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Memoria della libertà....

A FREUD (Freiberg, 6 maggio 1856 - Londra, 23 settembre 1939), GLORIA ETERNA!!! IN DIFESA DELLA PSICOANALISI. Federico La Sala risponde a Dario Antiseri. E lo scontro piace. La loro dialettica è tutta da gustare - lo scritto è del prof. Federico La Sala

A seguire, i testi di riferimento
venerdì 16 maggio 2008 di Emiliano Morrone
[...] "anche se il futuro riplasmerà o modificherà questo o quel risultato delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a tacere gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all’umanità; le sue scoperte scientifiche non si possono né negare, né occultare (...) e se mai alcuna impresa della nostra specie umana rimarrà indimenticabile, questa sarà proprio l’impresa di Sigmund Freud" (Thomas Mann) [...]
Costituzione dogmatica della chiesa "cattolica"... e costituzione dell’Impero del Sol (...)

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> A FREUD ---- A Bolzano, "i sudici dèi di Freud". Una piccola mostra: "La divina follia: Freud archeologo" (di Giorgio Ieranò).

venerdì 6 gennaio 2012

Mito e psiche

I sudici dèi di Freud

di Giorgio Ieranò (il Fatto Saturno, 06.01.2012)

      • La divina follia: Freud archeologo, Galleria Civica, Bolzano, fino al 29 gennaio

SULLA SCRIVANIA di marmo è schierato un esercito di demoni. Divinità egizie, etrusche, greche: Amon-Ra con la testa di ariete, Iside con il figlio Horus in braccio, Atena che esibisce, ormai vuota, la mano che un tempo reggeva la lancia. Erano i demoni che Sigmund Freud aveva davanti agli occhi quando scopriva il complesso di Edipo. La fotografia in bianco e nero ci mostra le antiche figure come apparivano una volta, allineate e compatte, davanti alla sedia girevole in pelle su cui sedeva l’inventore della psicanalisi.

Tutt’intorno, alcune di quelle statuette riposano in teche di vetro nella mostra La divina follia: Freud archeologo. Una mostra piccola, 18 pezzi in tutto. Ma è suggestivo entrare nell’atmosfera dello studio viennese di Berggasse 19, dove Freud scriveva i suoi libri e riceveva i suoi pazienti, scortati da questa schiera di demoni. Freud aveva una passione assoluta per l’archeologia.

I pezzi esposti a Bolzano (“I miei vecchi, sudici dèi”, come li chiamava lui) vengono dalla sua collezione privata custodita al Museo Freud di Londra. “Ho letto più di archeologia che di psicologia”, confessava lui stesso in una lettera a Stefan Zweig. E altrove annotava: «Proprio come l’archeologo ricostruisce i muri dell’edificio dai ruderi che si sono conservati, così procede l’analista quando trae le sue conclusioni dai frammenti di ricordo dell’analizzato».

Lo psicanalista, dunque, come archeologo dell’anima. Ma quale antichità era quella di Freud? A volte la sua opera e la sua collezione sembrano illustrarsi a vicenda. Non stupisce di trovare un vaso greco che rappresenta Edipo di fronte alla Sfinge.

E, forse, anche nella statuetta che mostra affiancati il faraone Amenofis I e sua madre, scoperta nella loro sepoltura comune, «Freud potrebbe avere colto un aspetto edipico», come suggerisce il curatore della mostra Francesco Marchioro.

Di certo, davanti a questa ossessione per l’antico, si capisce come dalla sua scuola sia potuto uscire anche Gustav Jung, che le divinità pagane le infilava dappertutto. L’antichità di Freud è radicalmente anticlassica. Il suo idolo era Heinrich Schliemann, l’archeologo dilettante che, seguendo i sogni d’infanzia, aveva scoperto una grecità primitiva e favolosa, il mondo preistorico delle maschere d’oro dei re di Micene, così lontano dall’equilibrio apollineo celebrato dal neoclassicismo.

Usando Edipo come chiave per l’inconscio, in fondo, lo stesso Freud aveva contribuito a trasformare gli eroi antichi da paradigmi di un canone estetico o morale in simboli della dimensione più oscura dell’umano. Ma già i suoi “sudici dèi” annunciavano la morte dell’ideale neoclassico.


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