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AL DI LA’ DEL MULTICULTURALISMO. LA NECESSITA’ DI UNO SPAZIO IDENTITARIO CONDIVISO ...

IMMIGRAZIONE, STRANIERI, CITTADINANZA: LA CRESCENTE DIVERSITA’ DELLE SOCIETA’ DEL XXI SECOLO E LE SOLUZIONI ANTISTORICHE E IRREALISTICHE CHE POPOLANO ANCORA LA NOSTRA IMMAGINAZIONE. "L’esclusione democratica e i suoi rimedi". Un’analisi di Charles Taylor - a cura di Federico La Sala

Il contenuto esatto del patto sociale, le basi della fiducia reciproca e la forma degli obblighi che ciascuno deve assumere nei confronti degli altri, tutto deve essere ridefinito, reinventato.
venerdì 15 maggio 2009 di Federico La Sala
L’ESLUSIONE DEMOCRATICA E I SUOI RIMEDI
La democrazia moderna è naturalmente favorevole a includere l’altro,
dal momento che essa è per definizione il governo di tutti.
Ma accanto a questa tendenza,
vi è sempre la tentazione dell’esclusione, dovuta al fatto che una democrazia funziona meglio quando i suoi membri
si conoscono tra loro, si fidano gli uni degli altri e sentono di avere obblighi reciproci.
L’arrivo di masse di immigrati e la concessione della cittadinanza attiva agli stranieri (...)

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> IMMIGRAZIONE, STRANIERI, CITTADINANZA ---- SECOLARIZZAZIONE. Charles Taylor, L’âge séculier. un vasto affresco della secolarizzazione dell’Occidente, con la preoccupazione di chiarire ciò che è successo collettivamente da un punto di vista religioso con l’avvento della modernità (di Élodie Maurot - Presumere di non credere)

venerdì 1 aprile 2011

Presumere di non credere

di Élodie Maurot (La Croix”, 31 marzo 2011 - traduzione: www.finesettimana.org)

Perché è diventato così difficile credere in Dio nell’Occidente moderno, mentre a priori era impossibile non credervi nel 1500? Questa domanda lancinante, ossessiva, ma anche stimolante, è il filo conduttore dell’ultima opera di Charles Taylor, L’âge séculier, che è appena stata pubblicata in francese, dopo la sua uscita in inglese nel 2007. In quest’opera voluminosa, il filosofo canadese, professore emerito dell’università McGill di Montréal, propone un vasto affresco della secolarizzazione dell’Occidente, con la preoccupazione di chiarire ciò che è successo collettivamente da un punto di vista religioso con l’avvento della modernità.

Secolarizzazione? Charles Taykir sa bene che questa parola essenziale rischia di essere una trappola. Comincia quindi metodicamente con il precisarne il senso, distinguendo tre definizioni della secolarizzazione. La prima consiste nell’evacuazione della religione dall’ambito dello Stato, poi in una separazione dei diversi ambiti sociali che acquisiscono così la loro autonomia. La seconda corrisponde ad una diagnosi del declino della fede e della pratica religiosa, “al fatto che le persone si allontanano da Dio e non vanno più in Chiesa”. A queste due definizioni, Charles Taylor ne aggiunge una terza che si concentra sulle condizioni del credere: la secolarizzazione corrisponde a quel movimento che ci fa passare da una società “in cui credere in Dio non è contestato, e appare di fatto non problematico, ad una società in cui si considera il credere solo un’opzione tra altre e, cosa più importante, un’opzione non ovvia”.

È questo terzo senso che attira tutta l’attenzione del filosofo, che cerca di capire come il “presumere di non credere” sia diventato dominante e che cosa ci abbi portati ad una società “in cui la fede, anche per il credente più determinato, è una possibilità tra altre”.

