"SONO" O NON "ONOS"?! IDENTITA’ E DIFFERENZA: RICOMINCIARE A PENSARE CON L’ASINO,
RIPRENDERE I SENTIERI INTERROTTI, E PORTARSI OLTRE LA TRAGEDIA...
Se si considera che la #parola #àsino "(lat. asĭnus, der. da un vocabolo preindoeuropeo affine al sumerico #anśu «asino», come il gr. ὄνος «asino»"), in greco è "#onos", guardando-si allo #specchio e "ragliando" in italiano, "onos" diventa "#sono" (nel doppio senso del verbo "#essere" e del verbo "#sonare") e si ritrova (a ben voler-si) l’altra "faccia" di sé... "lO" come "sé" e "I-O" (a mal voler-si), "I-O", "I-O" come "asino".
Non è il caso e il tempo, con #Dante-#Ulisse e #Kant e Nietzsche, andare oltre "Scilla e Cariddi" e oltre le colonne d’Ercole del "bene e del male", e, "imparare ad amare" "sé come un altro" (Paul Ricoeur)?!
Per ripensare la #hamletica questione, forse, è bene rileggere L’asino d’oro", "Le metamorfosi" di #Apuleio, ecc. ecc. fino a passare, poi, dalla strada dell’asino alla strada dell’auto (con Le Corbusier), si cfr. GiordanoBruno, "Cabala del Cavallo Pegaseo con l’aggiunta dell’Asino cillenico"; e, anche, l’ articolo "Una forza umile e inquieta / Giordano Bruno tra asinità e conoscenza" di Ugo Morelli (Doppiozero, #17febbraio 2018).