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TEOLOGIE E PEDAGOGIE SENZA GRAZIA ("DEUS CHARITAS EST": 1 Gv., 4.8). Mentre si scrivono tante belle parole sull’amore, ci si rifiuta di vedere come la capacità di amare venga distrutta quando si è ancora bambini.

A DIFESA DELL’INFANZIA E CONTRO UNA PEDAGOGIA PREISTORICA, L’ACCUSA DI ALICE MILLER. LE AUTORITA’ SPIRITUALI DEL NOSTRO TEMPO SONO SORDE E CIECHE. Un brano dal suo nuovo saggio «Riprendersi la vita» - a cura di Federico La Sala

mercoledì 13 maggio 2009 di Federico La Sala
[...] Se la Bibbia e il Corano avessero proibito a chiare lettere di picchiare i bambini potremmo guardare al futuro con maggiori speranze. Le autorità spirituali che ci fanno da guida si rifiutano purtroppo pervicacemente di accogliere nella loro coscienza nuove informazioni di vitale importanza sui danni che le percosse possono produrre al cervello infantile. Non pensano minimamente a impegnarsi affinché i bambini vengano trattati con rispetto e a favore di un migliore futuro (...)

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> A DIFESA DELL’INFANZIA E CONTRO UNA PEDAGOGIA PREISTORICA -- La "Pe­da­go­gia Ne­ra" (Ka­tha­ri­na Rutsch­ky). Interv. a P. Perticari.

mercoledì 1 giugno 2016

      • CHI INSEGNA A CHI CHE COSA COME?! QUESTIONE PEDAGOGICA E FILOSOFICA, TEOLOGICA E POLITICA


Intervista a Paolo Perticari

LA CATENA INVISIBILE DEL MALE

realizzata da Barbara Bertoncin *

      • La pedagogia nera, quella che al suo fondo ha la forza e il suo uso, ma che spesso si ammanta di buoni sentimenti e progressisti; il principio di obbedienza che informa il rapporto genitori-figli, insegnanti-alunni, ma che può informare un’intera comunità; la diffidenza di Freud verso l’idea dell’innocenza dei bambini; l’esempio della Germania nazista e l’idea fuorviante della banalità del male o della persona comune che può scegliere il male. Intervista a Paolo Perticari.

