Storia della scienza. Ricostruita per la prima volta la fortuna editoriale delle opere di colui che è considerato il padre della cultura filosofico-scientifica della prima età moderna I best seller di Telesio
di Franco Giudice (Il Sole-24, Domenica, 19.08.2018) *
Nei Sonnambuli, il suo best-seller sulla storia dell’astronomia dall’antichità a Newton, Arthur Koestler sosteneva che il De revolutionibus (1543) di Copernico «fu e rimane un magnifico fallimento editoriale». Insomma, per citare la sua frase a effetto, «un libro che non ha letto nessuno», essendo talmente tecnico e noioso da aver sempre scoraggiato i suoi potenziali lettori, compreso un copernicano convinto come Galileo.
L’opera di Koestler, pubblicata nel 1959 e tradotta in italiano da Jaka Book nel 1982, suscitò fin da subito accese discussioni, anche se ha avuto e continua ad avere parecchi estimatori. All’epoca, tuttavia, era impossibile stabilire la verità o la falsità della sua perentoria affermazione sul libro di Copernico, poiché nessuno si era mai preoccupato di studiarne l’effettiva diffusione.
Agli inizi degli anni Settanta però Owen Gingerich, astronomo e storico della scienza all’università di Harvard, raccolse la sfida e dopo più di trent’anni di appassionate indagini e di peregrinazioni nelle biblioteche e nelle collezioni private di mezzo mondo è riuscito a sfatare la tesi di Koestler, documentando con rigore l’estesa rete di lettori che si erano cimentati con il De revolutionibus e che andavano ben oltre la stretta cerchia degli astronomi di professione. I risultati delle lunghe e pazienti ricerche di Gingerich sono confluiti nel suo An Annotated Census of Copernicus’ De revolutionibus (Brill, 2002), dove si trovano esaminati in ogni minimo dettaglio circa seicento esemplari del libro di Copernico, sia della prima sia della seconda edizione (1566).
Il censimento di Gingerich è unanimemente considerato un esempio magistrale di bibliografia descrittiva e di storia degli esemplari. Un giudizio che possiamo ora tranquillamente estendere allo straordinario lavoro di scavo che Giliola Barbero e Adriana Paolini hanno dedicato alle vicende editoriali delle opere di Bernardino Telesio (1509-1588) pubblicate nel XVI secolo, quelle cioè con cui è stata tramandata la filosofia di uno dei più significativi esponenti del naturalismo rinascimentale. Un’impresa tutt’altro che semplice, ma che ha dato i suoi frutti, visto che in soli quattro anni di intense ricerche le due studiose hanno individuato ben 718 esemplari, di cui 543 «oggetto di analisi autoptica».
Di questi esemplari viene indicata non solo l’attuale collocazione nelle molteplici biblioteche del mondo, ma anche la redazione di ognuno di essi, le varianti editoriali, le lacune, le diverse emissioni di una medesima edizione e la legatura. Tutti elementi che evidenziano sia come si sono conservate le varie edizioni, sia i meccanismi di riproduzione a stampa dei singoli testi.
Per quanto indispensabile, questa ricognizione tuttavia non è stata che il punto di partenza, una fotografia per così dire di ciò che è materialmente sopravvissuto. Il vero pregio del lavoro di Barbero e Paolini sta infatti altrove: nell’essere riuscite a ricostruire per la prima volta la fortuna editoriale delle opere di Telesio, a raccontarne cioè la circolazione e il tipo di impatto.
Così, attraverso un minuzioso setaccio, hanno ripercorso la storia di ogni singolo testo, rivelandone i segni di possesso, la presenza di note marginali e di censura, di commenti, di rilievi critici e anche di piccole tracce di lettura. Informazioni preziose, che sono servite alle due studiose per inseguire il destino dei libri di Telesio dopo l’uscita dalla tipografia, per identificarne in moltissimi casi i nomi dei lettori e dei possessori, illustri e meno illustri, e per disegnare una mappa della loro diffusione, che meritava forse una rappresentazione grafica in grado di farne apprezzare anche visivamente la prospettiva spaziale.
Per avere un’idea dei notevoli risultati ottenuti da Barbero e Paolini, è sufficiente prendere in considerazione il De rerum natura iuxta propria principia, l’opera più importante per la conoscenza del pensiero di Telesio, dove l’autore proponeva una nuova immagine della natura in aperta polemica con la fisica di Aristotele.
Si viene così a sapere che l’editio princeps, pubblicata a Roma nel 1565 sotto l’attenta supervisione di Telesio, ebbe una circolazione piuttosto limitata, tanto da risultare «assente dalla maggior parte delle grandi biblioteche Sei e Settecentesche europee». E che fu con le due edizioni napoletane del 1570 e del 1586 che «il pensiero di Telesio quasi dilagò in Europa», soprattutto con quest’ultima, che può essere considerata «la vera princeps della fortuna filosofica telesiana». A decretarne il successo, anche sul piano commerciale, contribuì senz’altro la scelta lungimirante del suo stampatore Orazio Salviani, che nella primavera del 1587 - come hanno scoperto Barbero e Paolini - riuscì a presentarla e a venderla alla Fiera di Francoforte, il più grande mercato librario dell’epoca.
A partire dal 1586 dunque il De rerum natura di Telesio si diffuse a macchia d’olio, non solo in Italia, ma in tutta Europa: dalla Francia all’Inghilterra, dalla Germania all’Ungheria. E un ruolo decisivo lo svolse Gian Vincenzo Pinelli da Padova, dalla capitale cioè dell’aristotelismo. Mecenate e raffinato umanista, egli possedeva la più imponente e rinomata biblioteca dell’epoca, che era anche diventata un vivace luogo di incontro per studiosi italiani e stranieri. Ammiratore di Telesio, Pinelli aveva fatto apprezzare il De rerum natura ai numerosi visitatori che frequentavano la sua casa, come il celebre matematico inglese Henry Savile, che a sua volta lo aveva segnalato a Francis Bacon. Proprio quel Francis Bacon che avrebbe definito Telesio «il primo dei moderni».
Il libro è molto di più di un mero censimento delle edizioni antiche delle opere di Telesio: è un documentato e rigoroso affresco del loro impatto sulla cultura filosofico-scientifica della prima età moderna, che ci fa capire quanto ricchi e a volte inaspettati siano i modi in cui i lettori si appropriano dei testi.
* Le edizioni antichedi Bernardino Telesio: censimento e storia Giliola Barbero e Adriana Paolini, Les Belles Lettres, Parigi, pagg. 736, € 65