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DIO E’ AMORE (CHARITAS), NON MAMMONA (CARITAS): "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4. 1-16) - NON "DEUS CARITAS EST" (Benedetto XVI, 2006).

IL BELGIO, BENEDETTO XVI, E UNA GERARCHIA SENZA PIU’ LA PAROLA ("LOGOS") E LO SPIRITO ("CHARITAS") EVANGELICO. A tutti i livelli, il "se sbalio, mi coriggerete" di Giovanni Paolo II è stato subito messo al bando - a cura di Federico La Sala

sabato 18 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] Dura presa di posizione della segreteria dello Stato pontificio
"E’ in atto una campagna mediatica senza precedenti"
Aids, il Vaticano contro il Belgio
"Intimidazioni contro il Papa" [...]
L’AMORE GRATUITO ("CHARITAS") DI SUOR EMMANUELLE.
Dio, Amore (charitas)? No, "Deus caritas est" (2006)!!! Eu-angélo? No, Van-gélo!!!
Papa e Vescovi, tutta la Gerarchia della Chiesa "cattolico-romana" senza più la Parola eu-angélica !!!
"Potranno tagliare tutti i fiori / mai saranno i padroni della (...)

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> IL BELGIO, BENEDETTO XVI, E UNA GERARCHIA SENZA PIU’ LA PAROLA ("LOGOS") E LO SPIRITO ("CHARITAS") EVANGELICO. A tutti i livelli, il "se sbalio, mi coriggerete" di Giovanni Paolo II è stato subito messo al bando - a cura di Federico La Sala

sabato 18 aprile 2009

Il Papa cancelliere

di Adriano Prosperi (la Repubblica, 18.04.2009)

Francamente non credevamo possibile che si potesse intimidire il papa. Né che qualcuno lo immaginasse possibile. Da quando, grazie alla breccia di Porta Pia, il pontefice della Chiesa cattolica non è più il sovrano di uno stato territoriale obbligato a fare politica con gli stessi strumenti degli altri stati, la sua capacità di agire sulle cose del mondo ha acquistato una dimensione nuova che non tollera confronti con quella che apparteneva all’antico Stato Pontificio. «Quante divisioni ha il papa?» chiedeva Stalin. È una domanda che ha avuto la risposta della storia.

Ne sono documento il crollo del muro di Berlino e i tanti altri crolli che hanno alzato nuvole di polvere in mezzo a cui parte della vita politica � anche e soprattutto italiana � brancola ancora. E’ singolare che lo si debba ricordare oggi a chi fa risuonare dalla Città del Vaticano queste voci preoccupate. La lingua in cui sono espresse appare quasi un reperto archeologico d’altri secoli: una voce aspramente burocratica, da potenza a potenza. Ed è con la lingua d’altri secoli che forse in qualche ministero statale qualcuno sarà tentato di rispondere. Vedremo. Se ciò accadesse assisteremmo al ritorno di fantasmi che credevamo per sempre evaporati non solo dalla realtà ma anche dall’immaginario della politica.

Sarebbe un tuffo nel passato remoto, come uno spettacolo in costume dove i figuranti provano a recitare una specie di tragicommedia. Gli appelli che giungevano alle cancellerie europee, in special modo alla Francia di Napoleone III dai portavoce di Pio IX - «quel di se stesso antico prigionier», come lo chiamò Giosuè Carducci - furono l’ultimo esercizio storicamente noto di ridar vita all’antico Papa Re. Ma erano già allora stonati e tradivano la tristezza di un difficile distacco dal mondo del passato da parte di un papa che ascoltava cupe profezie di prossima fine del mondo dal suo predicatore e a quel mondo che riteneva prossimo alla fine mandava raffiche di scomuniche.

Ogni tanto la voglia di vibrare scomuniche come strumento per dominare la lotta politica si è riaffacciata ancora. Ma la realtà storica si è imposta regalando ai pontefici che hanno saputo approfittarne l’occasione di governare non i comportamenti di ministri e capi di stato, ma i sentimenti delle masse, interpretandone i desideri e le speranze, recando benedizioni e aprendo le braccia nel gesto della fraternità.

Mai il papa è stato più potente di quando è stato disarmato e ha bussato alle porte dei sovrani temporali come un "pellegrino apostolico". Nell’epoca delle masse e della globalizzazione il papato ha scoperto quanto può essere efficace e persuasiva la parola di un uomo vestito di bianco che reca parole di pace, che non ha bisogno di guardaspalle armati, che si inginocchia e bacia la terra quando giunge in un nuovo paese. Sono in molti oggi tra i politici di professione e tra gli uomini di potere che si applicano nello studio e nell’imitazione di questo modello, costretti come sono dai tempi a inventare forme di esercizio del potere che saldino direttamente il capo alla folla. Ma il carisma che i secoli hanno conferito al linguaggio e ai rituali pontifici opera in maniera ben più efficace e si rivela seducente ben al di là della cerchia dei fedeli seguaci della Chiesa cattolica.

Naturalmente ci sono delle regole che governano l’efficacia del rituale: e una regola fondamentale è quella di lasciare nell’ombra l’opera politica fatta di scelte concrete nel gioco delle potenze che il papato non ha certo rinunciato a svolgere. Ora ciò che non cessa di meravigliare nel modo in cui si svolge la comunicazione col mondo di Papa Ratzinger e della sua cerchia è una certa tendenza al registro aspro, il frequente ricorso all’avvertimento severo, il privilegiare compagnie francamente strane come quella del gruppo di seguaci di Monsignor Lefebvre. E la cosa stupisce soprattutto chi conosce l’opera di teologo e di guida religiosa raccolta nei molti libri dell’attuale pontefice.

Tanta familiarità con la letteratura antica, coi testi dei Vangeli, con le pagine dei teologi antichi e moderni stenta a trovare la via per un rapporto non burocratico coi problemi di guida della Chiesa. Una Chiesa che oggi ancora una volta e forse più che mai sembra davanti al bivio tra i problemi del mondo e quelli che riguardano solo la struttura di governo di un corpo ecclesiastico rigidamente gerarchizzato e dotato di un pesante bagaglio di dottrina e di norme giuridiche.

Il dossier che sotto il nuovo pontefice si è venuto riempiendo reca molti esempi del prevalere di una volontà di rialzare le muraglie che secoli fa Martin Lutero accusò il papato di avere eretto intorno al corpo ecclesiastico. Il prezzo pagato è stato alto. E qui non teniamo conto di quello che è stato pagato all’interno della comunità ecclesiale cattolica ma di quello che pagano e pagheranno i cittadini italiani da quando una formazione politica assai composita ha deciso di muovere alla conquista del potere politico stringendo un patto che le impone l’ossequio a tutte le direttive della Roma papale e del suo gruppo dirigente attuale.

Forse è proprio questo orizzonte italiano che rischia oggi di fare un cattivo servizio a una dirigenza ecclesiastica che guarda al mondo dall’osservatorio di Roma con le lenti offuscate del passato: e arriva a scontrarsi con un parlamento di uno stato europeo, immagina una campagna mediatica rivolta contro il Vaticano e infine trasforma la figura del papa in quella di un cancelliere.


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