Pao­lo Per­ti­ca­ri in­se­gna Pe­da­go­gia ge­ne­ra­le e Fi­lo­so­fia del­la for­ma­zio­ne al­l’U­ni­ver­si­tà de­gli Stu­di di Ber­ga­mo. Il li­bro di cui si par­la nel­l’in­ter­vi­sta è Pe­da­go­gia Ne­ra. Fon­ti sto­ri­che del­l’e­du­ca­zio­ne ci­vi­le (a cu­ra di Pao­lo Per­ti­ca­ri) , Ka­tha­ri­na Rutsch­ky, Mi­me­sis, 2015.
-  La pri­ma do­man­da è: che co­sa si­gni­fi­ca "pe­da­go­gia ne­ra”?
-  La pe­da­go­gia ne­ra è una real­tà piut­to­sto sub­do­la, vi­schio­sa, di cui non si col­go­no be­ne i con­tor­ni. Di si­cu­ro non si sta par­lan­do di pe­da­go­gia co­me di so­li­to la si in­ten­de, cioè co­me for­ma di in­ter­ven­to po­si­ti­vo, co­strut­ti­vo. Si sta par­lan­do di vi­ta, io cre­do, e nel­lo spe­ci­fi­co di ciò che di­strug­ge la vi­ta, cioè di pro­ces­si di­strut­ti­vi e a vol­te an­che au­to­di­strut­ti­vi. Si par­la di in­con­scio e di ri­mos­so, di ne­vro­si e di psi­co­si, di neu­ro­ni e di coa­zio­ni a ri­pe­te­re, at­ti mal­va­gi. Par­lia­mo di vio­len­za, di un ma­le in­de­ci­fra­bi­le, di cui si ha pe­rò la pos­si­bi­li­tà di ve­de­re gli ef­fet­ti. Pur­trop­po quan­do si ca­pi­sce che co­s’è, è già mol­to tar­di: c’è in­fat­ti il ri­schio che que­sto ma­le si sia in­stal­la­to in un or­ga­ni­smo sa­no mol­to in pro­fon­di­tà, che può es­se­re in una per­so­na, ma può an­che es­se­re una real­tà so­cia­le, co­me la fa­mi­glia o una col­let­ti­vi­tà. Le con­se­guen­ze di que­sto ma­le in­de­ci­fra­bi­le so­no gra­vi sem­pre per la vi­ta uma­na e qual­che vol­ta di­ven­ta­no in­cu­ra­bi­li.
-  Quan­do par­lia­mo di pe­da­go­gia ne­ra par­lia­mo di bam­bi­ni, e del­la vio­len­za lo­ro in­fer­ta, che può con­di­zio­na­re pe­san­te­men­te la lo­ro vi­ta. Non è det­to che un bam­bi­no che su­bi­sce la pe­da­go­gia ne­ra di­ven­ti una per­so­na con di­sa­gio men­ta­le, di­stur­ba­ta; pro­prio in vir­tù di que­sta espe­rien­za, po­treb­be es­ser­si fat­to la pel­le più du­ra e quin­di di­ven­ta­re una per­so­na che ot­tie­ne dei suc­ces­si. E tut­ta­via, una vol­ta che a un bam­bi­no è sta­ta spez­za­ta l’a­ni­ma, la per­so­na­li­tà, il suo sé nel pro­fon­do, que­sto ten­de a la­scia­re una trac­cia che pri­ma o poi si ma­ni­fe­sta, ma­ga­ri an­che mol­ti an­ni do­po.
-  Dun­que la pe­da­go­gia ne­ra è que­sta real­tà di vio­len­za e di abu­so sui bam­bi­ni che av­vie­ne per­lo­più nei con­te­sti fa­mi­lia­ri, in­ter-pa­ren­ta­li, quan­do le por­te di ca­sa si chiu­do­no. Può suc­ce­de­re che que­sta pe­da­go­gia ven­ga eser­ci­ta­ta an­che fuo­ri, nel­la scuo­la, nel­l’ex­tra-scuo­la, ma in real­tà la zo­na del­l’a­bu­so in­fan­ti­le ri­guar­da la re­te pa­ren­ta­le. Non stia­mo par­lan­do so­lo di vio­len­za fi­si­ca...
-  No, non stia­mo par­lan­do so­lo di vio­len­za fi­si­ca. Que­st’ul­ti­ma pe­rò non va sot­to­va­lu­ta­ta, per­ché si ten­de a pen­sa­re sia tra­mon­ta­ta, in­ve­ce non è co­sì. Una ba­na­le scu­lac­cia­ta in fin dei con­ti può es­se­re il pri­mo pas­so ver­so il ma­le.
-  Il li­bro di Ka­tha­ri­na Ru­tsch­ky è una sum­ma di ci­ta­zio­ni, an­che nel sen­so be­nia­mi­nia­no del ter­mi­ne. Ru­tsch­ky pro­po­ne bra­ni trat­ti da ma­nua­li, te­sti di teo­ria pe­da­go­gi­ca, bre­via­ri, li­bri di espe­rien­za, stru­men­ti edu­ca­zio­na­li, scrit­ti nel­l’ar­co di un pe­rio­do che va dal Di­ciot­te­si­mo se­co­lo fi­no ai pri­mi an­ni del Ven­te­si­mo se­co­lo.
-  Da tut­ti que­sti te­sti di edu­ca­zio­ne emer­ge una for­ma di ma­le su cui non si è an­co­ra ade­gua­ta­men­te ri­flet­tu­to den­tro la co­sid­det­ta Eu­ro­pa bor­ghe­se e ci­vi­le. Ci so­no an­che te­sti pro­gres­si­sti, ma po­ter­li leg­ge­re tut­ti in­sie­me in que­sta chia­ve ci con­sen­te di in­tra­ve­de­re una for­ma di or­ro­re ve­ro e pro­prio.
-  La pe­da­go­gia ne­ra è una for­ma men­ta­le, este­ti­ca, ci­vi­le, po­li­ti­ca, teo­lo­gi­ca. È un te­ma de­sti­na­to a non pas­sa­re fa­cil­men­te. Es­so im­pli­ca la tra­sfor­ma­zio­ne con­ti­nua del rap­por­to ge­ni­to­ri-fi­gli, ma an­che in­se­gnan­ti-stu­den­ti, mol­to lon­ta­na, di­stan­te dal­lo ste­reo­ti­po del­l’in­fan­zia co­me il pe­rio­do più fe­li­ce, gio­io­so e spen­sie­ra­to. Fin da su­bi­to, an­che le re­la­zio­ni af­fet­ti­va­men­te me­glio strut­tu­ra­te si am­ma­la­no di que­sta ci­fra del po­te­re so­vra­no, del co­man­do su­pre­mo, del­l’ob­be­dien­za as­so­lu­ta. Un’ob­be­dien­za da ot­te­ne­re ap­pun­to at­tra­ver­so la for­za, che un cor­po più mas­sic­cio, più gran­de im­po­ne su un al­tro cor­po de­ci­sa­men­te più in­di­fe­so, più pic­co­lo, con la vio­len­za sia fi­si­ca sia psi­co­lo­gi­ca. Ec­co, la pe­da­go­gia ne­ra di Ka­tha­ri­na Ru­tsch­ky dà una... [ con­ti­nua ] **

* Paolo Perticari insegna Pedagogia generale e Filosofia della formazione all’Università di Bergamo

** UNA CITTÀ n. 230 / 2016 aprile


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