DAL PRIMO CASO ALL’EMERGENZA MONDIALE
Come è nata l’infezione:
la cronologia degli avvenimenti
C’è stato davvero un ritardo nelle segnalazione? Ecco la ricostruzione dei fatti *
WASHINGTON - C’è stato un ritardo nel dare l’allarme sull’influenza suina? Difficile affermarlo con sicurezza, ma forse si è perso tempo prezioso. In particolare gli Stati Uniti - come ha riportato domenica il «Washington Post» - sostengono che le autorità messicane non avrebbero informato tempestivamente. E la Veratec, una società privata che ha sviluppato sistemi di intelligence sanitaria ipotizza una sottovalutazione. Certamente per l’opinione pubblica mondiale si è passati da zero a mille, come se l’epidemia fosse arrivata con un fulmine. Questa è la catena degli eventi in base a informazioni apparse sulla stampa e alle dichiarazioni delle autorità.
FEBBRAIO - Edgar Hernandez, 4 anni, di La Gloria (Municipalità di Perote, Veracruz), si ammala. Sembra una classica influenza. Viene curato, guarisce ma si ammalano altre persone del villaggio. Viene riportato il decesso di un neonato. Gli abitanti si lamentano della presenza di un gigantesco allevamento di maiali di proprietà di una compagnia Usa.
21 MARZO - A La Gloria muore un secondo neonato, sale il numero degli infettati. Il piccolo ambulatorio viene chiuso e le autorità mandano altri dottori. Ma ancora non si comprende che si tratta di qualcosa di eccezionale.
30 MARZO - Un cittadino canadese, tornato il 22 da un viaggio in Messico, viene ricoverato in gravi condizioni a Ottawa. I medici non identificano subito l’origine della malattia, i test danno esito negativo.
2 APRILE - Nella zona di Veracruz (Messico) la stampa locale segnala un aumento del 15% di un’influenza virulenta. I malati hanno problemi di respirazione, diarrea, vomito.
6 APRILE - Crescono i contagiati e il numero delle vittime. Gli abitanti di La Gloria rilanciano i sospetti sull’allevamento di maiali. Il Comune dispone la disinfestazione contro le mosche che popolano l’area, ma si comincia a indagare sulla situazione particolare di La Gloria. Su 3 mila abitanti del villaggio quasi 1.800 sono colpiti.
9 APRILE - All’ospedale di Oaxaca arriva una donna di 39 anni, Adele Maria Gutierrez Cruz. I familiari raccontano che sta male da una settimana. I medici riscontrano sintomi di una polmonite «atipica». Vengono prelevati dei campioni e spediti ad un laboratorio per i test.
10 APRILE - Nel sito della Veratect - questo è quanto afferma la società - compaiono le informazioni che riportano la situazione anomala. Chiunque può leggerle.
13 APRILE - Maria muore. Nuovo prelievo su fegato e polmone: i reperti sono inviati nella capitale ed al centro ricerche di Winnipeg (Canada), con il quale il Messico ha un accordo di collaborazione. 16 aprile - La malattia si diffonde a macchia di leopardo.
16 APRILE - Secondo una ricostruzione del Washington Post il Messico invia - il 16 o il 17, non si conosce la data precisa - un primo rapporto all’Organizzazione per la salute panamericana. Non è invece chiaro - aggiunge il quotidiano - quando e se l’Organizzazione mondiale (Oms) è stata avvertita. La Veratect sostiene di aver inviato email di allerta il centro ricerche CDC di Atlanta e al Dipartimento della salute in California. La stampa messicana aggiunge un particolare: è in questo momento che il CDC, dopo aver esaminato i tessuti di Maria, conferma che si tratta di influenza suina. Il quotidiano americano, invece, sposta questo evento al 23 aprile.
21 APRILE - Nuovi casi a Oaxaca mentre il Ministero della Salute registra l’esplosione dell’influenza in Bassa California, Chihuahua, Distretto federale (la capitale), Hidalgo, Veracruz, Tlaxcala.
22 APRILE - I rapporti messicani riferiscono di diversi decessi avvenuti tra il 17 e il 19 aprile. I canadesi mettono sull’avviso quanto si sono recati di recente in Messico ed hanno lamentato problemi respiratori.
23 APRILE - Si aggrava la situazione a Oaxaca e nel distretto federale. Gli ospedali sono affollati, aumentano i rischi di contagio.
24 APRILE - Diventa una crisi internazionale. Emergono casi negli Usa. L’Oms conferma i rischi.
26 APRILE - Per i messicani Adele Maria Gutierrez Cruz potrebbe essere la paziente zero: nella donna sarebbe avvenuta la mutazione del virus.
27 APRILE - Il governo brasiliano accusa i messicani di non aver dato adeguate informazioni. Le autorità sanitarie del Messico negano un legame tra l’epidemia e l’allevamento di maiali, confermano però che quello del piccolo Hernandez potrebbe essere stato uno dei primi casi. Poi sostengono che il virus non è nato in Messico ma forse è giunto dall’Asia.
Guido Olimpio
* Corriere della Sera, 28 aprile 2009