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PER LA CRITICA DEL CAPITALISMO E DELLA SUA TEOLOGIA "MAMMONICA" (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006).

"CHI" SIAMO NOI, IN REALTÀ. RELAZIONI CHIASMATICHE E CIVILTÀ: UN NUOVO PARADIGMA. CON MARX, OLTRE. Un saggio di Federico La Sala

LO SPIRITO CRITICO E L’AMORE CONOSCITIVO. MARX, IL "LAVORO - IN GENERALE", E IL "RAPPORTO SOCIALE DI PRODUZIONE - IN GENERALE".
giovedì 14 marzo 2024
"CHI" SIAMO NOI, IN REALTÀ. Relazioni chiasmatiche e civiltà. Lettera da ‘Johannesburg’ a Primo Moroni (in memoriam)
(PER LEGGERE il saggio, aprire il pdf, vedi anche allegato, in fondo.
HEGEL E L’AUTOCOSCIENZA - DALLA RELAZIONE DIALETTICA AL DIALOGO: "L’autocoscienza attraversa nella sua formazione o movimento questi tre stadi: 1. quello del desiderio [Begierde], in quanto rivolto ad altre cose; 2. quello della relazione signoria-servitù, nella misura in cui l’autocoscienza si rivolge ad (...)

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> CON MARX, OLTRE. UN NUOVO PARADIGMA: DAL "LAVORO - IN GENERALE" AL "RAPPORTO SOCIALE DI PRODUZIONE - IN GENERALE". ---- Quel Marx necessario alla critica del presente (di Marcello Cini)

giovedì 25 ottobre 2012

.Materiali/ UN ESTRATTO DAL PRIMO NUMERO DELLA RIVISTA «IL MANIFESTO»

-  Quel Marx necessario alla critica del presente

-  di Marcello Cini *

      • Questi che seguono sono brani di un articolo pubblicato sul primo numero della rivista «il manifesto». Aveva come titolo «Il satellite della Luna e analizzava il progetto Apollo della Nasa, progetto sintomatico non solo del ruolo della scienza, ma anche della necessità di analizzare a fondo come avviene la produzione scientifica.

È stato già più volte osservato che due sono essenzialmente le conseguenze del «consapevole uso tecnico della scienza». La prima si riferisce all’aumento della produttività del lavoro, ossia consiste nella costante diminuzione del tempo di lavoro socialmente necessario alla produzione dei beni di cui, a un dato stadio del suo sviluppo, la società ha bisogno. La seconda consiste nella «moltiplicazione del valore d’uso del lavoro, ossia delle branche della produzione. «In modo continuo e necessario - afferma Marx - la produzione capitalistica sviluppa da una parte l’intensità della forza produttiva del lavoro, e dall’altra parte la differenziazione illimitata delle branche d’attività».
-  Ora, questi due effetti operano in modo assai differente nell’ambito dell’evoluzione del sistema capitalistico.

Il primo entra in contraddizione diretta e inconciliabile con il processo di valorizzazione del capitale basato sull’identificazione fra valore di scambio e tempo di lavoro, e sulla conseguente appropriazione capitalistica del plusvalore prodotto dall’uso della forza lavoro (...).

Il secondo effetto, tuttavia, agisce in senso opposto. Sviluppando in modo continuo la possibilità di creazione di nuovi beni non solo permette continuamente l’assorbimento nelle nuove branche produttive della forza lavoro eccedente, assicurandone quindi il mantenimento nella condizione di merce, ma moltiplica altresì i valori d’uso della forza lavoro, producendo una sempre crescente differenziazione della forza lavoro dal lavoro manuale fino alle forme più elevate di lavoro intellettuale. In altre parole il secondo effetto dello sviluppo scientifico e tecnologico tende a rafforzare ed estendere i rapporti di produzione capitalistici a tutti i livelli della struttura sociale.

