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IL "GRANDE RACCONTO" EDIPICO DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA E’ FINITO. BASTA CON LA TRAGEDIA!!! GESU’, GIUSEPPE E MARIA SORRIDONO DALL’ALTO DEI CIELI E SOLLECITANO A INCAMMINARSI PER "LA DIRITTA VIA"...

IL VATICANO E LA CEI, PERSA L’EGEMONIA, HANNO PERSO ANCHE LA BUSSOLA E SI PREPARANO A MOBILITARE TUTTI I DIAVOLI CONTRO L’ITALIA!!! Una nota di Stefano Rodotà

martedì 24 marzo 2009 di Federico La Sala
[...] la dimensione costituzionale non appartiene a questo governo e questa maggioranza, che vogliono cogliere ogni occasione per cercar di liberarsene. Proprio per questo si cerca di costruire una Costituzione abusiva, dove la possibilità di imporre per legge trattamenti obbligatori è svincolata dall’unica sua premessa costituzionalmente corretta, il rischio per la salute pubblica, come hanno sempre messo in evidenza gli studiosi (venerata ombra di Costantino Mortati, grande costituente (...)

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> IL VATICANO E LA CEI, PERSA L’EGEMONIA, HANNO PERSO ANCHE LA BUSSOLA --- Dove porta la sincerità del Papa... Qualcuno dirà: ma a te che sei un ebreo non credente dichiarato, che importa dello stato di salute della Chiesa? Mi importa, invece, per la ragione che ho detto sopra: che stiamo tutti nella stessa barca, che il Diluvio continua a imperversare, e che per salvarci dobbiamo dialogare molto: ognuno per conto proprio e poi tutti insieme (di ARRIGO LEVI).

martedì 24 marzo 2009

Dove porta la sincerità del Papa

di ARRIGO LEVI (La Stampa, 24/3/2009)

E’ un momento in cui sul capo di papa Benedetto piovono soprattutto critiche. Ma almeno una dote assai rara, quella della sincerità, non gli si può negare. Lo sapevamo ancor prima che salisse al soglio di Pietro, da quel giorno del 2005 in cui Giovanni Paolo II, che aveva gran fiducia in lui, e ciò non va dimenticato, gli affidò il testo per la Via Crucis del Venerdì Santo, testo che, stanco e malato com’era, il vecchio Papa non si sentiva di scrivere.

Ascoltammo non senza qualche sorpresa un’autocritica feroce della Chiesa d’oggi, che integrava con accenti nuovi i tanto meritori mea culpa di Wojtyla per le colpe passate della Chiesa. Ricordate? «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa \ Quanta superbia, quanta autosufficienza», e così di seguito, con la moltitudine dei fedeli che ascoltava un po’ stupita l’aspra condanna per «il tradimento dei discepoli».

Ora è venuto il riconoscimento che «anche nell’ambito ecclesiale è emersa qualche stonatura», tanto che perfino il Papa «può pure lui essere trattato con odio, senza timore e rispetto». Il Papa ha spinto la sincerità al punto di ammettere che nella gestione del «caso Williamson» la Santa Sede aveva sbagliato, nel non cercare almeno su Internet (lo faccio perfino io!) notizie che evitassero che «anche i cattolici abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco». Mentre erano da ringraziare «gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere prontamente di mezzo il malinteso».

Con alcune dottrine di papa Ratzinger un laico come me non può non dissentire; cominciando col dire che anche le verità della Chiesa, come le mie, sono il frutto di un sano relativismo, perché senza una buona dose di relativismo gli eretici continuerebbero ad essere bruciati e i nemici politici ghigliottinati o mandati nei lager. Mentre mi sta bene che nel suo discorso, che è quasi una pubblica confessione, abbia riaffermato che la sua prima priorità rimane quella di «condurre gli uomini verso Dio».

Se il Papa, la Chiesa e lo Stato vaticano si propongono come scopo primo di diffondere la Parola, annunciando Dio come Amore, non possiamo che compiacerci di averli per compagni di viaggio, noi laici, che non crediamo in Dio ma abbiamo fatto nostre molte delle parole che gli sono state attribuite. Finora siamo tutti sopravvissuti, a bordo della stessa barca, al Diluvio universale, e occorre la buona volontà di tutti per condurla a un sicuro approdo, perché il Diluvio continua. La colomba della pace non si è ancora posata sulla cima del monte Ararat. Per questo dobbiamo parlarci.

Ma pensiamo che al dialogo fra diversi, fra noi e loro, si debba però affiancare un franco dialogo intrareligioso; come auspicava, commemorando quel grande cattolico liberale che fu Pietro Scoppola, un vero credente come Luigi Pedrazzi. Ora che sappiamo che il confronto d’idee diverse all’interno della Chiesa cattolica, e anche nel mondo musulmano o ebraico, è forte e aspro, ci chiediamo se non sarebbe opportuno un momento di confronto aperto e approfondito fra le opinioni contrastanti che si sono manifestate all’interno della Chiesa. I temi del confronto sono evidenti: a cominciare dalle giuste regole di comportamento nell’assistenza ai malati incurabili, o dall’opportunità o meno dell’aborto (vedi il caso della bambina brasiliana stuprata e resa incinta), o dall’uso del preservativo, che il Papa ha condannato (proprio in Africa dove sarebbe più utile), o dall’uso a fini scientifici delle cellule staminali. Il prestigio della Chiesa si accrescerebbe in virtù di qualche altro passo - ne ha già fatti tanti - sulla via dell’«aggiornamento». Sarebbe più costruttivo il rapporto col grande mondo laico, e la Chiesa attrarrebbe forse più fedeli.

Qualcuno dirà: ma a te che sei un ebreo non credente dichiarato, che importa dello stato di salute della Chiesa? Mi importa, invece, per la ragione che ho detto sopra: che stiamo tutti nella stessa barca, che il Diluvio continua a imperversare, e che per salvarci dobbiamo dialogare molto: ognuno per conto proprio e poi tutti insieme.


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