Un’enciclica per dirimere gli equivoci nella Chiesa di Papa Francesco.
di Rosario Amico Roxas
Papa Francesco: un’enciclica sulla fede scritta insieme a Benedetto XVI (Il Messaggero del 12 giugno 2013)
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Deve essersi mossa la diplomazia vaticana per individuare il modo come far retrocedere Ratzinger dalla sua personale interpretazione teologica e sociale, senza doversi attendere una pubblica retromarcia dell’Emerito. E’ stata scelta una via mediana con una enciclica a quattro mani, dove “le mani” di Papa Francesco riprenderanno la via dei Vangeli e dell’insegnamento di Cristo, ma non si saprà mai quali parti saranno da attribuire a l’uno o all’altro dell’imminente enciclica.
Sarà interessante valutare le parole i concetti che andremo a leggere e studiare, con la storia culturale, teologica e sociale di Ratzinger e non limitatamente al suo pontificato, ma regredendo all’attività svolta in tanti anni ai vertici della Congregazione per la Fede, ex sant’ufficio, ex Inquisizione.
Pretendere che un pontefice, oltre alle dimissioni ,che considero come un fatto non eludibile e consequenziale al fallimento della sua teologia personalistica, rinnegasse se stesso, sarebbe stato eccessivo, ma, pur tuttavia, era necessario fare il punto sulla posizione ufficiale della Chiesa, a cominciare da quelle “radici cristiane dell’Europa” che sono apparse più come una caratteristica antropologica che non una condizione scaturita dall’insegnamento di Cristo.
Né rimane credibile quella presentazione al libercolo di Pera “Perché dobbiamo dirci cristiani”, firmato Benedetto XVI, quindi nella qualità di Pontefice in carica, dove il liberismo, in auge con i governi Berlusconi, veniva assimilato al cristianesimo, come se la predicazione della montagna e le “Beatitudini” fossero state solamente una recita a soggetto, con l’aggiunta della confermata impossibilità di aprire un dialogo interreligioso con le altre religioni, contraddicendo le determinazioni del Concilio Vaticano II. Il lavorio a quattro mani di Ratzinger con Pera ha rappresentato una involuzione verso il nulla delle certezze che i credenti affidano alla Fede più che alle speculazioni filosofico-teologiche.
Anche Paolo VI ebbe una vivificante collaborazione con un laico, ma si trattava di j. Maritain; così è emersa la distinzione dei valori tra Montini e Maritain da una parte e Ratzinger e Pera dall’altra che non poteva concludersi diversamente dalle dimissioni che con due anni di anticipo ebbi a prevedere.
Andavano chiariti gli equivoci e gli errori, pur senza dividere il mondo cattolico e rinnegare il pontificato di Ratzinger che così viene dimensionato “senza infamia e senza lode”.
Credo che si sarà molto da valutare in una analisi parallela, perché si tratterà di grande lezione di cultura diplomatica insieme alla conferma della strada maestra che Papa Francesco ha lasciato già intravedere; non potevano rimanere gli equivoci che hanno fatto rischiare uno scisma, così parlerà Papa Francesco con i fatti e le azioni, ma con la voce di Rartzinger che non apparirà nemmeno sul proscenio.
Rosario Amico Roxas