L’impudente imprenditore che gestisce il governo come fosse un suo feudo personale, è alleato di un partitino razzista e inseguito dagli scandali sessuali
L’incontro tra Obama e la sua antitesi l’Imperatore italiano
Come sarebbe stato bello essere una mosca il 15 giugno quando Barack Obama ha incontrato Silvio Berlusconi!
di Federika Randall, The Nation *
Berlusconi, l’impudente imprenditore miliardario che gestisce il governo italiano come fosse un suo feudo personale. Proprietario di diverse emittenti tv, riviste e quotidiani. Creatore di ministre giovani ed attraenti ma con poche credenziali professionali. È l’uomo che si è cucito addosso la totale immunità giudiziaria, tanto che quando il suo avvocato inglese, David Mills, cui si deve la creazione della catena di conti correnti offshore, è stato recentemente condannato per aver intascato da Berlusconi una grossa mazzetta per testimoniare il falso sui suddetti conti correnti, Berlusconi non è stato nemmeno sfiorato dalla giustizia.
«L’Imperatore», come l’ha definito il 3 maggio sua moglie, Veronica Lario, annunciando la sua intenzione di chiedere il divorzio. L’uomo che ama intrattenere gli ospiti (come l’ex premier ceco Mirek Topolanek) nella sua villa privata in Sardegna con dozzine di giovani donne appetitose, alcune minorenni, per piacevoli pomeriggi di musica e topless accanto alla piscina.
Il burlone che ha commissionato l’oscenamente servile inno «Meno male che Silvio c’è» e che, tra una applicazione e l’altra di fondo tinta e botox, e tra un lifting e un trapianto di capelli assomiglia sempre più al leader nordcoreano Kim Jong Il, anche sotto il profilo della lacca per capelli e del bavaglio alla stampa. Il dispensatore di «panem et circenses» che tre giorni prima delle elezioni è apparso in tv, ha guardato fisso nella camera e ha negato di aver già venduto la star della sua squadra di calcio, il Milan (e invece Kakà era stato venduto). Il gentiluomo che non ha protestato quando il tabloid di destra Libero ha pubblicato in prima pagina le foto della moglie Veronica a seno nudo durante uno spettacolo teatrale di molti anni fa e non ha protestato nemmeno quando Il Giornale ha pubblicato le foto del suo presunto amante.
In breve, il politico il cui Pdl ha preso più voti di tutti (35%) in occasione delle elezioni per il Parlamento Europeo del 6-7 giugno. Un solo motivo di conforto per la maggioranza che non lo ha votato: Berlusconi si aspettava un successo ben più clamoroso. Fino a due giorni dalle elezioni era ancora convinto che il Pdl avrebbe preso almeno il 45% consentendogli di superare il 50% dei suffragi insieme al suo alleato: il partito xenofobo e anti-immigrati della Lega Nord. Della cui visione angusta e piena d’odio Berlusconi ora è più che mai ostaggio.
I partiti xenofobi non hanno trionfato solo in Italia. In Olanda, Austria, Ungheria e Finlandia, partiti nazionalisti di estrema destra hanno ottenuto percentuali tra il 10 e il 18% e persino in Gran Bretagna l’estrema destra ha ottenuto due seggi. In tutta Europa i partiti socialdemocratici hanno ottenuto risultati deludenti mentre sono andati bene i conservatori. Ma l’Italia è un caso a parte a causa dell’immenso potere mediatico di Berlusconi, dei molti rinvii a giudizio collezionati e del suo sfacciato conflitto di interessi. E non di meno gli italiani votano per Berlusconi per alcune delle ragioni per le quali altri europei votano per la destra radicale.
Anzitutto Berlusconi è un faro per quel quasi 25% dei lavoratori italiani titolari di esercizi commerciali e di piccole imprese di servizi - un po’ come «Joe l’idraulico». Questo settore, a lungo sotto la tutela della Dc, al momento non ha gli strumenti per affrontare la concorrenza di mercato del ventunesimo secolo ed è colpito duramente dal declino economico. Molti di loro, comprese le piccole aziende manifatturiere che fanno profitti in periodi di vacche grasse, sono cronici evasori fiscali, realtà che Berlusconi, come ha fatto capire da tempo, tollera e non contrasta.
In secondo luogo, Berlusconi e i suoi alleati hanno investito pesantemente nella politica della paura e dell’odio. Facendo la sua comparsa a Milano il giorno prima delle elezioni, nell’ultimo disperato tentativo di strappare qualche voto alla Lega Nord, Berlusconi ha dichiarato che aveva visto così tante facce nere da fargli sembrare Milano una «città africana». Il governo non ha una politica economica in grado di affrontare la disoccupazione e l’impoverimento causato dal processo di globalizzazione. Attaccare gli immigranti è la sola vera strategia di Berlusconi.
Ma Berlusconi potrebbe essere la rovina di se stesso. E la «questione femminile» - le legioni di seducenti giovani veline che ama portare ai vertici della politica, i suoi legami non chiariti con Noemi Letizia, adolescente napoletana che aspirava a diventare velina, le accuse di sua moglie secondo cui sarebbe «malato» e «frequenta minorenni» - potrebbe essere la sua Waterloo.
Ad un incontro di Confindustria, Berlusconi ha tentato di adulare la presidente degli industriali, la 44enne Emma Marcegaglia, dicendole che sembrava «proprio una velina», uno sciagurato passo falso. Sì, gli imprenditori hanno allevato Berlusconi sperando di ottenere favori dal suo governo. Ma non pensano - e non lo pensa Emma Marcegaglia - che si troverebbero meglio nell’harem dell’imperatore.
© 2009, The Nation Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
* l’Unità, 17.06.2009.