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ULTIMA NOTIZIA: FEBBRE ITALIANA.... MA COME SONO BRAVI QUESTI GIORNALISTI, QUESTI INTELLETTUALI ....

VERONICA E SILVIO: I BERLUSCONI BISTICCIANO!!! E NOI, INVECE DI PARLARE DEL COPYRIGHT SULLA PAROLA "ITALIA", PARLIAMO DEI LORO AFFARI DI FAMIGLIA. Avanti "popolo della libertà" - "forza Italia"!!! - a cura di Federico La Sala

Da Varsavia Berlusconi replica alle osservazioni di quella che è ancora sua moglie: «Anche la signora ha creduto a quello che hanno messo in giro i giornali, mi dispiace».
mercoledì 29 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] Intanto si sono chiuse le liste per le europee. Il deputato Pd Roberto Giachetti trova stucchevole e ipocrita il dibattito sulle candidature delle “veline”. "Perché non si parla anche dei velini?”, dice. “ Le candidature maschili avvengono forse in modo diverso? Tra queste c’è una selezione di merito? “.
E in effetti fra le ultime novità c’è la candidatura di Emanuele Filiberto di Savoia, reduce dal successo di “ballando sotto le stelle” nelle (...)

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> VERONICA E SILVIO: I BERLUSCONI BISTICCIANO!!! ---- Veronica divorzia - ho cercato di aiutarlo come si fa con chi non sta bene, è stato inutile ... e il Pdl fa la "svolta laica".

lunedì 4 maggio 2009

La signora Lario conferma anticipazioni di stampa. Il premier: sono addolorato La moglie accusa: ho cercato di aiutarlo come si fa con chi non sta bene, è stato inutile

Veronica divorzia Berlusconi la preoccupa

di Natalia Lombardo (l’Unità, 04.05.2009)

Veronica Lario chiude «il sipario» sul suo matrimonio: annuncia di voler divorziare da Silvio Berlusconi, per le sue frequentazioni di «minorenni». Ne dipinge una figura che non sta bene. Il premier vola a Arcore.

«La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni»: con parole che pesano come un macigno Veronica Lario annuncia di aver avviato la pratica di divorzio da Silvio Berlusconi. «Dopo 30 anni chiudo il sipario sulla mia vita coniugale», spiega, vorrebbe farlo «da persona comune e perbene, senza clamore. Vorrei evitare lo scontro». Il clamore è inevitabile, la notizia è nel colloquio pubblicato ieri da La Repubblica e da La Stampa, e confermata all’Ansa. Una bomba che ha fatto il giro del mondo.

La «goccia» che ha fatto traboccare il vaso, o anticipato i tempi, è stata la presenza del marito alla festa dei 18 di Noemi Letizia, la ragazza di Portici che, insieme alla madre, lo chiama «papi». Legata al Silvio Berlusconi imprenditore dal 1980, sposato nel ‘90, la signora Bartolini in Berlusconi, in arte Lario, ne parla come se si trattasse di un malato: «Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile». Inutile anche quell’ultima chance lanciata nel 2007 nella lettera a Repubblica.

La notizia piomba a Palazzo Grazioli di prima mattina. Dopo un consulto con Gianni Letta e Paolo Boniauti, Berlusconi lascia Roma con il fratello Paolo, e vola a Milano. All’una arriva in elicottero a Villa San Martino ad Arcore, pochi chilometri più in là vive Veronica, a Villa Belvedere di Macherio. L’ordine è: bocche cucite nell’entourage del cavaliere. È lui a dettare una nota secca: «È una vicenda personale che mi addolora, che rientra nella dimensione privata, e di cui mi pare doveroso non parlare». La linea decisa con il suo avvocato-deputato, Niccolò Ghedini. Tanto dolore, però, non ha impedito a Silvio di mostrarsi in maglioncino blu come uno showman sul cancello di Arcore. E verso le quattro è uscito in un fuoristrada.

