narcisistico di personalità sia stato escluso nonostante il narcisismo patologico abbia rappresentato per molti decenni un tema centrale nel pensiero psicoanalitico fin dal saggio di Freud del 1914 Introduzione al narcisismo. Freud aveva messo in luce che il narcisismo, ossia l’investimento e l’amore per sé, permea la nostra vita quotidiana dall’amore dei genitori per il proprio figlio all’amore sentimentale fino alle preoccupazioni ipocondriache per la propria salute.
Nel corso degli anni il concetto di narcisismo ha assunto anche una dimensione sociale, riflettendo orientamenti e comportamenti quotidiani descritti dal sociologo americano Christopher Lasch nel suo famoso libro La cultura del narcisismo, del 1979. Lasch parlando della società americana di allora raccontava come si fossero affermati, con la caduta delle grandi ideologie, modelli di individualismo esasperato che spingevano verso le pratiche di autocoscienza o verso il culto del proprio corpo o verso la liberalizzazione sessuale, per sconfiggere le paure e le ossessioni della vecchiaia e della morte. Il libro di Lasch aveva anticipato tendenze che si sono via via affermate nel mondo occidentale, basti pensare alla pratica di Facebook attraverso cui ci si presenta agli occhi degli altri per confessarsi e ottenere conferme in un intreccio infinito che esalta la propria individualità.
Era questo il contesto in cui ha preso corpo il concetto di narcisismo patologico, caratterizzato da un senso grandioso di sé e dal costante bisogno di conferme da parte degli altri. Inevitabilmente la vita emotiva dei narcisisti è particolarmente povera e superficiale, con un bisogno di costanti rassicurazioni e una incapacità a provare empatia per gli altri, soprattutto per le loro sofferenze. Se il narcisismo è divenuto la coloritura fondamentale della vita quotidiana sfuma il confine fra normalità e patologia. È così diffuso nei comportamenti di tutti i giorni da divenire una costante della personalità umana, secondo l’affermazione dello psicoanalista americano Heinz Kohut. Il termine narcisista, poi, fa parte del lessico comune non solo negli scambi quotidiani con gli altri, ma anche per descrivere i comportamenti di molti governanti, presi solo dai propri interessi ed egoismi. Togliendo il disturbo narcisistico di personalità dalle classificazioni psichiatriche non si verrebbe inevitabilmente a sancire la normalità dei comportamenti dei politici e a giustificarli?
Non credo che queste considerazioni abbiano influenzato la task force che si è occupata dei disturbi di personalità. E allora in base a quali criteri è stata costruita la nuova classificazione? In primo luogo il panorama della ricerca psichiatrica è in rapida evoluzione, studi in campo genetico e neurobiologico stanno ridisegnando i confini dei disturbi psichici e allo stesso tempo occorrono evidenze forti per stabilire che un disturbo realmente esista. Rileggendo i casi clinici di Freud, ad esempio quelli di isteria, difficilmente si potrebbe fare oggi la stessa diagnosi di allora. E poi le scuole psichiatriche più prestigiose, soprattutto americane, vogliono ottenere un adeguato riconoscimento nella nuova classificazione del DSM. Dalla prima edizione si è verificato un profondo cambiamento del paradigma scientifico, da un modello psicoanalitico dominante negli anni ’50 a un approccio basato sulle evidenze, per cui una sindrome clinica, al pari delle malattie internistiche, può essere riconosciuta solo con indagini effettuate nella popolazione generale oppure in gruppi selezionati di pazienti che si rivolgono ai servizi psichiatrici.
Anche altre ragioni, meno scientifiche, pesano sulle decisioni di includere o escludere un disturbo, ad esempio il ruolo delle società di assicurazione americane che coprono le spese psichiatriche dei propri assistiti. Se si amplia troppo l’ambito dei disturbi psichici le assicurazioni dovrebbero affrontare costi crescenti. Infine vi è il ruolo ancora più importante delle industrie farmaceutiche. Qui l’interesse è esattamente il contrario, ossia allargare sempre di più l’ambito delle persone che fanno uso di psicofarmaci. Se la psichiatria dilata la definizione dei disturbi psichici la potenziale utenza può ampliarsi a dismisura, basti pensare che le prescrizioni di antidepressivi sono aumentate in Gran Bretagna del 171% nel decennio 1991-2001, dice il Department of Health.
È probabile che l’approccio farmacologico abbia influenzato anche la revisione nel DSM 5 dei disturbi di personalità. Nella nuova proposta rimane il disturbo borderline di personalità che viene curato con prolungati trattamenti farmacologici, mentre è stato escluso il disturbo narcisistico di personalità, per cui venivano consigliati trattamenti psicoterapici. Ma forse il mondo sta cambiando: il narcisismo non solo aiuta a vivere, può addirittura, se assume un carattere di grandiosità personale, predisporre verso una carriera politica.