Se ora consideriamo il modo di operare di questi effetti contrastanti in stadi diversi di sviluppo del sistema capitalistico, ci accorgiamo che, nell’ambito dello stadio concorrenziale, il primo effetto sovrasta largamente sul secondo, ed è per di più incontrollabile dai singoli, in conseguenza dell’anarchia che domina nel processo di scambio. Non a caso nell’analisi del capitale che ha soprattutto per oggetto un modello concorrenziale, l’uso capitalistico della tecnica viene essenzialmente identificato con l’introduzione di macchinario per aumentare la produttività di lavoro. (...)

A livello di capitalismo monopolistico tuttavia, non solo le enormi possibilità di produzione scientifica stimolata e pianificata permettono di assicurare la creazione di sempre nuovi sbocchi di consumo, ma diventa possibile controllare e regolare, anche se non completamente, l’effetto dell’aumento della produttività del lavoro, in conseguenza dall’attenuazione del meccanismo concorrenziale, o per lo meno della sua trasformazione. L’identificazione perciò tra sviluppo delle forze produttive, in quanto fattore che entra in conflitto con i rapporti capitalistici di produzione, e lo sviluppo della scienza e della tecnica quale esso si realizza nella società capitalistica matura, perde gran parte della sua giustificazione teorica, e quindi del suo reale valore conoscitivo. (...)

L’assunzione da parte dello stato capitalistico del compito di pianificare lo sviluppo della ricerca scientifica come proprio interesse vitale è uno degli aspetti più caratteristici e importanti di questo «intreccio fra tecnica e potere» fra forze produttive e rapporti di produzione. In particolare la pianificazione della ricerca spaziale (...) rappresenta l’esempio più chiaro di sviluppo capitalistico della scienza, di un processo cioè in cui le forze produttive vengono «plasmate» dal capitale, e non semplicemente «usate», come pretenderebbe una ingenua visione meccanicistica, quasi fossero zappe o tòrni.

La scienza non è solo soluzione di problemi che si incontrano casualmente per la strada, è un processo in cui posizione e formulazione di problemi nuovi procede di pari passo con la loro soluzione. Nella fase della scelta e della posizione dei problemi, i rapporti di produzione capitalistici giocano un ruolo tanto più determinante quanto più ingenti sono gli investimenti in uomini e mezzi necessari, e quanto più importanti sono gli obiettivi ai fini dello sviluppo e del rafforzamento del sistema. Come negare che oggi saremmo di fronte a una scienza diversa, come contenuti, metodi, importanza stessa delle diverse discipline, se la ricerca negli Stati Uniti non fosse stata negli ultimi venti anni condizionata in larga misura dalle necessità economiche, politiche e militari di espansione del capitalismo?

* il manifesto, 24-10.2012


-  Elegante antidogmatismo

-  di Valentino Parlato *

Anche Marcello ci ha lasciato e con lui rischiamo di perdere la memoria di stagioni straordinarie di lotta politica e intellettuale. I suoi libri e i suoi scritti sulla «Rivista» e poi sul «manifesto» quotidiano sollevavano polemiche e discussioni che animavano il dibattito culturale, che allora era molto vivo.

La discussione era contro la neutralità della scienza, al di fuori e contro ogni ortodossia. Marcello era uno scienziato raffinato e sempre curioso; nemico di ogni dogmatismo. Discutere con lui, leggere i suoi scritti apriva la mente anche ai molti di noi che non avevano dimestichezza con la scienza, ma da quei dibattiti imparavano molto anche nel loro specifico impegno culturale, letterati e storici di cui Marcello è stato un maestro.

Adesso abbiamo perduto un maestro e la stagione è assai brutta.. Sarà molto utile rileggere i suoi scritti. Siamo in una fase culturale della dimenticanza, della cancellazione del passato per vivere o sopravvivere in un confuso presente. Sforziamoci di non dimenticare Marcello.

* il manifesto, 24.10.2012


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