La risoluzione finale

Veronica ha preso la decisione che stava «meditando» da dieci anni, racconta. Ha chiamato un’amica avvocata che si trovava in un’isola del Sud. Capri, forse, e potrebbe essere Anna Danovi Galizia, nota a Milano, specializzata in diritto di famiglia. La prima mossa di Veronica è stata l’invio della mail all’Ansa alle dieci e mezza di sera, martedì scorso, un fendente sul «ciarpame politico» che si stava spargendo in quelle ore, il gioco delle tre carte e delle tante «veline» da mettere in lista per le europee. Quelle che il premier ha ordinato di cancellare e ridurre. Un martedì d’angoscia, per la Lario, con la figlia Barbara ricoverata al San Raffaele per il rischio di un parto prematuro. Il padre, invece, da Napoli aveva fatto un blitz a Portofino per festeggiare i quarant’anni di Piersilvio, nato dal primo matrimonio con Carla Dall’Oglio.

La bomba polacca

Così la vera sorpresa per Berlusconi la vice mercoledì, quando a Varsavia è arrivato il colpo della mail di Veronica. Da tre giorni, quindi, il premier sapeva dell’imminente richiesta di divorzio, nonostante la tregua che sembra avesse siglato con la moglie sulla base di un accordo patrimoniale e una exit strategy meno dirompente per lui. Il quale, vista la brutta aria, il primo maggio è volato qua e là: dal concerto di Muti a Napoli alla decima visita a L’Aquila, terremotato terreno di propaganda, evitando «chiarimenti» milanesi, snobbando anche la Sardegna ormai senza G8.

Il «ciarpame» che ha colpito la signora Lario è il rapporto di Noemi con l’Imperatore. Non se la prende con lei, né con le veline, «figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica». Il marito l’ha accusata di «aver creduto alla disinformatia della stampa» e, peggio, si è ritrovata sulla prima di Libero le sue foto a seno nudo nello spettacolo teatrale in cui, nell’80, conquistò Silvio. Non è tenera con lei Daniela Santanché: «Veronica, hai toppato, come madre non puoi fare la principessa sposando il principe. Impara piuttosto a esistere da sola».


-  Intervista a Marcelle Padovani:

-  «L’unica che poteva colpire la sua ascesa era lei, i consensi caleranno»

-  La giornalista francese: il premier è il peggio dell’italiano
-  Ma Franceschini e Di Pietro non lo scalfiscono nemmeno un po’

di Federica Fantozzi (l’Unità, 04.05.2009)

Marcelle Padovani, corrispondente dall’Italia del Nouvel Observateur, analizza il fatto politico-mediatico del giorno.

Veronica divorzia. Finalmente?

«Nel fantastico consenso di Berlusconi, tra sondaggi e passerelle in Abruzzo, l’unica capace di colpirlo sulle ginocchia è sua moglie. Viene da dire: compagna Veronica. Non è originale, ma è quello che pensa la gente di sinistra».

I francesi come la pensano?

«Berlusconi è il peggio dell’italiano: esibizionista, seduttore senza qualità. La sua immagine all’estero è repellente. Parlo dell’opinione pubblica, non dei ceti intellettuali».

Lo pensano tutti tranne Sarkozy?

«Lui è un piccolo Berlusconi. Fa ragionamenti utilitaristici. Ma è sorprendente che al vostro premier siano attribuite tante liaison: è un antidoto a qualsiasi voglia di relazione sessuale». In Francia si chiedono come mai piaccia tanto agli italiani? «Certamente. Anche se comincia a serpeggiare un piccolo dubbio su come faccia Sarkò ad avere il 42% dei consensi quando dovrebbe averne molti meno...».

Stiamo esportando il modello?

«Ecco, sorge il dubbio che il peggio non susciti soltanto interesse ma anche simpatia».

La Francia ha avuto un presidente, François Mitterrand, con una figlia segreta. Come ha reagito l’opinione pubblica?

«Il presidente stesso ha reso pubblica la notizia quando sua figlia ha compiuto 18 anni. Ma lo sapevamo tutti. Mitterrand ha gestito la situazione con grande discrezione e signorilità. Senza dichiarazioni o comparsate. La sua doppia vita segreta è stata il contrario del berlusconismo e gli ha guadagnato l’indulgenza della maggioranza dei cittadini. Non c’è stato profumo di scandalo».

Non si può dire che la discrezione sia la caratteristica di Sarkozy, presidente bling bling...

«Sì, ha avuto divorzi e matrimoni lampo, figli su figli. In un certo senso è peggio del Cavaliere: lui è ricco di suo, ha yacht e ville, Sarkò deve mendicare. Come la vacanza in Messico ospite di un nababbo trafficante di droga».

Perché Veronica è esplosa?

