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ITALIA. LA CLASSE DIRIGENTE (INCLUSI I GRANDI INTELLETTUALI) CEDE (1994) IL "NOME" DEL PAESE AL PARTITO, ALL’ AZIENDA DI UN PRIVATO ... E COSI’ , OGGI (2009), NASCE LA "FATTORIA" DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’" ...

NOTTE CULTURALE E CRISI COSTITUZIONALE. BIAGIO DE GIOVANNI, CITTADINO DI SINISTRA E FILOSOFO PERSO NELLA FORESTA, CERCA DI RICORDARE DOVE ABITAVA E COSA SIGNIFICAVA "ITALIA"!!! Una sua riflessione

giovedì 26 marzo 2009 di Federico La Sala
[...] Il viandante ... il cittadino italiano di sinistra (...) ha perduto il senso delle cose, vede oggetti che non sa nominare, si esprime per gesti o parole in disuso, incomprensibili agli altri, nomi senza corrispondenza nella realtà, e nomina le cose, e quelle, non sapendo più di chiamarsi così, non rispondono, e rimangono "cose", immobili, indifferenti. Se potessero, ma sono cose, si girerebbero dall’altra parte.
Poi, se all’improvviso avviene quel miracolo, e qualcosa o qualcuno (...)

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> NOTTE CULTURALE E CRISI COSTITUZIONALE. --- Berlusconi attacca le Camere. Fini: sbagli, sei qualunquista.... Pdl: Un partito unico per un unico padrone.

venerdì 27 marzo 2009


-  Berlusconi attacca le Camere
-  Fini: sbagli, sei qualunquista

-  Ennesimo affondo di Berlusconi contro il Parlamento. Scontro con Fini alla vigilia del
-  congresso del Pdl, ricucito formalmente in un incontro. Il premier smentisce
-  ma resta l’idea di far votare solo i capigruppo.

-  di Natalia Lombardo(l’Unità, 27.03.2009)

Frainteso. Sarebbe stato «frainteso» ancora un volta, Silvio Berlusconi, dopo aver scatenato l’ira di Gianfranco Fini che, in aula, dichiara: «Il presidente del Consiglio ha sbagliato». Non voleva dire che i parlamentari sono figuranti, ma solo che «serve una riforma perché i deputati sono solo lì per fare numero e votare con due dita emendamenti che non conoscono». Parole dette dal premier nell’entusiasmo di un brindisi tra la «monnezza» per l’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, ma che suonano come il fischio di una bomba, alla vigilia della fusione tra Forza Italia e An.

Una gaffe che preoccupa anche i suoi, per la polemica pre-congressuale della quale «non si sentiva il bisogno» confessa Ignazio La Russa. Una mossa studiata, invece, «per far capire a Fini che il padre della patria siede al Quirinale», spiega un fedelissimo di Berlusconi. Tanto per ribadire a Fini che critica il pensiero unico che non si monti la testa. E per avanzare di nuovo l’idea che votino solo i capigruppo. Ma nell’incontro già fissato con il presidente della Camera a Montecitorio alle cinque del pomeriggio si è ripetuto il copione della «ricucitura».

Ad Acerra, sotto il palco con maxischermo (proiettando «Annozero») che pare la prova generale di quello da concertone del congresso Pdl, Berlusconi (che persevera. «sono «più pallido di Obama») con un bicchiere in mano ha detto che «ci sono troppe procedure», bisogna «ammodernare lo Stato» e pure il Parlamento (aveva appena ricevuto i complimenti di Napolitano per l’inceneritore). Poi l’attacco: «Adesso sei lì con due dita ad approvare tutto il giorno emendamenti di cui non sai nulla». Martedì ha votato (cosa rara) il federalismo con il sistema delle impronte voluto da Fini. Il premier spiega il suo «paradosso del capogruppo che vota per tutti, era per dire che gli altri sono lì non per partecipare ma per fare numero».

La reazione di Fini in aula

La notizia vola a Roma, nell’aula della Camera. Il capogruppo Pd Antonello Soro chiede l’intervento del presidente e denuncia le «pulsioni autoritarie» del premier. Fini presiede e risponde: «È sbagliato irridere le regole della democrazia parlamentare, lo dirò con chiarezza al Presidente del Consiglio»; perché il Parlamento è un’istituzione essenziale, le regole devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo. Si possono certo cambiarema non irridere». E ancora, «non è vero che i deputati sono qui a fare numero» o a votare con due dita «emendamenti» ignoti. Il solo dirlo «alimenta qualunquismo», ha concluso applaudito da tutti i parlamentari offesi, anche quelli del Pdl.

Prima dell’incontro con Fini, la smentita: «Cado dalle nuvole», fa lo gnorri il premier, ho solo detto che «gli emendamenti dovrebbero essere discussi e approvati in Commissione, mentre nell’Aula si dovrebbero effettuare la discussione e il voto finale su ogni legge, come accade in altri Paesi». Insomma, i deputati si diano da fare in commissione, poi zitti vota il capogruppo.

