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TERREMOTO DEI VALORI E CREPUSCOLO DEGLI IDOLI: "DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini). E L’AMORE ( "CHARITAS") NON E’ MAMMONA (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006)!!! Fine del cattolicesimo-romano, del "platonismo per il popolo" ...

TUTTO TREMA. NIETZSCHE DICE A RATZINGER CHE IL SUO DIO (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006) E’ MORTO, MA IL VECCHIO PAPA NON CAPISCE E CONTINUA A PREDICARE CONTRO IL VENTO!!! Note e commenti di Bruno Gravagnuolo, Franco Volpi, Gian Guido Vecchi (e il testo dell’omelia) - a cura di Federico La Sala

Crollo della mente dell’uomo teoretico e fine del "romanzo familiare" edipico della chiesa cattolico-romana
venerdì 10 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] Anatema del papa su Nietzsche (...) Ieri in un’omelia ha lanciato un atto d’accusa contro il filosofo tedesco, la sua «superbia distruttiva» e la sua «presunzione che finiscono nella violenza». Lo avrà letto sul serio? [...]
IL "GRANDE RACCONTO" EDIPICO DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA E’ FINITO.
L’ Amore (Charitas) non è lo zimbello del tempo e di Mammona (Caritas)!!!
OBIEZIONE DI COSCIENZA !!! L’OBBEDIENZA NON E’ PIU’ UNA VIRTU’. LETTERA AI CAPPELLANI MILITARI. LA LEZIONE DI DON (...)

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> TUTTO TREMA. NIETZSCHE DICE A RATZINGER CHE IL SUO DIO (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006) E’ MORTO .... L’INCONTRO DI ZARATHUSTRA CON IL VECCHIO, ULTIMO PAPA (F. Nietzsche, Cosi parlò Zarathusta, part IV).

sabato 11 aprile 2009

ZARATHUSTRA E IL VECCHIO, ULTIMO PAPA

(cit.: F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, parte IV, "A riposo" - Edizioni Adelphi, pp. 314-318).

-  [...] Zarathustra afferrò la mano del vecchio papa e stette a lungo a guardarlo ammirato.
-  Vedi là, tu, santità - esclamò poi - che mano bella e lunga! È la mano di un individuo che ha sempre dispensato benedizioni. Ma ora la tiene stretta colui che tu cerchi, cioè io, Zarathustra.
-  Io stesso sono l’ateo Zarathustra, che parla, e chi è più ateo di me che io possa rallegrarmi di quanto egli mi dice?
-  Così parlò Zarathustra e penetrava con i suoi sguardi i pensieri e i segreti interiori del vecchio papa.

-  Infine questi incominciò a dire: Chi più lo amava e possedeva, ecco che più lo ha perduto: ecco, sono forse ora io stesso di noi due il più ateo? Ma chi potrebbe di ciò rallegrarsi?

-  Tu l’hai servito fino in fondo - chiese Zarathustra pensoso, dopo un profondo silenzio. - Sai tu come morì? È vero ciò che si dice, che sia morto di compassione, per aver visto come l’uomo pendeva sulla croce, e non aver sopportato che l’amore per l’uomo divenisse il suo inferno e infine la sua morte?
-  Il vecchio papa non rispose, ma guardò obliquo con un’espressione dolorosa e cupa.
-  Lascialo andare - disse Zarathustra dopo una lunga meditazione, durante la quale sempre teneva l’occhio fisso nell’occhio del vecchio. Lascialo andare; ormai non c’è più. E anche se ti fa onore che tu non dica se non bene di questo morto, tuttavia sai altrettanto bene quanto lo so io chi egli era, e che percorse degli strani sentieri.

