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CONOSCI TE STESSO!!! Dopo millenni di riflessione, la nostra identità ("tautòtes" - greco) ancora nella culla o, meglio, nella bara ("taùto" - napoletano)

LA FILOSOFIA E IL NARCISISMO "DIALOGICO". AMORE DELL’ALTRO O AMORE DI SE’? E’ LO STESSO. Una "risposta" di Umberto Galimberti

lunedì 23 marzo 2009 di Federico La Sala


Amore dell’altro o amore di sé?
Scrive lo psicoanalista americano Stephen Mitchell: "Se io ti do il mio amore, che cosa ti sto dando di preciso? Chi è l’Io che sta facendo questa offerta? E chi, per inciso, sei tu?"
Risponde Umberto Galimberti *
Ancora non riesco a capire la differenza, se di differenza si tratta, tra il desiderio dell’altro e la cura di se stessi nel sentimento amore. Mi spiego meglio. Nella coppia è desiderabile (...)

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> LA FILOSOFIA E IL NARCISISMO "DIALOGICO". ---- L’epidemia dei giovani narcisisti. Jean Twenge, psicologa della San Diego State University, lancia l’allarme: colpito un ragazzo su tre. Edoardo Giusti,direttore dell’Aspic: “Alla fine si corre il rischio di rimanere da soli” (di Rita Sala)

lunedì 4 aprile 2011


-  L’epidemia dei giovani narcisisti

-  Una psicologa lancia l’allarme: colpito un ragazzo su tre.
-  La colpa? Culto dell’immagine e Internet

-  La ricerca. Negli Usa analizzati i profili psicologici di16mila studenti: dilagano arroganza, egocentrismo, materialismo
-  Il motivo. «In un mondo così competitivo che esalta gloria, fortuna e ricchezza la forte autostima aiuta a stare a galla»

di Rita Sala (La Stampa, 04.04.2011)

Il narciso della specie umana sboccia tutto l’anno, ed è un peccato che non abbia una fioritura breve e intensa, come il suo omonimo vegetale. Invece è destagionalizzato, tipo i pomodorini in serra, e cresce ovunque, specialmente nel mondo giovanile, suscitando una pericolosa ammirazione. Proprio quello che vuole.

L’allarme narcisismo questa volta arriva da Jean Twenge, psicologa della San Diego State University, che ha condotto una ricerca su sedicimila studenti e li ha trovati malatissimi. I sintomi: arroganza, egocentrismo, scarsa empatia, materialismo spinto. Ed ecco i dati: negli ultimi trent’anni i narcisisti sono diventati un esercito, il 30 per cento, mentre nel 1982 erano soltanto il 15. Un altro studio su 35mila persone di varie età ha dimostrato che oggi i giovani sono molto più narcisisti degli anziani (il 10 per cento contro il 3) mentre prima era il contrario. Era l’esperienza ad alimentare questo disordine della personalità, mentre adesso narcisisti (quasi) si nasce. E lo si diventa facilmente, alla luce dei riflettori. Jean Twenge punta il dito contro genitori troppo permissivi, cultura delle celebrità e Internet. Un cocktail micidiale. Gli studenti intervistati hanno ammesso sereni che il narcisismo è una necessità: guai a esserne sprovvisti in una società così competitiva. Autostima, fiducia in se stessi, «io sono il migliore», «ho sempre ragione» e via di seguito, aiutano. Ma il narcisismo, spiega Twenge, non c’entra con la competizione: «Questi ragazzi che sognano fortuna e gloria, ricchezza, perfezione fisica ossessiva sono talmente convinti di essere dei fuoriclasse che nemmeno studiano». E fuori dalla classe ci finiscono sul serio.

