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ALLARME COSTITUZIONALE, LOGICO E LINGUISTICO. L’ITALIA DELL’INDECENZA: IL NOME E L’IDENTITA’ DI TUTTO IL PAESE NELLE MANI DI UN PRIVATO E DI UN PARTITO!!!

PER LE EUROPEE, 93 SIMBOLI DI PARTITI. Per tutelare il ’copyright’ ed evitare atti di pirateria, anche il contrassegno di "Forza Italia" (già registrato nel ’94). ANCORA?!! Il sonno della ragione a quanto pare è proprio lungo - a cura di Federico La Sala

martedì 21 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] C’è, ovviamente, il neonato Popolo delle Libertà e ci sono anche i contrassegni di Forza Italia e Alleanza nazionale. Non è ’pubblicita’ ingannevole’ ma un modo per tutelare il ’copyright’, evitare insomma atti di pirateria. Prontamente interviene la ’veterana’ Cece: "I simboli vanno presentati per proteggerli" [...]
VENENDO DA UN PAESE EUROPEO, ALLA FRONTIERA, SUL CANCELLO D’ENTRATA DEL NOSTRO PAESE C’E’ LA SCRITTA: "FATTORIA ITALIA" ... CASA DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’".
ELEZIONI (...)

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> PER LE EUROPEE, 93 SIMBOLI DI PARTITI. --- BARI. Fascio littorio sul simbolo elettorale per l’aspirante sindaco di Santeramo. Un’interrogazione alla Cancellieri (di Lello Parise)

venerdì 13 aprile 2012

IL CASO

Fascio littorio sul simbolo elettorale per l’aspirante sindaco di Santeramo

Giuseppe Lassandro, venti anni, in corsa nel Barese per il movimento Fascismo e libertà. Un nome che l’ufficio elettorale provinciale giudica incostituzionale: diventa una sigla, ma il resto non cambia. E la vicenda finisce in Parlamento con un’interrogazione alla Cancellieri

di LELLO PARISE *

Non ci fanno, ci sono. Un manipolo di dodici candidati sostiene come un solo uomo la nomination a sindaco di Santeramo, di Giuseppe Lassandro. Un giovane, giovanissimo aspirante primo cittadino: Lassandro ha vent’anni. Crede e combatte sotto una bandiera che sembrava sepolta dal tempo, e dal buon senso: Fascismo e libertà. Il simbolo di questa squadra che predica "fedeltà e coerenza" alla "ideologia incorrotta del duce Benito Mussolini", è inequivocabile: un fascio littorio. Le canne usate per fustigare i delinquenti, l’ascia utilizzata nell’amministrazione delle pene capitali che nell’antica Roma erano inflitte agli stessi delinquenti. I militanti avvertono: "Non abbiamo raccolto la triste e disonorevole eredità del neofascismo della prima Repubblica". Ma a loro volta sono avvertiti dall’ufficio elettorale provinciale: cambiate quel marchio.

Così accanto al fascio, sparisce la scritta "Fascismo e libertà" e prende forma una sigla apparentemente anonima: "Mfl", movimento fascismo e libertà. Non tutti sanno che cosa significa, ma in questo modo i camerati guidati da Lassandro evitano l’accusa di incostituzionalità. Ci aveva provato il competitore di sinistra e Udc, Michele D’Ambrosio, a fare sì che "il giovanotto disorientato" facesse "un passo indietro": "Caro Giuseppe, evita di evocare violenza e prepotenza". Battaglia persa. Il "caro Giuseppe" risponde per le rime: "Gentile professore, le mie idee non sono affatto confuse". Ritorna alla mente una vecchia battuta di Leo Longanesi: "Suo figlio studia?". "No, ora fa il fascista".

Ma il caso non passa inosservato, e la lista Fascismo e libertà con tanto di simbolo finisce in Parlamento. Il deputato del Pd Dario Ginefra interpella il ministro dell’Interno per chiedere "quali iniziative il governo intenda assumere rispetto a questa vicenda incresciosa". Ginefra cita la cosiddetta legge Mancino, che dal 1993 "condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista". La stessa legge, precisa il deputato, "punisce anche l’utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici". Si tratta del "principale strumento legislativo che l’ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d’odio. L’articolo 4, in particolare, punisce con la reclusione da sei mesi a due anni e con una multa chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni".

C’è poi la dodicesima disposizione transitoria della Costituzione che al primo comma stabilisce: "È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". E c’è la convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, recepita dall’ordinamento italiano nel 1975. "Tale convenzione - spiega l’onorevole Ginefra - dichiara fra l’altro che ’gli Stati contraenti condannano ogni propaganda ed ogni organizzazione che s’ispiri a concetti ed a teorie basate sulla superiorità di una razza o di un gruppo di individui di un certo colore o di una certa origine etnica, o che pretendano di giustificare o di incoraggiare ogni forma di odio e di discriminazione razziale’".

* la Repubblica/Bari, 12 aprile 2012


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