«I seminaristi fuggono la sessualità»
intervista al teologo Eugen Drewermann,
a cura di Nathalie Versieux
in “Le Temps” del 25 marzo 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)
La riunione annuale dei vescovi tedeschi, che si svolge nel sud del paese da lunedì, avrebbe dovuto essere dedicata all’Afghanistan e all’invecchiamento della popolazione. Ma i prelati non hanno potuto far a meno di affrontare l’argomento che fa scandalo in Germania, dopo che, alla fine di gennaio, sono stati resi noti molti atti di pedofilia avvenuti all’interno di istituti cattolici famosi negli anni ’70 e ’80. Eugen Drewermann, teologo, psicoterapeuta ed ex prete, ritiene che la morale sessuale rigida predicata dalla Chiesa sia in parte responsabile degli abusi commessi.
Il presidente della Conferenza episcopale tedesca Robert Zollitsch ha chiesto perdono alle vittime. È l’inizio di una rimessa in discussione della Chiesa?
La Chiesa cattolica ha l’immagine di una istituzione sacra. Tutti gli errori commessi al suo interno sono messi in conto a persone fallibili, mai all’istituzione stessa. Questa distinzione tra persone e istituzione non autorizza la minima rimessa in discussione. La Chiesa è un apparato monolitico, con una forte gerarchia che deve incanalare la grazia di Dio dall’alto verso il basso, dal Cielo verso la Terra. In questo sistema, non c’è posto per una riflessione sulla fallibilità della struttura, eventualmente responsabile delle sofferenze sopportate dalle vittime, dai bambini della cui fiducia hanno abusato dei rappresentanti di Dio in Terra.
Lei vede un rapporto diretto tra la morale sessuale predicata dalla Chiesa e le violenze sessuali all’interno degli istituti scolastici cattolici?
La morale sessuale cattolica è indubitabilmente rigida e repressiva. Per un laico, è appena concepibile. Ma, dal punto di vista teologico, ogni emozione di ordine sessuale è considerata peccato grave quando ha luogo al di fuori del matrimonio. Questa concezione della sessualità è inserita nell’insegnamento ricevuto dagli adolescenti negli istituti cattolici. In conseguenza di ciò, si mettono in atto dei meccanismi di resistenza particolarmente forti ad uno sviluppo naturale della sessualità. La donna è intoccabile, sacra. Non c’è apprendimento naturale di un approccio al sesso femminile. La proibizione che circonda la donna può portare a delle fasi di omosessualità. Per un periodo abbastanza lungo, il contatto tra ragazzi maschi sembra in effetti lecito. La sessualità nascente, con il suo carico di pulsioni e di tentazioni, genera paura e senso di colpa. Non è più un segreto che molti uomini scelgano il mestiere di prete per sfuggire a questi pericoli.
Per lei, allora, la scelta del presbiterato sarebbe un modo di fuggire la propria sessualità?
Sì. Fuggono la sessualità che non hanno avuto il diritto di avere e questa fuga è perfino sacralizzata. Ciò che è particolarmente fatale in tutto ciò è che questo comportamento di difesa viene interpretato dalla Chiesa come un richiamo di Dio. Un giovane che si fa ordinare prete a 25 o 28 anni è condannato a restare per tutta la vita a questo stadio del suo sviluppo sessuale. La formazione dispensata nei seminari non contribuisce in niente alla maturità; tutti questi argomenti sono totalmente tabù. Coloro che hanno abusato di bambini non hanno scelto di diventare preti con l’intenzione di commettere un giorno tali crimini. Loro stessi sono per metà bambini!