L’interesse di questo approccio è di allontanarci dalle letture fattuali della secolarizzazione: letture giuridiche o letture sociologiche, che si limitano spesso a misurare il declino delle credenze e il numero dei credenti. Ampliando il campo di visione, Charles Taylor mostra che la secolarizzazione rinvia di fatto ad un contesto globale di comprensione di sé e della società, nel quale si inscrivono la nostra esperienza e la nostra ricerca spirituale o religiosa. Per lui, il credere e il non-credere sono delle “condizioni vissute” e non solo “delle teorie o degli insiemi di credenze”.

Implicano le nostre sensibilità e i nostri immaginari, ed è ciò che interessa il nostro canadese. Il lungo racconto di Charles Taylor dispiega l’emergere progressivo di un mondo secolare in cui, per la prima volta nella storia, “un umanesimo puramente autosufficiente si presentò come un’opzione ampiamente disponibile”. Mette a profitto una vasta erudizione, di cui si noterà l’ampiezza dei riferimenti in francese. Quest’opera richiede, dobbiamo dirlo, molta pazienza da parte del lettore, un po’ soffocato da una “summa” che non si presta ad una lettura selettiva ma presuppone una immersione in apnea. Il suo vantaggio è tuttavia di offrire una comprensione della secolarizzazione più densa, più complessa, più ricca delle analisi che ne sono abitualmente date. Passando attraverso la Riforma protestante del XVI secolo, il deismo del XVIII secolo, poi la sua radicalizzazione verso un “ordine impersonale” puramente immanente, il filosofo mostra come l’“io poroso”, aperto al cosmo e a un “mondo incantato” popolato di forze religiose, ha progressivamente lasciato il posto ad un “io isolato”, individualizzato e responsabilizzato, che cerca la sua realizzazione nei limiti di questo mondo.

Questa lettura della modernità è anche impegnata. “Non rivendico una posizione di obiettività, libera da ogni ’impensato’”, riconosce Charles Taylor. Al contrario, parlo dalla prospettiva opposta: sono commosso dalla vita di san Francesco d’Assisi, ad esempio, ed è in parte il motivo per cui l’idea di una scomparsa di ogni aspirazione religiosa indipendente mi sembra poco plausibile.” Cristiano di confessione cattolica quanto amico della modernità, Charles Taylor rifiuta chiaramente l’idea che la secolarizzazione funzioni “per sottrazione”, come se la società secolare prendesse il posto del mondo religioso. Decostruisce così pazientemente l’idea diffusa secondo laquale la religione indietreggia sotto i colpi violenti della scienza: ciò che ha reso problematica il credere, non è la scienza, ritiene, ma “un nuovo senso della nostra identità e del nostro posto nel mondo”. L’itinerario scelto manifesta chiaramente come il mondo moderno emerga da forme anteriori del cristianesimo. “Il nostro presente è gravido del nostro passato”, riassume.

Questo itinerario, lo avrete capito, non suona la campana a morto del credere. Al contrario, Charles Taylor mostra come la modernità generi una varietà crescente di posizioni morali e spirituali, una “supernova” segnata da “una forma di pluralismo sfrenato sul piano spirituale”. “L’umanesimo esclusivo” e la fede cristiana ortodossa sono ormai lontani dall’essere le due sole opzioni possibili. Poiché se l’umanesimo secolare procura “un sentimento di invulnerabilità, un sentimento di successo nei confronti di un sentimento anteriore di cattività”, può anche essere vissuto “come un limite , se non una prigione, che ci rende ciechi o insensibili a ciò che esiste al di là di questo mondo umano”. “Si può avere facilmente la sensazione di perdere qualche cosa, di essere separati da qualche cosa, di vivere dietro uno schermo”, diagnostica. Questo disagio provocato dall’immanenza è così la fonte di una creatività, di un momento continuo nella storia del credere e del non-credere. “Siamo solo agli inizi di una nuova epoca di ricerca religiosa, di cui nessuno può predire il risultato”, conclude.


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