Dal 26 al 29 maggio il congresso della Società Psicoanalitica Italiana
Antiche certezze: la Terra è Madre
Freud torna a Goethe per aiutarci
di Silvia Vegetti Finzi (Corriere della Sera, 23.05.2016)
Viviamo in un’epoca di crisi in cui l’orizzonte del futuro si è fatto opaco. Difficile per i giovani elaborare un progetto di vita in una società statica, dove il ricambio generazionale sembra essersi inceppato. La stagnazione, indebolendo la speranza, favorisce comportamenti ripetitivi, monotoni e coatti, come quelli indotti dalle dipendenze. Questo è uno dei problemi che saranno discussi nel prossimo Congresso nazionale della Società Psicoanalitica Italiana (Spi), che si terrà a Roma da giovedì 26 a domenica 29 maggio intitolato Le logiche del piacere, l’ambiguità del dolore.
Sotto il segno dell’ambivalenza tra piacere e dolore saranno affrontati molti temi, quali la malattia, l’anoressia, l’autismo, la seduzione della violenza, la corruzione, il terrorismo suicida, le mutilazioni genitali.
Ma quello delle dipendenze appare, per gravità e diffusione, uno dei più urgenti. Il loro ambito, un tempo riservato alle sostanze tossiche, come l’alcol e gli oppiacei, si sottrae ormai a qualsiasi catalogazione perché tutto può divenire droga: Internet, il sesso, il cibo, il gioco d’azzardo, persino il lavoro. Ciò che contraddistingue i comportamenti coatti è l’eccesso, la mancanza del limite, la dismisura. Come tali si rivelano effetti dell’inconscio, di un’economia onnipotente che ricerca il piacere sino a prevaricarlo per inseguire un «aldilà» che, come aveva svelato Freud, finisce per convergere con la pulsione di morte. La morte ci attrae perché offre un «rifugio» per la mente che, evitando la conflittualità che ogni relazione comporta, s’illude di bastare a se stessa.
La psicoanalisi più attuale e radicale, posta di fronte a queste contraddizioni, sta elaborando un nuovo modello che, articolando le dicotomie freudiane, come quelle tra pulsioni di vita e di morte, piacere e dolore, esterno e interno, individua scambi, commistioni e fusioni che rendono più complessa la teoria e più raffinata la clinica. La terapia non si limita ad abolire il sintomo ma si propone di trasformare l’assetto della mente per renderla capace di accettare l’ambivalenza e aprirsi alla percezione della bellezza creata dal lavoro analitico stesso.
La parte più innovativa del programma consiste tuttavia nel confronto con la neurobiologia delle emozioni, in particolare con le proposte di Jaak Panksepp che, riprendendo la convergenza auspicata da Freud nel Progetto (1895), propone di fondare una «neuropsicanalisi». Una prospettiva che coinvolge la ricerca, la formazione, la terapia, il modo di pensare noi stessi.
Non dimentichiamo però che, nel saggio Il problema dell’analisi condotta da non medici (1926), Freud indica, per la formazione degli psicoanalisti, un programma prevalentemente storico-letterario in cui lo psicoanalista ideale risulta un intellettuale complessivo. Una figura che sarà ribadita dal progetto Geografie della psicoanalisi che, affrontando il rischio dell’incomprensione, apre il sapere dell’inconscio a culture diverse e lontane.
L’ultima giornata infine, che fa da contrappunto alla discussione scientifica, sarà dedicata alla dimensione estetica nella natura, nell’arte e nella vita psichica stessa. Mentre la psicoanalisi classica sonda soprattutto il tempo, quella contemporanea valorizza lo spazio nella convinzione che il paesaggio esterno e interno interagiscano tramite una segreta, speculare sintonia. La contemplazione del mondo, non solo umano ma globale, naturale e culturale, ricongiunge etica ed estetica, riprendendo la coincidenza tra bello e buono degli antichi Greci.
Ogni nuovo nato incontra una primordiale esperienza della bellezza nella contemplazione della madre, che rappresenta per lui tutto l’ambiente. Riconoscere questa priorità significa recuperare una visione premoderna della Madre-Terra: valorizzare il nostro essere parte del cosmo, non per dominarlo e sfruttarlo ma per comprenderlo e tutelarlo.
Questa prospettiva ci riporta al dialogo che Freud intrattiene con Goethe quando, nel Faust , scorge nella bellezza la forza creativa che salverà il mondo.
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