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MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI. Ai francescani - e alle clarisse, un omaggio. Per il Capitolo internazionale delle Stuoie ...

FRANCESCO E CHIARA A SANTA MARIA DEGLI ANGELI, UN FUOCO GRANDE.

Come santa Chiara mangiò con santo Francesco e co’ suoi compagni frati in Santa Maria degli Agnoli.
lunedì 20 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] gli uomini da Sciesi e da Bettona e que’ della contrada dintorno, vedeano che Santa Maria degli Agnoli e tutto il luogo e la selva ch’era allora allato al luogo, ardeano fortemente, e parea che fosse un fuoco grande che occupava la chiesa e ’l luogo e la selva insieme.
Per la qual cosa gli Ascesani con gran fretta corsono laggiù per ispegnere il fuoco, credendo veramente ch’ogni cosa ardesse. Ma giugnendo al luogo e non trovando ardere nulla, entrarono dentro e trovarono santo (...)

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> FRANCESCO E CHIARA A SANTA MARIA DEGLI ANGELI, UN FUOCO GRANDE. -- LA REGOLA CHE NON PASSO’. Intervista a Chiara Frugoni (di Gianni Saporetti)

lunedì 21 dicembre 2015

Chiara Frugoni, medievista e massima esperta di s. Francesco, ha appena pubblicato "Quale Francesco"

Intervista a Chiara Frugoni

realizzata da Gianni Saporetti (*)

LA REGOLA CHE NON PASSO’

Perché le pareti della Basilica superiore rimasero bianche per quasi cinquant’anni? La sofferta vicenda della Regola francescana e la scoperta che i dipinti non si rifanno solo alla “Legenda Maior” di Bonaventura, ma anche alle conferenze parigine, dalle quali si può capire, ad esempio, perché nelle scene Francesco è scalzo e con la barba, mentre i suoi frati sono rasati, hanno i sandali e apparentemente non stanno affatto seguendo la Regola. Intervista a Chiara Frugoni.

Chia­ra Fru­go­ni, me­die­vi­sta e mas­si­ma esper­ta di san Fran­ce­sco, ha ap­pe­na pub­bli­ca­to Qua­le Fran­ce­sco, Il mes­sag­gio na­sco­sto ne­gli af­fre­schi del­la Ba­si­li­ca di san Fran­ce­sco d’As­si­si, Ei­nau­di, 2015. Pos­sia­mo par­ti­re dal ti­to­lo: per­ché "Qua­le Fran­ce­sco”?