L’incontro «cordiale»

Così alle cinque e un quarto Berlusconi nello studio del presidente al piano nobile di Montecitorio si trova davanti un Fini più gelido del solito e prova ad ammorbidire con le battute, dicono. Poi si profonde in «mi dispiace, c’è stato un misandestanding, io non volevo offendere il Parlamento». La questione è stata «risolta nei primi cinque minuti», racconta il ministro La Russa, presente insieme a Gianni Letta, «Berlusconi ha descritto come fosse preso dalla “bellezza” dell’impianto di Acerra e non voleva criticare l’istituzione parlamentare». Ancora una volta «clima cordiale», dicono per gettare acqua sul fuoco, e cortesie promesse: oggi Gianfranco ascolterà Silvio alla Fiera di Roma, domani viceversa. Berlusconi si concederà, perché non seguirà tutto il congresso. I due hanno parlato poi degli organi di partito (An è già prosciugata dal 25% di spese per il congresso da sette milioni).

L’opposizione non la fa passare liscia: dal Cile Franceschini commenta: «Qui i capi del governo si occupano della crisi e non passano le giornate a offendere i disoccupati e i parlamentari». Dal Senato Anna Finocchiaro denuncia un incontenibile fastidio per le regole della democrazia da parte del premier».


-  Un partito unico per un unico padrone
-  Pdl, dal predellino alla Fiera di Roma

di Federica Fantozzi (l’Unità, 27.03.2009)

Al via oggi pomeriggio il congresso costituente del Popolo della Libertà Immagini psichedeliche per catturare i giovanissimi. Ma i giornalisti in un’altra sala Superpalco sospeso di 600 metri, coreografie rutilanti, cori e pennacchi. Ma gli interventi «liberi» di ragazzi e delegati comuni andranno in scena la sera tardi. L’ordine dei lavori indicherà chi sale e chi scende.

Il palco è un candido ponte sospeso, 600 metri quadrati di ideale trait d’union «tra il passato e il nuovo». I 500 metri di fondali luminosi sono il maxischermo su cui scorreranno immagini psichedeliche stile Mtv, due schermi laterali e due quinte esterne in nuances azzurre. Banda musicale con pennacchio e coro. Nuovo inno e nuova «fatina»: al posto di Stefania Prestigiacomo, presenterà la giovane e bionda deputata Annagrazia Calabria che si dice già «emozionatissima».

Le 7200 sedie del Padiglione 8 accoglieranno delegati e ospiti, ma solo ministri e big del partito avranno accesso alla privatissima «zona rossa». Andrà peggio ai giornalisti: confinati nella sala stampa al Padiglione 6, incollati agli schermi (piccoli) lontani dal travaglio che darà vita al nascituro PdL. E peggio ancora ai peones, giovani e delegati comuni, i cui interventi massimo 5 minuti sono previsti dopo cena «a oltranza» fino a mezzanotte.

Nuova Fiera di Roma, ingresso Nord, sotto il cubo con il disco celeste visibile dall’autostrada. «Hostess? Andate pure». In effetti ne passano a grappoli, in 250 accudiranno il Popolo della Libertà. Ieri pomeriggio, ora del sopralluogo di La Russa e Verdini in attesa della benedizione finale di Berlusconi, la Fiera era ancora un cantiere. Operai, attrezzisti, security con la missione di “bonificare” l’area (cacciato persino un gruppo di ricercatori che studia i partiti), carrelli, gru. Discussioni sugli stand: qui Magna Carta, un po’ più in là l’editore Bietti. Pacchi incellophanati di libri: dalla «Svolta del Predellino» alle opere di Quagliariello. Il clou, croce e delizia, crocevia di ansie e aspettative, è «l’ora della sorpresa». Dalle 17 alle 18 di oggi: tra l’apertura delle assise e il discorso di Berlusconi. Sarà il momento della coreografia: «Un grande colpo d’occhio» gongola La Russa. «Decoro in movimento - la chiama l’architetto globe-trotter Mario Catalano - Ha deciso Berlusconi come sempre, su un ventaglio di dieci proposte». Sugli schermi scorrono meduse digitali, sorride una fanciulla con cappello di paglia e papaveri rossi: «Solo prove». Qualche anticipazione? «Per carità, sono un soldato» inorridisce Catalano. Si ventilano adesioni vip, un caleidoscopio di immagini del quindicennio forzista alle spalle, montaggio emotivo e lacrimucce in sala.

Al lavoro c’è un team decennale. Dopo i triumviri (Bondi, Verdini e La Russa), la triade: Catalano, giacca sahariana e occhiali da sole, già «compagno di scorribande palermitane» con il maestro craxiano Panseca; il curatore dell’immagine Roberto Gasparotti, cravatta azzurra, «Ecco, lì, anzi no, qui»; il direttore della fotografia Gianni Mastropietro. Berlusconi parlerà da un palchetto più vicino al pubblico: da solo venerdì, con l’ufficio di presidenza alle spalle da presidente eletto. Ancora da limare il resto degli interventi, su cui è rimbalzato il gelo con Fini. Le donne sognano Mara Carfagna coordinatrice. I dettagli chiariscono le gerarchie interne: venerdì sera sindaci e assessori, sabato di giorno Fini, Schifani, ministri e capigruppo. Tremonti subito prima di cena (fornita, al solito, dal catering Ottaviani: pasta tricolore, cotolettine, mozzarelle, caponata di verdure, involtini di pesce spada). Sabato notte «interventi liberi». Domenica mattina saluto dei «piccoli»: il Repubblicano Nucara non aderisce, chissà se lo faranno parlare. Ultimi sussurri: quanto si fermerà Berlusconi? E quali interventi ascolterà? Al via il nuovo borsino di chi sale e chi scende.


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