«Forse la vicenda di Noemi, forse un accumulo. Ma è stato un gesto politico: ha voluto colpirlo. E l’ha colpito. Come Franceschini e Di Pietro non sono riusciti a fare».


l’Unità 4.5.09

Nemmeno Capezzone, il portavoce dice una parola. Pdl, divorzio nel silenzio

Nelle ore in cui Veronica Lario cala il sipario sul suo matrimonio con Silvio Berlusconi, sul palcoscenico del Popolo della Libertà va in onda lo spettacolo dei mimi. No comment. Silenzio tombale. Bossi a parte, gli esponenti della maggioranza non parlano. Staccano il telefono quando possono. Si pronunciano proprio se stretti in un angolo. Altrimenti si negano. Daniele Capezzone, per esempio, non vuole proferire parola non solo sul tema del divorzio, ma nemmeno su quello più politico dell’immagine che deriva al partito o al governo in generale: «Sarebbe la stessa cosa. Grazie molte. Buona domenica». E dire che di mestiere farebbe il portavoce del Pdl.

Giovanardi è via

Gli altri tacciono a cascata. Non sarà nemmeno un ordine di scuderia, è semplice buonsenso. Particolarmente silenti i cattolici, forse provati dalla distanza tra la difesa che si fa della famiglia in astratto e la macelleria che se ne fa in concreto. Eugenia Roccella, almeno dai tempi del Family day in prima fila quando si tratta fare barricate sulla difesa della vita, convinta che «solo il Pdl possa difendere la famiglia», non proferisce verbo e se cercata squilla a vuoto. Clemente Mastella, appena ripescato dal nulla per essere lanciato alle Europee gratis et amore Dei dopo il tiro mancino che giocò a Prodi un paio d’anni fa, non risponde a nessuno dei suoi due telefoni Passati due squilli,, il cellulare del ciellino Maurizio Lupi, alfiere dell’ala cattolica del Pdl, attacca con la segreteria. Formigoni irrintracciabile.

Impagabile Carlo Giovanardi. L’uomo fuggito dall’Udc di Casini probabilmente perché troppo laica, lo stesso sottosegretario che venti giorni fa dichiarava «o rilanciamo il modello della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, o siamo spacciati», ora senza nemmeno una punta d’imbarazzo spiega: «Sono via da due giorni, quando avrò letto le notizie mi potrò fare un’opinione e le saprò dire cosa è successo». Le saprò dire. Ma dove si trova, all’estero? «No: via».

Bossi, l’unico

Tace Italo Bocchino, tace persino Gasparri, un miracolo. Anche sul fronte laico nulla. Gianfranco Fini non ha intenzione di proferir verbo. Sul web magazine di Fare futuro sono espunti articoli che trattino Silvi o Veroniche. Abbiamo già dato. Anche l’ispiratore laico del presidente della Camera, Benedetto Della Vedova, preferisce parlare di calcio.

Al silenzio fanno eccezione in pochi, per lo più per dire che non vogliono far commenti. Solo il leader della Lega Umberto Bossi, coraggiosissimo, si spinge a dire in generale che «bisogna stare attenti a non far star male le mogli, quando ci sono figli». Ignazio La Russa, invece, confessa che «si vergognerebbe al solo pensiero di fare dichiarazioni al riguardo» . Il dettaglio, da solo, chiarisce tutta l’eccezionalità della giornata.



-  Il vizietto di Papisilvio

-  di Silvia Ballestra (l’Unità, 04.05.2009)

