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RADICI EU-ROPEE. AMORE EU-ANGELICO (" CHARITAS"), IN FRANCESE E’ "CHARITÉ", MA IN VATICANO SCRIVONO "DEUS CARITAS EST" E "DIEU EST AMOUR". CHE CONFUSIONE!!! E CHE "LATINORUM"!!!

CHARITÉ : BERLINO RICORDA A PAPA RATZINGER IL NOME ESATTO DELL’ OSPEDALE E DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA. Una nota a margine di un evento - di Federico La Sala

giovedì 4 giugno 2009
STORIA E MEMORIA DELLA LIBERTÀ E DELLA LIBERAZIONE
ROSA LUXEMBURG (1870/71), ASSASSINATA A BERLINO NEL 1919, RITROVATA. IL SUO CORPO NELL’OBITORIO DELL’OSPEDALE "CHARITÉ" DELLA CITTÀ.
«Ora è sparita anche la Rosa rossa.
Dov’è sepolta non si sa.
Siccome disse ai poveri la verità
I ricchi l’hanno spedita nell’aldilà"»
(Bertolt Brecht, Epitaffio, 1919)
SCUOLE CATTOLICHE: A BERLINO (E NON SOLO), UN ORRORE SENZA FINE.
MESSAGGIO CRISTIANO E TRADIMENTO STRUTTURALE. La chiesa non ha più il (...)

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> CHARITE’: BERLINO RICORDA ---- Quanto a lungo vogliono i cattolici lasciarsi presentare cose simili dal loro personale di vertice?“Quanto a lungo volete ancora restare pecorelle?“ (di Matthias Katsch - Der Tagesspiegel, Berlino).

sabato 5 febbraio 2011


-  Der Tagesspiegel, Berlino - 26 gennaio 2011
-  Commentario di Matthias Katsch

-  “Quanto a lungo volete ancora restare pecorelle?“
-  (traduzione dal tedesco di José F. Padova)

-  http://www.tagesspiegel.de/berlin/wie-lange-wollt-ihr-noch-schaefchen-sein/3736296.html

-  Parole chiare. Matthias Katsch, 47 anni, diplomato dal Canisius-Kollegs, ha studiato fra l’altro Scienze politiche e Teologia. Lavora come trainer in Management. Sulla dittatura dello Stato della Chiesa e della morale sessuale rigida il dibattito pubblico è cambiato poco. Matthias Katsch è stato egli stesso vittima di abuso sessuale al Collegio Canisius. Qui valuta la situazione un anno dopo lo scandalo degli abusi sessuali.

La Chiesa cattolica in Germania si è posta di fronte alle questioni legate allo scandalo sessuale? Si danno forse già risposte? Purtroppo le cose non sembrano finora giunte a tanto. Sembra che le vittime, scomode, soltanto disturbino. Fino a oggi i vescovi non reagiscono alla richiesta da parte delle vittime di un dialogo diretto.

In sostanza il dibattito, che si cerca apprensivamente di evitare, dovrebbe orientarsi su tre aspetti, che all’interno dipendono l’uno dall’altro: la forma di ordinamento della Chiesa, la sua dottrina sulla sessualità e il collante che tiene insieme tutto: il denaro. Detto alla maniera antica si tratta quindi di ubbidienza, castità e povertà - e dell’uso snaturato, che la Gerarchia continuamente mette in pratica, di queste virtù allo scopo di mantenere il potere,.

La Chiesa cattolica è già da lungo tempo una dittatura spirituale dei chierici, una monarchia per lo più benevola, che si regge su questo o su quel buffone di corte. Con questa organizzazione essa è diventata molto vecchia. Naturalmente ci furono e ci sono correnti all’interno della Chiesa: di sinistra, liberale, ultraconservatrice e in mezzo l’ampia mainstream. Queste correnti alla fine però nulla hanno da comunicare al laico, se la gerarchia decide. Nel suo centralismo assolutistico la Chiesa nel mondo moderno è un anacronismo, mentre per alcuni essa rappresenta nello stesso tempo un qualcosa di fascinoso.

Senza opporre resistenza, le pecorelle sopportano tutto ciò che arriva dall’alto È anche vero che questo dominio da parte del clero già da molto tempo sarebbe giunto alla fine se la maggioranza dei cattolici non avessero collaborato a sopportarlo in silenzio. Non sempre approvando, ma in generale senza opporre resistenza, le pecorelle sopportano tutto quello che viene dall’alto, tengono per sé le loro riflessioni e permettono al Papa a Roma di passare per un brav’uomo. Domina una cultura del “come se”. Noi ci comportiamo come se seguissimo la vostra dottrina, e voi vi comportate come se non sapeste per niente che noi non lo facciamo. Da decenni le cose vanno avanti così.

