ARCHEOLOGIA DEL "SAPERE" E ANTROPOLOGIA DELLA "LETTURA":
IL "LUPO NEL DISCORSO" DEL "FEDRO" DI #PLATONE, LA "VOLPE E LA MASCHERA TRAGICA" NELLE "FAVOLE" DI #ESOPO E DI #FEDRO, E IL "CANTO DEL CAPRO" (LA NASCITA DELLA TRAGEDIA).
UN "LECTOR IN FABULA" PER PORTAR-SI OLTRE LA TRAGEDIA (DEL "MONDO COME VOLONTA’ E RAPPRESENTAZIONE" PLATONICO ) E LIBERARE SOCRATE DALLA APOLOGIA DELLA RETORICA ("CAVERNA") DEL PLATONISMO ("SERVO-PADRONE") E RIPRENDERE LA SMARRITA "#DIRITTA VIA" DELLA #COMMEDIA (#DANTE ALIGHIERI).
"IL LUPO E L’AGNELLO". NEL "FEDRO" DI PLATONE, a conclusione del suo primo intervento, Socrate dice parole fortemente critiche contro il caso di un filosofo-sofista che pretenda di "leggere" (o di essere una "persona che vuole amare", essere un "amante", un "#erastès") un "libro" (una "persona che vuole essere amata", un "amato", un "#eròmenos") interpretandolo egoisticamente: "Dunque o ragazzo mio, devi comprendere e convincerti che l’amicizia di un innamorato non nasce da affetto, ma è fame che cerca di saziarsi, e che come i lupi amano gli agnelli, così gli amanti adorano il fanciullo" ("Fedro", 241 d: "ὡς λύκοι ἄρνας ἀγαπῶσιν, ὣς παῖδα φιλοῦσιν ἐρασταί").
Che cosa questa considerazione "esopica" ed "esotica" dice? Non, forse, che, dopo i famosi "venticinque secoli" di "letargo", calcolati da Dante (Par. XXXIII, 94), l’umanità è ancora "bloccata" nell’orizzonte antropologico di un "compromesso olimpico" che non è né un #patriarcato né un #matriarcato, ma solo una naturalistica alleanza "edipica" (zoppa e cieca, sia dal lato femminile sia maschile)?
Benché Platone e Socrate e tutta la società greca avesse già acquisito consapevolezza che "comportarsi da filosofi" significava, come già #Eraclito e #Parmenide avevano ben chiarito, seguire il "Logos" ed essere pari di fronte alla "Legge", dopo millenni, si vorrebbe sentire anche un suono di festa e di liberazione dal giogo e dal gioco del "servo-padrone", ma all’orecchie continua a giungere solo il frastuono assordante del "canto del capro" ([quello a cui rinvia l’origine stessa della tragedia:https://www.treccani.it/enciclopedia/tragedia_(Enciclopedia-Italiana)/]), e nient’affatto e non ancora il suono del corno dell’ariete, quello di un vero giubileo - altro che quello di Bonifacio VIII.
"DE TE FABULA NARRATUR" (#ORAZIO). Esopo, e anche Fedro, forse, quando sollecitavano a riflettere sul caso della "volpe e la maschera" , a questo alludevano: a una tragedia di lunga durata. Una "volpe" (famosa per la sua capacità di sciogliere nodi e risolvere enigmi ), vistasi allo "specchio" di una bellissima "maschera tragica ["personam tragicam"], perse il suo stesso "cervello" (testa, intelligenza e astuzia) e divenne una onorata e famosa "persona", nello spettacolo fatale della tragedia della tradizione "giocastolaia" del platonismo occidentale (e planetario).
Dantedì, #25marzo 2025