-  Detto a tre occhi - disse argutamente il vecchio papa (perché era cieco da un occhio) - nelle cose di Dio ne so più io dello stesso Zarathustra; e può ben essere così. Il mio amore ha servito a lui per tanti anni, la mia volontà ha fatto sempre quanto lui voleva. Un buon servitore sa tutto, e sa anche le cose che il suo padrone spesso nasconde a se stesso.
-  Era un Dio nascosto, pieno di segreti. Per dir la verità, ad avere un figlio ci arrivò per vie traverse. Alla soglia del suo Credo ci sta un adulterio.
-  Chi lo celebra come un dio d’amore non ha una grande opinione dell’amore. Non voleva forse questo dio fare anche il giudice? Ma chi ama, ama al di là del premio e della pena.
-  Quando era giovane, questo dio asiatico era duro e vendicativo e si costruì un inferno a tutto divertimento dei suoi cari.
-  Alla fine divenne vecchio e tenero e frollo e compassionevole, più simile ad un nonno che ad un padre, ma rassomigliante più di tutto ad una vecchia nonna tentennante. - Stava lì, cadente, nell’angolo della sua stufa, lamentandosi delle sue gambe deboli, stanco di tutto, senza più volontà, finché un giorno venne meno per la sua troppa compassione.

-  Tu, vecchio papa - insinuò a questo punto Zarathustra - hai visto tutto ciò con i tuoi occhi? Perché potrebbe essere andata così: così, ma anche in altro modo. Quando gli dèi muoiono, muoiono sempre di specie diverse di morte.
-  Tuttavia! Così o in altro modo, così o cosà, è finito! A me faceva schifo sia a sentirlo che a vederlo; non potrei dir niente di peggio su di lui.
-  Io amo tutto ciò che guarda e parla schietto e chiaro. Ma lui - tu lo sai, vecchio prete, perché qualcosa del tuo tipo, del tipo del prete, in lui c’era - era malfido.
-  Ed anche poco chiaro. E come se la prendeva con noi, quel borbottone, perché non lo comprendevamo bene! E allora, perché non parlava più chiaro?
-  E se la colpa era delle nostre orecchie, perché non ci aveva dato delle orecchie più adatte a cornprenderlo? E se dentro ci avevamo il cerume, chi ce l’aveva messo?
-  Troppe cose gli sono andate male a quel vasaio; si vede che non ci sapeva fare abbastanza!
-  Ma che poi si vendicasse anche sui suoi vasi e sulle sue creature, perché gli erano riusciti male, questo poi è proprio un peccato contro il buon gusto.
-  C’è il buon gusto anche nella pietà religiosa: alla fine, esso esclamò: ’Via, con un dio di questo genere! Meglio nessun dio, meglio crearsi il destino con le proprie mani, meglio esser pazzo, meglio esser noi stessi dio!

-  Ma che sento! disse a questo punto il vecchio papa aguzzando le orecchie. - O Zarathustra, tu sei più religioso di quanto credi, con la tua miscredenza! Qualche dio dentro di te ti ha convertito al tuo ateismo.
-  Non è la stessa tua religiosità che non ti lascia più credere ad un dio? La tua enorme schiettezza ti condurrà anche al di là del bene e del male!
-  Vedi un po’ che cosa ti fu mai risparmiato? Tu hai occhi e mani e bocca, che sono predestinate a benedire dall’eternità. Non si benedice soltanto con la mano.
-  In tua prossimità, anche se tu vuoi essere il più ateo di tutti, io subodoro un sentore dolciastro d’incenso che proviene da lunghe benedizioni: e mi fa sentire bene e male insieme.
-  Lasciami essere tuo ospite, o Zarathustra, per una sola notte! In nessun luogo della terra potrò star tanto bene come con te!

-  Amen! Così sia! soggiunse Zarathustra con grande meraviglia. - Lassù è la strada che conduce alla caverna di Zarathustra.
-  Volentieri ti condurrei io stesso, santità, perché amo tutti gli uomini religiosi, ma ora un grido angoscioso mi richiama lontano da te.
-  Nel mio regno nessuno deve trovarsi male; la mia caverna è un buon porto. E mi è molto caro accogliere ogni essere triste rimettendolo in piedi e su saldo terreno.
-  Ma chi può togliere dalle spalle la tua malinconia? Sono troppo debole per questo. A lungo invero dovremmo aspettare, finché qualcuno ti risvegliasse il tuo dio.
-  Questo vecchio dio appunto non vive più: è definitivamente morto.


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