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ITALIA: 25 APRILE 2009

FESTA DELLA LIBERAZIONE: AUGURI ALL’ITALIA E AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GIORGIO NAPOLITANO

L’eredità spirituale e morale della Resistenza, della lotta per la liberazione d’Italia vive nella Costituzione, Carta fondante della Repubblica, pietra angolare del nostro agire comune e della nostra rinnovata identità nazionale. Giorgio Napolitano, Roma 24 aprile 2009
sabato 25 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnato dalle più alte cariche dello Stato (il presidente del Senato Renato Schifani, quello della Camera Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi) ha reso omaggio al Milite Ignoto, deponendo una corona di fiori all’Altare della Patria in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Nella capitale è in programma anche la tradizionale manifestazione organizzata da Anpi e studenti che partirà da Porta San (...)

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> FESTA DELLA LIBERAZIONE --- 25 APRILE 2010. Liberazione libertà e l’Italia di oggi (di Tobia Zevi).

giovedì 29 aprile 2010

Liberazione libertà e l’Italia di oggi

di Tobia Zevi (l’Unità, 29 aprile 2010)

Festa della «Libertà» e festa della «riunificazione». Con questi due termini il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica hanno rispettivamente definito il 25 aprile appena trascorso, introducendo un punto di vista innovativo nelle celebrazioni. Ciò potrebbe di per sé essere considerato positivo: il rischio di queste manifestazioni, infatti, è soprattutto quello di trasformarle in rituali ripetitivi, stanchi, poco sentiti dalle persone. Le due parole introducono concetti diversi, che meritano una riflessione.

Perché «libertà» e non «liberazione»? Come è già stato notato da alcuni osservatori l’idea della liberazione implica una transizione, un movimento, una contraddizione. Ci si libera da qualcuno. Esattamente ciò che è avvenuto in Italia tra 1943 e 1945: una guerra civile, una lotta per il riscatto nazionale, molto sangue versato anche da chi aveva ragione, cioè i partigiani liberatori d’Italia insieme agli Alleati. Perdere questa dimensione storica, temporale, sofferta della nostra uscita dal nazi-fascismo significa rinunciare a comprendere davvero il senso di ciò che accadde, sia per esaltarne le pagine eroiche sia per ricordare gli errori che furono commessi.

Quanto all’idea della riunificazione, mi pare che oggi sia questa la chiave che restituisce il senso profondo della giornata. «Riunificare l’Italia» non vuol dire solamente accorciare la distanza scandalosa tra Nord e Sud, né soltanto individuare una «memoria condivisa» quando si discute della storia italiana. «Riunificare l’Italia», oggi, significa ricomporre i pezzi di un puzzle che rischia una disgregazione irrimediabile. Come? Integrando in maniera seria, lungimirante e umana donne e uomini che ogni giorno arrivano nel nostro paesi spinti dalla povertà o dalla guerra.

Provando a garantire a tutti i medesimi diritti e le stesse tutele, riducendo le moltissime ingiustizie cui si assiste quotidianamente.

Evitando che lungo tutta la penisola proliferino localismi ed egoismi di ogni genere, tanto che tutti sono d’accordo nel costruire parcheggi, ferrovie e centrali elettriche, purché non lo si faccia nella propria provincia. Ricucendo il solco che si è creato tra le persone comuni, le istituzioni e la politica, che rende il nostro paese ostaggio di una sfiducia endemica. In quest’ottica l’idea della riunificazione può davvero essere una chiave moderna e attuale per celebrare la Liberazione.

Perché occorre continuare a ricordare e a studiare un momento fondamentale della nostra storia, ma farlo impegnandosi a migliorare l’aspetto dell’Italia di oggi. Per impedire ai soliti quattro scalmanati col fischietto di essere, loro, i protagonisti di una festa di tutti.


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