È un discorso già sentito, anche se non ancora sostenuto da una tale massa di dati comparativi e adesso che ci sono, è ovvio: siamo circondati. Il protagonismo, il presenzialismo, lo sgomitamento per apparire, la capacità di manipolare gli altri sono considerati meriti un po’ in tutti i campi. Il modello è quello dei reality. Basta esprimere una personalità, avere un’abilità qualsiasi: raccontare barzellette, sedurre, far piangere. Involontariamente il tronista di «Uomini e Donne» è diventato il simbolo del narciso corteggiato (deliziosa la parodia di Claudio Bisio a «Zelig», dove Claudiano mastica gomma mentre Tatiana e Valeriana si accapigliano per lui), come Vittorio Sgarbi può essere considerato l’esempio perfetto dell’istrione, con un suo adorante pubblico.

Le società, è vero, hanno sempre avuto i loro narcisi, artisti, attori, ballerine e anche qualche nano, il problema è che adesso stanno diventando troppi, o troppo ingombranti, come segnala la presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio, Marialori Zaccaria. Ingombranti al punto da provocare un’ondata di manualistica specializzata. «Come difendersi da un narcisista» (il più venduto), «Guerra al narcisismo», «Ho sposato un narciso: manuale di sopravvivenza per donne innamorate» (graziosa cover con un cerotto sul cuore). Ma è una contraerea piuttosto debole.

Come ricorda Zaccaria, nel 2013, quando sarà pubblicato il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm V, a cura dell’American Psychiatric Association), «bibbia» della psichiatria internazionale, il narcisismo patologico non ci sarà. Cancellato. Perché non c’è una pillola che lo guarisca, non c’è business per le aziende farmaceutiche, e allora tanto vale non prenderlo in considerazione. Si profilano tempi duri, tra Grandi Fratelli e Lady Burlesque, tra personalità onnipotenti e successo dell’eccesso. E nessuno pensa di chiedere per i gli anti-narcisisti una «no fly zone» in attesa di tempi migliori.


Intervista

Lo studioso: “Alla fine si corre il rischio di rimanere da soli”

di R. SAL. (La Stampa, 04.04.2011(

Edoardo Giusti, direttore dell’Aspic (Associazione per lo sviluppo psicologico dell’individuo e della comunità), che ha 37 sedi in Italia, si è occupato a lungo di narcisismo. Il libro che gli ha dedicato, ripubblicato da poco da Soverato, ci spiega con chi abbiamo a che fare.

Professore, come si riconosce un narcisista?

«Ce ne sono di due tipi: uno esibizionistico, consapevole o inconsapevole (perciò più facile da riconoscere perché coltiva la propria onnipotenza, e desidera l’invidia degli altri), e uno nascosto, ipervigile, difficile da individuare. Tutti e due cercano soltanto una cosa: l’ammirazione».

Ci sono specie diverse di narcisismo?

«C’è l’istrione che gesticola, litiga e si crea un pubblico. C’è l’isterico che piange, cerca di ottenere compassione, simpatia. Questi due modelli sono molto televisivi, ne abbiamo tanti sotto gli occhi: il seduttore con l’harem, i vincitori di un concorso, i partecipanti ai reality. Ma è il web che esalta l’onnipotenza con il mito dell’interconnessione e l’infinità dei contatti». Come si diventa narcisisti?

«A livello emozionale si comincia con un abbandono reale o con la paura di subirne uno. I comportamenti, poi, possono essere diversi. Prendere droghe (cocaina, che è un euforizzante), l’inseguimento del potere, il denaro, il sesso, la bellezza».

Ci si può curare?

«Esclusivamente con la relazione terapeutica, non certo con i farmaci. Ma sono casi rari perché il narcisista non ha un’introspezione marcata, vive il qui e l’ora, usa gli altri e li fa soffrire, mentre lui non soffre. Può sentire la necessità di una cura soltanto di fronte a un abbandono che gli provoca depressione. Penso a Fabrizio Corona e Belen Rodriguez. Se lei lo lasciasse per sempre, sarebbe una ferita al suo narcisismo. Allora forse...».

Insomma, siamo al trionfo del narcisismo?

«Non è detto: un istrione è divertente in un salotto. Lo esibisci in pubblico, lo eviti nel privato. Il destino del narcisista è la solitudine».


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