Casa Freud
Anna e Sigmund, ritratto di famiglia su un lettino
Esce in Francia la corrispondenza inedita tra i due, che rivela il lato intimo del rapporto
Sono quasi 300 missive: fino al 1938, un anno prima della morte del padre della psicoanalisi
di Anais Ginori (la Repubblica, 7.12.2012)
“Vedo adesso, guardandoti, quanto sono vecchio visto che hai esattamente l’età della psicoanalisi”. Così scrive il 6 dicembre 1920 Sigmund Freud nella lettera per Anna, figlia prediletta, ma anche paziente e poi discepola. Ultima dei sei figli, si chiama con il nome che ricorda il famoso caso clinico della “signorina Anna O.”, ed è nata nel 1895, proprio l’anno in cui esce Studi sull’isteria, testo fondante della teoria freudiana.
Non è solo la sovrapposizione di date e nomi che colpisce. Tra padre e figlia c’è una relazione unica, totalizzante, come dimostra ora la corrispondenza pubblicata da Fayard. Quasi trecento missive, dal 1904 quando Anna ha solo 9 anni fino al 1938, un anno prima della morte di Freud, che riprendono e integrano con un notevole apparato critico l’edizione tedesca del 2006 curata da Ingeborg Meyer-Palmedo.
Un carteggio tutto sommato limitato rispetto alla mole di lettere che Freud ha scritto nella sua vita (oltre ventimila, conservate in parte alla Library of Congress), ma che rivela la dimensione più intima del fondatore della psicoanalisi. Colui che così tanto ha fatto per destrutturare il ruolo paterno, appare come un genitore premuroso, attento alla salute cagionevole della figlia adolescente e al suo sviluppo intellettuale. E’ Freud che le presenta Lou Andreas-Salomé, diventata poi confidente e mediatrice nel loro rapporto, come si evince da Legami e libertà, la corrispondenza tra le due donne (uscito per La Tartaruga).
Anna è educata dal padre all’introspezione, confessa con candore le sue pulsioni, la rivalità con la sorella maggiore Sophie, racconta le sue fantasie. “Ho sognato che tu eri un re ed io una principessa. Qualcuno voleva aizzarci l’uno contro l’altra con degli intrighi politici”. Geloso e protettivo, Freud prima si preoccupa delle mire di altri uomini sulla giovane fanciulla, poi del suo disinteresse per il genere maschile. Cerca di “risvegliare la libido” di Anna prendendola in analisi per circa quattro anni, contravvenendo a regole deontologiche ancora non codificate.
“In quegli anni la psicoanalisi era un affare di famiglia” ricorda la storica Elisabeth Roudinesco nella prefazione all’edizione francese. Anna rimarrà fino alla fine accanto al padre, anche nella lunga malattia (“non vorrei che fossi la mia triste infermiera”, dice lui), seguendolo nell’esilio a Londra. Freud dovrà accettare che la brillante e tormentata ultimogenita non è attratta dagli uomini bensì dalle donne, come lei stessa confessa a Lou già in una lettera del 1922, proprio mentre prepara la prima relazione per la Wiener Psychoanalystiche Vereinigung, debuttando così nei suoi studi sull’infanzia, in rivalità con Melanie Klein. “Il vostro è un viaggio non ordinario, ma che corrisponde al vostro gusto individuale”, annota nel 1927 Freud a proposito della vacanza in Italia della figlia con Dorothy Burlingham, ereditiera della famiglia Tiffany che diventerà la sua compagna definitiva.
“Sigmund Freud-Anna Freud 1904-1938” Fayard