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A FRANCESCO E CHIARA DI ASSISI. A DANTE E ALL’ ITALIA. "Deus charitas est: et qui manet in charitate, in Deo manet, et Deus in eo" (1 Gv., 4.1,21).

SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS EST" ("CHARITAS", SENZA "H"), E’ ORA CHE TORNI A CASA, DA "MARIA E GIUSEPPE", PER IMPARARE UN PO’ DI CRISTIANESIMO. Una nota di Federico La Sala

DAL DISAGIO ALLA CRISI DELLA CIVILTA’: FINE DEL "ROMANZO FAMILIARE" EDIPICO DELLA CULTURA CATTOLICO-ROMANA
giovedì 28 febbraio 2013 di Federico La Sala
[...] Il grande discendente dei mercanti del Tempio si sarà ripetuto in cor suo e riscritto davanti ai suoi occhi il vecchio slogan: con questo ‘logo’ vincerai! Ha preso ‘carta e penna’ e, sul campo recintato della Parola, ha cancellato la vecchia ‘dicitura’ e ri-scritto la ‘nuova’: “Deus caritas est”
[Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006]!
Nell’anniversario del “Giorno della memoria”, il 27 gennaio, non poteva essere ‘lanciato’ nel ‘mondo’ un (...)

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> SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA ---- La fede del carbonaio (di Christine Gilbert - “La Croix”)

martedì 11 gennaio 2011


-  La fede del carbonaio (ovvero delle persone semplici)

-  di Christine Gilbert

-  “La Croix” dell’8 gennaio 2011 (traduzione: www.finesettimana.org)

Parlando con dei ragazzi, ho usato l’espressione “la fede del carbonaio” [ndr. “la foi du charbonnier” è un’espressione francese per indicare la fede delle persone semplici]. I ragazzi non avevano mai sentito quell’espressione... In un altro contesto, con degli adulti che seguivano un corso di formazione, ho detto che non c’è più “la fede del carbonaio”, molto semplicemente perché di carbonai non ce ne sono, o ce ne sono ben pochi nella nostra società. Era un invito, da parte mia, a formarsi, ad approfondire, ad avere una fede in relazione con il nostro tempo e con la nostra società, una fede d’informatico, di manager, di disoccupato, d’ingegnere, d’impiegato, ecc. Ma un pensionato mi ha ripreso, per spiegarmi come la fede del carbonaio fosse auspicabile...

È un’espressione che valorizza la fede proposta a tutti, indipendentemente dal livello intellettuale e sociale. Che ammira la fede del cuore, la fiducia cieca in Dio. Che sottolinea la capacità di comprendere e vivere la fede da parte della gente semplice. È una cosa formidabile! Ma è servita anche a rifiutare delle domande pertinenti, a nascondere la paura di una fede che non sapeva affrontare la necessità di rimettersi in discussione, se non anche a denigrare “gli intellettuali”. Oggi, la nostra società postmoderna, tecnica, scientifica, globalizzata, ha bisogno di “carbonai di questo tempo”, di credenti che le corrispondano, che abbiano familiarità sia con la fede che con i problemi della società.

Per questo può essere necessario informarsi, confrontarsi con altri e aprirsi. La formazione permette di approfondire la propria fede personale, di radicarsi nella parola di Dio, di comprendere e di amare la Chiesa, di accogliere una Rivelazione sconvolgente. È un percorso esigente, talvolta scottante, che insegna a far rimare passione e ragione, a comportarsi da cristiani, ad avere la fede del XXI secolo, a situarsi nella grande tradizione della Chiesa. La formazione cristiana aiuta anche a testimoniare, ad usare le parole adatte, comprensibili per l’interlocutore, a porre dei gesti significativi, ad accompagnare cammini diversi, ad essere duttili perché si è solidi.

Lo sforzo di approfondimento aiuta ad avanzare sui grandi problemi contemporanei, permette di beneficiare delle ricerche in corso. Ad esempio, il pluralismo religioso cambia il modo di proporre la fede? A proposito di indifferenza religiosa, come proporre la fede a delle persone che, rientrando a casa dopo lunghe giornate al lavoro e sui mezzi di trasporto, hanno un solo desiderio, quello di essere lasciate in pace? La secolarizzazione: nella società occidentale, in cui tutti i bisogni umani apparentemente sono soddisfatti, quale spazio rimane per Dio? E così via.

Questo mondo appassionante invita a reinventare proposte e parole che parlino davvero, a partecipare alla ricerca del senso della vita, a condividere, senza presunzione, la speranza e la fede in Cristo morto e risorto. La fede cristiana è un’esperienza da vivere, non un’idea. È da vivere con intelligenza e da dispiegare in tutte le sfaccettature dell’esistenza. L’approfondimento religioso aiuta a vivere da cristiani nel mondo che ci è donato.


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