Sul divorzio del secolo (Veronica versus Silvio, una guerra in cui non si faranno prigionieri), niente sconti, niente trucchi e niente inganni. Come assidue tricoteuses sotto la ghigliottina, vorremo sapere tutto, vedere tutto, commentare tutto. Cattiveria? Macché! È il sacrosanto contrappasso che papi Silvio deve pagare. Non è stato forse lui ad abolire il privato? Non è stato forse lui negli ultimi quindici anni (e più), da regnante, a fare della vita privata un semplice ed efficace spot per il potere pubblico? Ricco nella vita e quindi bravo per forza a guidare un paese. Bravo con il Milan e quindi vincente per forza. Lumacone con le ragazze e dunque supergiovane a oltranza anche se va verso gli “ento”. Coi capelli, senza capelli, con bandana, senza bandana, con terremoto, senza terremoto. Tutto, ma proprio tutto, è stato al servizio del potere. Editore e padrone di tutto quel che di più raccapricciante si può immaginare nel campo della pornografia dei sentimenti, spiattellati davanti a tutti proprio perché privati. E Stranamore, e C’è posta per te, e Verissimo, e Chi e altro ancora. Che non si azzardi, papi Silvio, ad appellarsi alla privacy! Non può per il semplice motivo che la privacy per lui è solo un consiglio per gli acquisti, e quello che c’era da acquistare era lui: Silvio primo, il magnifico. Bene. Ora siamo tutt’occhi e tutt’orecchie. Anche i ciechi e i sordi capiranno finalmente cosa vuol dire controllare i media. Lo capiranno quando vedranno dispiegarsi in tutta la sua potenza il linciaggio mediatico dell’ex consorte, ora nemica in tribunale. Lui ha già cominciato, chiamandola “la signora”, alcuni zelanti direttori hanno già ubbidito, chiamandola “velina ingrata”. Ora il gioco si fa duro. Abbiamo pagato (carissimo) il biglietto, e ora vogliamo lo spettacolo. Buona visione.


La svolta laica

di Giovanni Maria Bellu (l’Unità, 04.05.209)

Sia chiaro. Due adulti consenzienti possono fare tra loro quello che vogliono. Basta che lo facciano a casa loro, oppure oscurino i vetri dell’automobile, e comunque non turbino l’innocenza dei bambini e, in definitiva, non commettano reati. A parte quelli imposti dal codice penale, i limiti al libertinaggio sono un fatto privato. Lo Stato non può, e non deve, pretendere di regolamentare la vita sessuale dei cittadini.

Il problema non è infatti la vita sessuale di Silvio Berlusconi (tralasciamo la questione delle minorenni in attesa dei doverosi accertamenti sulla loro età). Il problema è se un uomo pubblico debba o meno tenere una condotta di vita coerente con i principi che proclama. Se, cioè, sia accettabile che la stessa persona benedica il family day e divorzi, lanci proclami per la difesa della vita e condivida con la sua compagna un aborto al settimo mese, si circondi di sventole seminude e baci la mano al Papa. Il problema è se il capo della polis possa pretendere dai cittadini comportamenti che egli stesso non pratica.

La storia politica di un paese che anche il nostro premier considera un faro della democrazia, gli Stati Uniti, è punteggiata di carriere politiche distrutte da scandali sessuali. Tanto che il dibattito pubblico ha seguito un percorso opposto a quello italiano. Oggi si discute se questa pretesa di assoluta moralità - che ebbe nel caso Clinton-Lewinsky la sua manifestazione più esasperata - non sia eccessiva e puerile. Ma la pretesa di coerenza resta fuori discussione. Un anno fa il governatore dello Stato di New York, Eliot Spitzer, si dimise a furor di popolo quando si scoprì una sua relazione con una squillo d’alto bordo. Un altro forse se la sarebbe cavata facendo pubblica ammenda, ma Spitzer aveva costruito la sua carriera politica sulla moralizzazione: si faceva chiamare «Mr Clean». Ed era un puttaniere.

È una discussione che andrebbe fatta anche in Italia. Il nostro parere è che un leader politico debba dare l’esempio. Se passasse l’idea che il dovere della coerenza cessa a partire da un certo reddito o da una certa carica, il paese andrebbe in malora. Ma se ne può discutere. Si potrebbe anche arrivare alla conclusione che per governare l’Italia ci vuole un maniaco sessuale e che Berlusconi, con le sue uscite da vecchio satiro, non è ancora sufficiente. E che per tutelare la famiglia è indispensabile l’esperienza di chi ne ha distrutto un paio. E che la coerenza è la virtù dei cretini. E così via. Tutto è possibile nel nostro paese.

Ciò che sembra impossibile è proprio la discussione. Una notizia che ha fatto il giro del mondo è stata ridotta a una “breve” dai telegiornali pubblici e privati. I più devoti baciapile della destra sono diventati più laici di Pannella. E quel campione di coerenza di Daniele Capezzone, che di Pannella era seguace, è diventato muto. Il family day, evidentemente, era dedicato alla moralità dei cassintegrati e dei precari dei call center. Le scelte di vita individuali da qualche giorno sono diventate sacre. Salutiamo con gioia questa svolta laica del Pdl.


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