So­no par­ti­ta da una con­sta­ta­zio­ne. La Ba­si­li­ca di As­si­si è una ba­si­li­ca dop­pia. In quel­la in­fe­rio­re Fran­ce­sco è sta­to tra­spor­ta­to nel 1230. Era la ba­si­li­ca per i pel­le­gri­ni; su una pa­re­te c’è la sto­ria del­la pas­sio­ne di Cri­sto, sul­l’al­tra una sto­ria di Fran­ce­sco mol­to sem­pli­ce, so­lo cin­que sce­ne; i pel­le­gri­ni an­da­va­no avan­ti ve­den­do que­sta spe­cie di ri­spec­chia­men­to tra la sto­ria di Fran­ce­sco e quel­la di Cri­sto, e ar­ri­va­va­no al­l’al­ta­re do­ve sa­pe­va­no, an­che se è in­vi­si­bi­le, che sot­to c’e­ra la tom­ba di Fran­ce­sco. Que­sti due pro­gram­mi esi­sto­no an­co­ra nel­la ba­si­li­ca in­fe­rio­re, ma so­no sta­ti sven­tra­ti: sic­co­me c’e­ra­no trop­pi pel­le­gri­ni, han­no aper­to le cap­pel­le la­te­ra­li per far cir­co­la­re la gen­te. Quin­di in ge­ne­re ades­so i pel­le­gri­ni non van­no in quel­la in­fe­rio­re, ma in quel­la su­pe­rio­re.
-  Quel­la su­pe­rio­re pe­rò non è mai sta­ta con­ce­pi­ta per i pel­le­gri­ni, per i fo­re­stie­ri, era la gran­de au­la per le riu­nio­ni uf­fi­cia­li do­ve si ce­le­bra­va­no i co­sid­det­ti Ca­pi­to­li, cioè do­ve le rap­pre­sen­tan­ze del­le au­to­ri­tà fran­ce­sca­ne si riu­ni­va­no, di­scu­te­va­no del­la re­go­la, de­gli adat­ta­men­ti, ecc. Ad­di­rit­tu­ra nel­l’ab­si­de c’è an­co­ra la cat­te­dra pa­pa­le, per­ché spes­so que­ste riu­nio­ni era­no pre­sie­du­te dal Pa­pa. Og­gi chi en­tra è tal­men­te as­sue­fat­to al­la fa­ma, al­la bel­lez­za, che pra­ti­ca­men­te non ve­de quel­lo che ve­de, cioè non si ac­cor­ge del­la com­ples­si­tà e del­la stra­nez­za del­le scel­te del­le sto­rie fran­ce­sca­ne.
-  Eb­be­ne, mi so­no chie­sta: se Fran­ce­sco ri­po­sa­va nel­la ba­si­li­ca in­fe­rio­re dal 1230, co­me mai fi­no al­me­no al 1277-’78, le pa­re­ti del­la ba­si­li­ca su­pe­rio­re so­no ri­ma­ste bian­che? E la mia ri­spo­sta è che era mol­to dif­fi­ci­le de­ci­de­re "qua­le Fran­ce­sco” rac­con­ta­re. Il te­ma è un po’ que­sto.
-  Da un la­to, in­fat­ti, c’e­ra­no Fran­ce­sco e i suoi in­ten­di­men­ti, per cui i fra­ti do­ve­va­no an­da­re scal­zi, man­gia­re so­lo per il gior­no sen­za po­ter met­te­re da par­te per il gior­no do­po, la­vo­ra­re con le lo­ro ma­ni, non po­te­va­no chie­de­re l’e­le­mo­si­na, do­ve­va­no esse­re sem­pre in viag­gio, e se sta­va­no fer­mi do­ve­va­no an­da­re nei leb­bro­sa­ri, nien­te cul­tu­ra, per non in­su­per­bi­re. Ec­co, questo era Fran­ce­sco: una scel­ta aper­ta ai lai­ci e al­le don­ne per­ché il pro­get­to era par­ti­to su due bi­na­ri pa­ral­le­li.
-  Dal­l’al­tro la­to bi­so­gna pe­rò sa­pe­re che già al­la fi­ne del­la vi­ta di Fran­ce­sco i fra­ti co­min­cia­no a pro­te­sta­re. Ad­di­rit­tu­ra fan­no pres­sio­ni af­fin­ché si di­met­ta per­ché non lo vo­glio­no più.
-  Nel 1221, si ra­du­na in As­si­si il ca­pi­to­lo det­to "del­le stuo­ie”. È pre­sen­te an­che il car­di­na­le Ugo­li­no, fu­tu­ro Pa­pa Gre­go­rio IX, che si fa ap­pun­to tra­mi­te del­l’e­sor­ta­zio­ne di al­cu­ni com­pa­gni a sce­glie­re una re­go­la più tra­di­zio­na­le.
-  A quel pun­to Fran­ce­sco si ar­rab­bia mol­tis­si­mo, e di­ce: "Io non vo­glio se­gui­re né la re­go­la di san Be­ne­det­to, né di san Fran­ce­sco, né di san­t’A­go­sti­no, io vo­glio se­gui­re la re­go­la che mi ha da­to Dio. È il Van­ge­lo la re­go­la da se­gui­re”.
-  Da quel­l’in­con­tro esce co­sì una re­go­la mol­to bel­la, mol­to ar­ti­co­la­ta, in cui per esem­pio si di­ce co­me i fra­ti de­vo­no vi­ve­re fra i sa­ra­ce­ni, men­tre la Chie­sa vuo­le la cro­cia­ta; ma que­sta re­go­la non pas­sa. Non la vuo­le il Pa­pa, ma non la vuo­le nean­che la mag­gio­ran­za dei fra­ti. C’è pro­prio que­sta tra­ge­dia del­le re­go­le che Fran­ce­sco con­ti­nua a scri­ve­re e che i fra­ti di­co­no di aver per­du­to o che boc­cia­no.
-  Si ar­ri­va co­sì al 1223, tre an­ni pri­ma del­la sua mor­te, in cui Fran­ce­sco in­fi­ne ac­cet­ta una Re­go­la mol­to più cen­su­ra­ta, do­ve so­no sta­te eli­mi­na­te pra­ti­ca­men­te qua­si tut­te le co­se più nuo­ve. Fi­nal­men­te que­sta Re­go­la vie­ne ap­pro­va­ta.
-  Per lui pe­rò è ve­ra­men­te uno smac­co ter­ri­bi­le. Tan­t’è ve­ro che po­co pri­ma di mo­ri­re scri­ve il suo te­sta­men­to in cui re­cu­pe­ra tut­to quel­lo che era sta­to cas­sa­to e di­ce: ... (con­ti­nua)

* UNA CITTÀ n. 226 / 2015 Novembre


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