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Mondiali di Calcio del 2010 - sotto il comando della Cina ....

SUDAFRICA: IL GOVERNO DELLA VERGOGNA. Ha negato al Dalai Lama il visto d’ingresso nel Paese.

Gli ex presidenti Nelson Mandela e Friederick Willy de Klerk e l’arcivescovo Desmund Tutu si scagliano contro la decisione del governo.
lunedì 23 marzo 2009 di Federico La Sala
[...] Desmond Tutu ha scritto al presidente Kgalema Motlanthe per chiedere spiegazioni, minacciando di boicottare la conferenza se non verrà rivista tale decisione. "Se viene rifiutato il visto a sua santità - ha scritto Tutu sul Sunday Tribune - non prenderò parte alla prossima conferenza di pace legata ai mondiali di calcio. Condannerò il comportamento del governo come vergognoso, in linea con il nostro pessimo comportamento al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, come un totale (...)

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> SUDAFRICA: IL GOVERNO DELLA VERGOGNA. Ha negato al Dalai Lama il visto d’ingresso nel Paese. --- L’ira del vescovo Tutu: «Mi ritrovo in un Paese peggiore che ai tempi dell’apartheid» (Ottobre 2011).

mercoledì 5 ottobre 2011

Sudafrica vietato per il Dalai Lama

L’ira del vescovo Tutu

di Alessandra Muglia (Corriere della Sera, 05 ottobre 2011)

Un compleanno amaro per Desmond Tutu: «Mi ritrovo in un Paese peggiore che ai tempi dell’apartheid». Un bilancio doloroso per il primo arcivescovo nero del Sudafrica che proprio per la sua lotta contro la discriminazione razziale è stato insignito del Nobel per la pace nel 1984. Tutu ha sfogato ieri tutta la sua delusione e la sua rabbia per la deriva del «Paese arcobaleno», per mano dello stesso Anc, il partito fondato da Nelson Mandela che si era battuto per farlo nascere. L’arcivescovo (in pensione) ha parlato in una conferenza stampa a Città del Capo, convocata in fretta e furia dopo aver saputo del «regalo» confezionato dalle autorità per i suoi 80 anni: il mancato rilascio del visto d’ingresso all’invitato principe ai suoi festeggiamenti, il Dalai Lama, «mio amico e fratello spirituale», come lo ha definito più volte. Poche ore prima, era stato il leader spirituale tibetano, atteso nel Paese da giovedì su invito dal Centro per la pace Desmond Tutu, ad annunciare l’annullamento del viaggio, dopo cinque settimane di vana attesa: «Poiché il governo sudafricano sembra trovare sconveniente consegnare il visto a Sua Santità, il Dalai Lama ha deciso di annullare la sua visita» recita il comunicato sul suo sito.

Pretoria tenta di chiamarsi fuori: «È stato lui ad annullare il viaggio, è una sua decisione e noi ne abbiamo preso nota, del resto ha presentato l’originale del passaporto soltanto il 20 settembre», ha farfugliato un portavoce del ministero degli Esteri sudafricano. Pretoria ha negato di aver ricevuto pressioni da Pechino, impegnata a dissuadere gli Stati dall’ospitare il leader «separatista».

Ma è evidente che il Sudafrica ha chiuso la porta al Dalai Lama per non urtare la suscettibilità della Cina, suo maggior partner commerciale. Come del resto aveva già fatto due anni fa, quando l’allora neopresidente Jacob Zuma gli aveva rifiutato apertamente il visto. Da allora la Cina ha «ricompensato» il governo sudafricano con generosi investimenti, che hanno consentito al Paese di entrare - quest’anno - a far parte del club dei Paesi emergenti, i Brics.

«Che lo ammettano o no, il governo è determinato a non fare nulla che possa far arrabbiare la Cina» ha tuonato Tutu. «Signor Zuma, lei e il suo governo rappresentate i vostri interessi» ha gridato. «Vi avverto - ha poi ammonito sempre rivolgendosi al leader dell’Anc, il partito al potere ininterrottamente dal 1994 - come avevo avvertito i nazionalisti (al potere durante l’apartheid, ndr): un giorno pregheremo per la caduta di un governo che non ci rappresenta più», ha inveito l’arcivescovo, aggiungendo che l’Anc non deve credersi al sicuro solo perché ha una larghissima maggioranza nel Paese. Anche «Mubarak ce l’aveva. E pure Gheddafi. State in guardia» ha minacciato Tutu.

Che l’aria potrebbe cambiare lo testimoniava la folla riunitasi ieri davanti al Parlamento di Pretoria per denunciare uno Stato che avrebbe abdicato alla sua sovranità. Atto dimostrativo che non basterà a far partecipare il leader tibetano alle celebrazioni, al fianco di altre personalità come l’ex presidente americano Jimmy Carter e l’ex segretario Onu Kofi Annan. Almeno non di persona: perché, come confermano al Corriere dall’entourage di Tutu, la sorpresa nella sorpresa potrebbe essere un Dalai Lama in videoconferenza che dialoga in pubblico con l’arcivescovo. I due anziani Nobel lontani ma vicini.


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