L’UNICO BENE E’ LA VIRTU’ *
Se uno vuole essere felice, si convinca che l’unico bene è la virtù; se pensa che ce ne sia qualche altro,
prima di tutto giudica male la provvidenza, perché agli uomini onesti capitano molte disgrazie e perché tutti i beni che
essa ci ha concesso sono insignificanti e di breve durata, se paragonati all’età dell’universo.
11 Conseguenza di questi
lamenti è che non manifestiamo gratitudine per i benefici divini: deploriamo che non ci capitino sempre, che siano
scarsi, incerti e caduchi. Ne deriva che non vogliamo vivere, né morire: odiamo la vita, temiamo la morte. Ogni nostro
disegno è incerto e non siamo mai pienamente felici. Il motivo? Non siamo arrivati a quel bene immenso e insuperabile
dove la nostra volontà necessariamente si arresta: oltre la vetta non c’è niente.
12 Chiedi perché la virtù non provi
nessun bisogno? Gode di quello che ha, non desidera quello che le manca; per essa è grande quanto le basta. Abbandona
questo criterio e verranno a cadere il sentimento religioso, la lealtà: chi vuole mantenere l’uno e l’altra deve sopportare
molti dei cosiddetti mali, rinunciare a molte cose di cui si compiace come se fossero beni.
13 Scompare la forza
d’animo, che deve mettere se stessa alla prova; scompare la magnanimità, che non può emergere se non disprezza come
cose di poco conto tutti quei beni che la massa desidera e tiene nella massima considerazione; scompaiono la gratitudine
e i rapporti di gratitudine, se temiamo la fatica, se pensiamo che ci sia qualcosa di più prezioso della lealtà, se non
miriamo al meglio
*
LUCIO ANNEO SENECA,
Lettere a Lucilio
Traduzione da
Edizione Acrobat a cura di Patrizio Sanas
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