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Memoria della libertà....

A FREUD (Freiberg, 6 maggio 1856 - Londra, 23 settembre 1939), GLORIA ETERNA!!! IN DIFESA DELLA PSICOANALISI. Federico La Sala risponde a Dario Antiseri. E lo scontro piace. La loro dialettica è tutta da gustare - lo scritto è del prof. Federico La Sala

A seguire, i testi di riferimento
venerdì 16 maggio 2008 di Emiliano Morrone
[...] "anche se il futuro riplasmerà o modificherà questo o quel risultato delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a tacere gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all’umanità; le sue scoperte scientifiche non si possono né negare, né occultare (...) e se mai alcuna impresa della nostra specie umana rimarrà indimenticabile, questa sarà proprio l’impresa di Sigmund Freud" (Thomas Mann) [...]
Costituzione dogmatica della chiesa "cattolica"... e costituzione dell’Impero del Sol (...)

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> A FREUD, GLORIA ETERNA!!! --- "L’anima e lo Stato": La democrazia per Freud e Kelsen. E Freud propose un Mosè liberale. L’analisi di Pier Cesare Bori

domenica 3 gennaio 2016

La democrazia per Freud e Kelsen

di Giulio Azzolini (la Repubblica, 03.01.2016)

      • L’anima e lo Stato di Federico Lijoi e Francesco S.Trincia Morcelliana pagg. 288, euro 23

Qual è il legame che ha stretto Hans Kelsen e Sigmund Freud? Nel saggio edito da Morcelliana lo spiegano, con attenzione a testi, critica e storia, Federico Lijoi e Francesco Saverio Trincia.

Nel 1921 Freud invitò Kelsen alla “Società psicoanalitica di Vienna” per una conferenza sul rapporto tra lo Stato e la psicologia delle masse. I due dialogarono su rischi e potenzialità della democrazia. Se in Totem e tabù, i fratelli uccidevano il padre, nella storia erano le masse a voler distruggere le gerarchie aristocratiche. Ma non basta una rivoluzione per fare una democrazia. Il monito freudiano di “educazione alla realtà” e quello kelseniano di “educazione alla democrazia” risuonano preziosi e lontani.


L’analisi di Bori

E Freud propose un Mosè liberale

di Marco Rizzi (Corriere della Sera, La Lettura, 03.01.2015)

L’ultima opera di Sigmund Freud è L’uomo Mosè e la religione monoteistica. Il padre della psicoanalisi sottrae Mosè all’ebraismo e ne fa un principe egizio, che trasferisce al popolo d’Israele il concetto di monoteismo, elaborato dal faraone Akhenaton, e si pone alla sua guida. Viene però ucciso dal suo popolo di adozione e sostituito da un omonimo: nasce così il dualismo - tra sacerdoti e profeti, tra Yahweh e Adonài - che percorre la storia ebraica sino alla dicotomia tra legge e grazia di Paolo. Per Freud, il parricidio commesso dagli ebrei nei confronti di Mosè sta alla base della forza del fenomeno religioso, che rappresenta a livello sociale ciò che nell’inconscio individuale è il ritorno del rimosso.

Pier Cesare Bori, scomparso nel 2012, curò l’edizione italiana del saggio di Freud per Boringhieri nel 1977. Vent’anni dopo tenne una relazione, ora ripubblicata a cura di Gianmaria Zamagni ( È una storia vera? Le tesi storiche dell’uomo Mosè e la religione monoteistica di Sigmund Freud , Castelvecchi, pp. 48, e 6), in cui condensa il significato più duraturo dello scritto freudiano: la prospettiva di una religione liberale, priva di immagini e fondata solo sulla verità e sulla giustizia.


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