Urge un confronto. Come prima del 1989 nelle dittature mummificate dell’Europa dell’Est, nel privato la gran parte dei credenti non si attiene a ciò che prescrive il ministero ecclesiastico, in particolare per le questioni riguardanti la condotta personale della vita, come la contraccezione, l’autoerotismo, i rapporti sessuali prematrimoniali, l’omosessualità, ma anche su temi come l’ecumenismo. Essi tuttavia non si oppongono apertamente, al massimo si richiamano alla loro personale coscienza. E vescovi e preti si comportano come se non ne sapessero nulla e si accontentano dell’ubbidienza simulata, finché la contraddizione non diviene palese.

Eppure questo accomodamento fra l’alto e il basso nella Chiesa cattolica non è tanto innocuo come vorrebbe apparire. Infatti i cattolici del mainstream tollerano anche la violenza che la Chiesa esercita contro i suoi critici. Questo non è inteso soltanto metaforicamente, perché vi sono vittime effettive, delle quali però all’interno dell’ambiente ecclesiastico non si può fare parola. Non soltanto teologi , pur sempre di specchiata fama anche se oggetto di misure punitive, che perdono il loro lavoro
-  [ndt.: p.es., Luigi Lombardi Vallauri, cacciato dall’Università Cattolica di Milano per aver espresso opinioni non allineate sul magistero papale - in generale vedi fra l’altro: http://avalonra.altervista.org/sections/03_Downloads/AvalonRa/Il%20libro%20nero%20della%20Chiesa.pdf] ,
-  ma per esempio centinaia di figli di preti, soltanto in Germania. Essi vengono mantenuti dalla Chiesa fintantoché restano nascosti e le loro madri sono disposte a rimanere nell’oscurità. Poi vi sono nella Chiesa i numerosi omosessuali occultati, che ora dovrebbero diventare i capri espiatori per i crimini sessuali degli ecclesiastici, ormai palesati.

L’avversione sessuale è l’arma più importante della Gerarchia nella lotta per il potere nella Chiesa. Anche se si comportano diversamente, il perpetuo predicozzo di minaccia dei pastori provoca in molti fedeli un senso di cattiva coscienza. Ciò aiuta a tenerli sotto controllo. Anche all’interno della Gerarchia le molteplici difficoltà del clero riguardo al celibato sono utilizzate quali strumenti disciplinari.

Preti hanno figli, preti hanno donne, preti hanno uomini, preti abusano di bambini come compensazione di una sessualità non vissuta o non vivibile. Tutto questo accade, ma verso l’esterno si tiene alto l’ideale dell’astinenza e della “sessualità senza sesso”. Questo infatti è un principio organizzativo perfetto per un’organizzazione transnazionale, che è tenuta insieme dall’assoluta fedeltà dei suoi quadri. In questo modo la Chiesa è oggi la più grande organizzazione transnazionale di gay di tutto il mondo, cosa sulla quale nel 2005 proprio un gesuita richiamò l’attenzione, nonostante per la Chiesa l’omosessualità vissuta sia considerata un peccato. Una morale più doppia di così non c’è. E ciò non stupisce, se si guarda al di là dell’orticello tedesco: in molti Paesi del mondo la Chiesa romana è un rifugio per gli omosessuali oppressi e perseguitati. Nessuno molesta questi uomini se non si sposano, nessuno analizza criticamente il loro amore per la musica, per la bella arte, per i vestiti e i profumi. Come membri del clero essi sono trattati con grande rispetto, tenuti in considerazione, importanti e spesso anche potenti.

Il celibato pretende troppo da molti uomini Il prezzo, che essi devono pagare, è l’ipocrita ripudio della loro natura. Rapporti di coppia vissuti fra uomini o donne sono un male, l’omosessualità celata, bloccata o messa a tacere è tollerata. Questi servitori della Chiesa sono i più fidati dei fidati. Essi rinnegano loro stessi, prendono perfino parte alla demonizzazione della sessualità, che essi hanno patito come insopportabile, e in questo modo rendono stabile la dittatura della Gerarchia. Che ora essi siano messi alla berlina per le azioni commesse dai loro colleghi in prevalenza eterosessuali, i quali hanno scaricato la loro immatura sessualità su piccole vittime, è un triste effetto finale.

Più volte inoltre viene respinto il pensiero di molti cattolici che l’avversione per la sessualità, la doppia morale e le forme organizzative della Chiesa, celibato compreso, sono intimamente collegati e potrebbero avere a che fare con le centinaia di crimini di abuso sessuale nell’ambito di istituzioni ecclesiastiche, ora diventate di dominio pubblico. Quindi la dottrina ecclesiastica sulla sessualità ha spianato la strada ai colpevoli alla volta delle loro vittime. L’esagerato spirito di corpo della Gerarchia ha poi impedito che agli autori degli abusi si ponesse un freno, men che meno che fossero consegnati alle Autorità giudiziarie penali. Il principio organizzativo della Chiesa è la subordinazione. Insieme alla rinuncia alla sessualità questo permette il dominio di poche centinaia di uomini su 400.000 preti e un miliardo di credenti. In contraccambio per la loro fedeltà il vertice della Chiesa protegge i suoi collaboratori, se si trovano in difficoltà.

