la recensione
Il «folle» Campanella e la ricerca della libertà che avvicina a Dio
DI PIETRO PRESTERÀ (Avvenire, 11.06.2010)
È un saggio della giovane filosofa Ylenia Fiorenza, che ripercorre l’esistenza dell’io più intimo, il tratto più umano del frate domenicano di Stilo, Tommaso Campanella (1568-1639), che visse ventisette lunghi anni in carcere, sottoposto, infatti, a quattro processi, in quanto condannato di eresia e di aver fomentato una congiura contro il governo Spagnolo. Il ricordo e il valore di questo filosofo poeta, dopo 370 anni dalla morte, è vivo e ancora fa discutere e riflettere.
Uomo «folle e saggio», e più dettagliatamente «un Folle saggio un Saggio folle», come l’autrice del Volume ha voluto definire Campanella. La sua abilità nell’evasione, nel fuggire alla morte simulando la pazzia, per amore della vita e di portare a compimento quella che Campanella sentiva e assumeva come missione moralizzatrice e rinnovatrice, ovvero la capacità impeccabile, la passione audace di servirsi di uno strumento come la sublimazione, la poesia al fine di portare nel cuore dell’uomo e quindi alla comprensione più profonda ed incisiva, il mondo delle idee, sì, la sua metafisica, la sua filosofia della natura. Sono questi i tratti inconfondibili di Campanella.
Tratti colti e descritti a pieno dall’autrice di questo Libro dedicato a Campanella, quando dice: «È la forza immane del sapere dinanzi alla soglia dell’impeto battente, delle parole crude perché vere, vissute sulla linea di confine e di congiungimento, dove l’utopia e la forza morale combattono quella inevitabile lotta che ha come posta in gioco la libertà interiore».
Questa di Campanella, come afferma l’autrice Ylenia Fiorenza «è la storia di chi ha lottato per le proprie idee oltre la stessa speranza». Amare realmente la vita, con tutti i suoi dolori ed imprevisti richiede, come insegna Campanella, che si abbandoni con fede la propria disperazione nelle braccia di Dio. Ecco perché l’importanza non solo teorica, ma anche prettamente ’umana’ di questo volume, consente oggi di riprendere e approfondire sotto il profilo storico, culturale, filosofico ed etico anche questa problematica, del perché del dolore: identificare alla fine la legge della natura con Dio stesso, perché esprime la sua volontà ed i suoi ordinamenti in essa. Ascoltare la legge vuol dire, secondo Campanella, ascoltare Dio stesso. «L’esperienza di Campanella ci insegna che, quando si ha un concetto alto di Dio, di conseguenza si ha un concetto alto dell’uomo». «La follia non è altro che una logica intima e segreta - dice Fiorenza - volta a scoprire il volto ontologico della sapienza perché incarna e difende la dignità e la libertà di pensiero, la somiglianza con Dio... L’ignoranza allontana ciò che è vicino, mentre il sapere avvicina ciò che è lontano».
* Ylenia Fiorenza
QUEL FOLLE D’UN SAGGIO
Tommaso Campanella. L’impeto di un filosofo poeta
Città del Sole. Pagine 160. Euro 10