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EUROPA. ROMA, LA PIU’ BELLA FESTA DI PRIMAVERA ...

VIVA, VIVA L’ITALIA. L’ITALIA IN PIAZZA, CON LA CGIL: "FUTURO SI’, INDIETRO NO". Una nota di Massimo Giannini, sul contratto spezzato.

mercoledì 1 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] Un filo sottile, ma visibile, unisce il ritorno della Cgil al Circo Massimo previsto oggi e le dichiarazioni dei redditi degli italiani diffuse ieri. Sette anni dopo l’oceanica manifestazione che vide in piazza 3 milioni e mezzo di persone a difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e al culmine di un incendio globale che alimenta non solo la "rabbia populista" denunciata da Newsweek, ma anche la "rivolta popolare" avvistata da Fitoussi, c’è qualcosa che si incrina nel (...)

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> VIVA, VIVA L’ITALIA. L’ITALIA IN PIAZZA, CON LA CGIL: "FUTURO SI’, INDIETRO NO". --- «È stata una delle più grandi e più belle manifestazioni di sempre. Rappresenta quella parte d’Italia che vuole superare la crisi ma che chiede serietà rispetto ai propri problemi, alla propria condizione» (di .Malcom Pagani)

sabato 4 aprile 2009

Cgil, il sindacato in piazza con oltre 2 milioni di lavoratori

di Malcom Pagani *

Arriva al microfono quando il sole è già alto e nel grande anello è ormai impossibile farsi spazio. E’ determinato, concentrato, diretto. Guglielmo Epifani ce l’ha fatta. Un corteo enorme, una partecipazione spaventosa. La fotografia in carta carbone di un lontano 23 marzo di qualche anno fa. Sono giunti a centinaia di migliaia, da Belluno e da Prato, da Enna e da Napoli. «Non era scontato» dice orgoglioso il segretario generale della Cgil tra gli applausi. Prima di lui hanno parlato studenti e precari, operai e medici. Chiude Epifani, con la consapevolezza che non è il giorno giusto per dimenticare le ragioni dell’adunata. Il lavoro. La crisi. Le risposte che mancano. Gli basta appena nominare Berlusconi, per far sì che i fischi coprano anche il rumore dei tanti elicotteri che volteggiano sulle teste dei manifestanti. «Il governo fa molto meno di quello che serve ma non va bene aspettare che passi la nottata, è da quella che dipende il nuovo giorno. Perché l’esecutivo non ha voluto, non vuole fare di più? Stanziando solo 4 miliardi per fronteggiare la crisi, non percependo l’urgenza di serie politiche industriali, per l’edilizia, per i servizi pubblici, per le piccole e medie imprese ha mostrato disinteresse e sottovalutazione». Quindi, conseguente, la richiesta. «Bisogna aprire un tavolo vero di confronto per affrontare in modo serio, ordinato, coerente, la crisi».

Parole che scaldano l’Italia che prova a resistere, che viaggia da ieri e tornerà a casa solo domani. I cassaintegrati di Pomigliano d’Arco e quelli quasi esclusivamente africani di Afragola, i lavoratori del tessile di Prato, le donne e i bambini che si aggirano con palloncini colorati. La gente distesa sui prati, i volti che di manifestazione in manifestazione, si incontrano nuovamente. Sono le speranze ad essere mutate, in quel caleidoscopio di illusioni tradite che questa stagione governativa propone. Un popolo preoccupato, colorato e comunque composto, «nella migliore tradizione del sindacalismo italiano» come suggerisce Antonio Bassolino e conferma Sergio Cofferati, che quando gli chiedono quanto sia diversa la sua stagione da quella attuale frena i confronti e dice soltanto: «Sono iscritto alla Cgil, era ed è il “mio” sindacato».

Mancano Cisl e Uil ed Epifani non lo dimentica: «Abbiamo scelto di stare in campo anche quando gli altri non ci hanno consentito di fare le battaglie che avremmo dovuto intraprendere insieme». Non c’è solo protesta ma una fitta teorie di proposte a controbilanciare: «Bisogna decidere subito di estendere la durata della cassa integrazione ordinaria, per evitare che il passaggio a quella straordinaria voglia dire ristrutturazioni, mobilità, licenziamento dei lavoratori. Investimenti e Mezzogiorno, la possibilità di chiedere il blocco effettivo dei licenziamenti per tutta la durata della crisi, per discutere delle condizioni e del reddito di pensionati, lavoratori e precari. E infine, il tema della lotta all’evasione fiscale e della restituzione del Fiscal drag».

Il segretario della Cgil ha sottolineato che è difficile fare previsioni sulla crisi, «ma se la ricchezza del Paese scenderà davvero del 4% quest’anno, la caduta non potrà essere affrontata né con battute né con misure non all’altezza. Lo dico con il cuore in mano: dietro a queste cifre ci sono milioni di persone e molte imprese. Un calo di queste dimensioni non vuol dire tornare a sei-sette anni fa, ma per molti è un ritorno nel vuoto». Applausi a scena aperta. Grida, piedi che battono sul terreno, abbracci. E’ finita, si sciama verso una primavera crudele, più confortati. La questura parla di 200.000 persone. Erano molte di più. Non è il dato più importante. Fondamentale è lo spirito. Gambe in marcia, cuori pulsanti. Nessuno si rilassi. La Cgil rimarrà vigile: «È stata una delle più grandi e più belle manifestazioni di sempre. Rappresenta quella parte d’Italia che vuole superare la crisi ma che chiede serietà rispetto ai propri problemi, alla propria condizione». Quella ci vuole, insieme a molto altro.

* l’Unità, 04 aprile 2009


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