Il celibato quindi sovraccarica molti uomini. Perciò un trasgressore del celibato può contare all’interno del mondo ecclesiastico su molta simpatia e comprensione, anche presso i fedeli e naturalmente i propri confratelli, che magari stanno lottando sullo stesso fronte. Così crimini di abuso sessuale su bambini sono intesi soprattutto come peccati del colpevole contro il suo voto religioso. Sotto questo aspetto le vittime non erano proprio tenute in conto. I sensi di colpa delle vittime sono ancor più rinforzati dalla dottrina sessuale della Chiesa. Più tardi questi sensi di colpa provvedono a che le vittime tacciano per lungo tempo. Esse si sentono colpevoli. Così il cerchio si chiude.

La florida situazione economica della Chiesa corrompe Oltre a ciò arriva il collante, che tiene insieme il tutto: il denaro. I membri degli ordini promettono la povertà soltanto formalmente. Clero e gerarchia hanno sovente messo da parte questo ideale. Nondimeno la fiorente situazione economica della Chiesa è corruttrice. I versamenti della società civile e i contributi delle tante pecorelle, incassati tramite lo Stato, servono soprattutto a mantenere il cartello di potere interno alla Chiesa. Nessun membro della Chiesa può avere voce in capitolo sull’impiego dei soldi incassati.

Le organizzazioni a fini sociali, sovente attribuite alla Chiesa come la Caritas, lavorano alla stregua di moderne imprese economiche e nulla hanno a che fare con i contributi dei fedeli. Di regola più del 90 percento dei costi di tali Enti sono pagati direttamente dallo Stato. Lo stesso accade per gli ospedali ecclesiastici, per le scuole, per le case di riposo per anziani.

Coloro però che dovrebbero essere i destinatari della carità cristiana sono persi di vista: invece che verso i veri poveri e bisognosi, le offerte caritatevoli si orientano per lo più verso gli strati sociali medio e alto. Ciò è non soltanto lontano dalle beatitudini del Nuovo Testamento, ma in uno Stato moderno è semplicemente inutile. Senzatetto, malati di AIDS, profughi ricevono in proporzione solamente una piccolissima parte dell’attenzione della Chiesa e dei suoi mezzi finanziari. L’impegno di molti combattenti individuali in questo settore deve essere tenuto in grande considerazione, ma non è tale da influenzare la percezione che in Germania si ha della Chiesa cattolica.

Ascoltare e farsi coinvolgere anziché minimizzare e smentire E adesso arrivano le vittime della violenza sessuale in istituti e scuole e chiedono soldi alla Chiesa quale risarcimento per il loro patimento e come indennizzo per la loro vita rovinata. Tuttavia come reagisce la Chiesa di quel Figlio dell’Uomo che aveva detto: “Beati sono i poveri”? Blocca, barrica, rinvia. Allo stesso tempo sottolinea che per risarcire le vittime non potrebbero essere utilizzati i soldi della tassa per la Chiesa [ndt.: in Germania l’imposta ecclesiastica è pagata individualmente e personalmente da chi dichiara di appartenere a una Chiesa, sia cattolica, sia protestante, o altra]. Perché no? I contributi dei fedeli non sono forse destinati al sostentamento della loro Chiesa? E questa Chiesa non ha totalmente fallito? La Gerarchia, perché ha messo a tacere lo scandalo, e i fedeli, perché hanno permesso che la Gerarchia lasciasse fare? Non dovrebbero anche adesso affrontare insieme le conseguenze?

L’anno scorso si sono incontrati due volte a Berlino, all’ “Eckiger Tisch” [ndt.: gruppo di vittime di abusi da parte dei Gesuiti], vittime di abusi sessuali e rappresentanti dell’Ordine dei Gesuiti, fra i quali il Provinciale responsabile negli anni ’70 e il suo attuale successore. Essi hanno ascoltato per sei ore e posto domande alle vittime, che hanno riferito sulle offese subite come pure dei tentativi andati a vuoto di trovare allora ascolto. Questo difficile confronto è stato un momento storicamente significativo per il modo in cui la Chiesa potrebbe comunicare: ascoltare e farsi coinvolgere anziché minimizzare e smentire.

Eppure nella Chiesa in generale un dialogo sui problemi qui toccati è finora rifiutato. Gerarchia e fedeli invece sfiorano soltanto il tema. Come alla Domenica di Pasqua 2010, quando tutto il mondo aspettava una parola chiarificatrice del Papa circa i casi di abuso e invece il capo del Collegio cardinalizio assicurò al Papa la fedeltà incondizionata della Gerarchia e definì la discussione circa i bambini oggetto di abusi come “Ciance del momento”.

Quanto a lungo vogliono i cattolici lasciarsi presentare cose simili dal loro personale di vertice? Quando diranno finalmente: “Adesso basta”? Finché i credenti, che al di fuori della Chiesa, nella vita vera, si comportano come cittadini dello Stato adulti e consci della propria responsabilità, mentre all’interno della Chiesa se ne stanno come pecore non cresciute alla maggiore età, la pia dittatura va avanti.


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