Ansa» 2009-04-25 20:46
INFLUENZA DA SUINI: OMS, SITUAZIONE SERIA
Secondo le autorità sanitarie americane la febbre suina che ha ucciso decine di persone in Messico e contagiato otto negli Usa si è largamente diffusa e non può essere contenuta. Lo ha detto Anne Schuchat dei Centers for Disease Control and Prevention. "E’ chiaro che è diffusa e che non possiamo contenere la diffusione del virus", ha detto la Schuchat che dirige ad interim i programmi di scienza e sanità pubblica dei Cdc. La responsabile americana ha detto che le autorità Usa stanno collaborando strettamente con Messico, Canada e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il portavoce della Casa Bianca Red Cherlin ha detto che l’amministrazione Obama sta seguendo da vicino la situazione.
OMS: SITUAZIONE SERIA
di Enrica Battifoglia
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è pronta a dichiarare che l’epidemia di influenza da suini in Messico e negli Stati Uniti è "un evento di sanità pubblica che richiede attenzione a livello internazionale". E’ attesa a breve una dichiarazione ufficiale in questo senso relativa anche alle regole sanitarie che dovranno essere adottate a livello internazionale".
Un virus mai visto finora e che si trasmette da uomo a uomo. Un nome non ce l’ha ancora, ma il suo identikit sta diventando sempre più chiaro di ora in ora, nei laboratori che lo stanno studiando in tutto il mondo. Il nuovo virus, del tipo A/H5N1, è un singolare puzzle che unisce insieme frammenti di virus di due tipi di influenza dei suini (nordamericana ed eurasiatica), della molto più nota aviaria e della familiare influenza umana.
E’ avvenuto cioé il riassortimento del quale si parlava e che si temeva dal 1997, quando i primi casi della cosiddetta "influenza dei polli" fecero la loro comparsa a Hong Kong. Allora si cominciò a parlare del probabile arrivo di una nuova pandemia, dopo la Spagnola del 1918, l’Asiatica del 1957 e la Hong Kong del 1968. Virologi di tutto il mondo ne hanno sempre dato per scontato l’arrivo, rilevando che sarebbe stata una questione di tempo. "La situazione è seria e deve essere seguita con grande attenzione", ha detto il direttore generale dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Margaret Chan, che ha consultato un gruppo di 15 esperti internazionali. Il direttore ha rilevato il nuovo virus ha un potenziale pandemico, ma non si sa ancora, ha rilevato, se può causare una pandemia. La prudenza è d’obbligo in attesa di conoscere in modo preciso le caratteristiche del virus e l’evolversi della situazione. Il nuovo virus si trasmette più facilmente e rapidamente rispetto a quello dell’aviaria, ma di sicuro, affermano gli esperti, non ci sono rischi legati al consumo di carne suina. In contatto con gli esperti internazionali sta lavorando anche il ministero italiano del Welfare, ha detto oggi il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio.
Sono state allertate la rete di controllo Influnet del ministero, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, e le altre strutture per la sorveglianza del virus sul territorio, mentre é ancora in fase di valutazione l’opportunità di controlli alle frontiere. Secondo le prime valutazioni, il nuovo virus di trasmetterebbe in modo simile a quello dei virus dell’influenza stagionale e questo perché, secondo il microbiologo Michele La Placa, dell’università di Bologna, è probabile che nel riassortimento il virus abbia affinato le armi che gli permettono di ancorarsi alle cellule. Le armi si chiamano emoagglutinina (indicata con la lettera H) e neuroaminidasi (N) e, immaginando il virus come il riccio di una castagna, sono gli aculei molecolari per agganciarsi alle cellule. Normalmente i virus umani sono sensibili solo alle cellule dell’apparato respiratorio, spiega l’esperto, ma questo virus potrebbe essere in grado di legarsi a più tipi di cellule. Capacità che molto probabilmente il nuovo virus avrebbe acquisito in quel vero e proprio crogiuolo che è il maiale, dove sono riusciti a fondersi ben quattro virus provenienti da tre specie diverse. Nel frattempo si sta già lavorando al vaccino, sulla base delle prime informazioni genetiche e biochimiche sul nuovo virus. Per il direttore del Centro Novartis Vaccines and Diagnostics di Siena, che da oltre dieci anni studia il vaccino anti-pandemia, la speranza è che i primi milioni di dosi potrebbero essere pronti in meno di sei mesi.