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Politica

Lettera al direttore di una studentessa calabrese di Scienze politiche

Dubbi, sconforto e smarrimento
giovedì 25 giugno 2009 di Vincenzo Tiano
Egregio direttore Emiliano Morrone,
a pochi giorni dal ballottaggio elettorale riguardante l’elezione del Presidente della Provincia di Cosenza, il mio sato d’animo e quello di altri cittadini sangiovannesi è pressochè “confuso”. Queste poche righe, scritte senza nessun doppio fine, non credo cambieranno nulla, ma spero favoriscano una presa di coscienza da parte di tutti coloro, candidati e non, che stanno facendo della politica uno “spot pubblicitario”.
Sono (...)

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> Lettera al direttore di una studentessa calabrese di Scienze politiche

sabato 20 giugno 2009
Cara Maria Francesca, caro Emiliano, c’è un elemento di fondo da valutare nella politica italiana: quello per cui ricoprire cariche istituzionali e di partito equivale al conferimento di privilegi. Economici e di status. Più volte e da più parti, è stato sottolineato che i costi della politica sono eccessivi. Il libro "la casta" è stato la dimostrazione più importante a riguardo. L’analisi di questo elemento spiega perchè ci si pongono certe domande, come quelle di Maria Francesca. E spiega perchè c’è accanimento verso le candidature, spiega perchè la politica si fa solo nei periodi di campagna elettorale. Sono da anni impegnato in politica. In particolare il mio attivismo si è sviluppato all’università, ragion per cui mi trovo ancor oggi a sostenere gli esami con netto ritardo. Con Maria Francesca, se credo di aver capito chi è, ho fatto l’esame di statistica nonostante ho qualche anno più di lei. L’impegno politico, l’attivismo, la militanza mi hanno costretto a trascurare gli studi. Ho combattuto all’università per l’affermazione dei diritti degli studenti, ho lottato affinchè fra studenti e lavoratori ritornasse un sentimento di solidarietà politica e sociale. Ho organizzato e partecipato a manifestazioni, sit-in, iniziative. Ho urlato, col megafono in mano lungo, il ponte P. Bucci dell’Unical contro i tagli alla scuola pubblica imposti dai governi di centrodestra e centrosinistra. Ho urlato in faccia all’allora ministro dell’Università Fabio Mussi affinchè si dimettesse a seguito dei tagli che il suo governo aveva operato nei confronti dell’istruzione pubblica. Con l’impegno di tutti i compagni e le compagne siamo riusciti a far liberalizzare gli appelli della Facoltà di Scienze Politiche mostrandoci con la forza delle nostre idee e delle nostre lotte. In una parola ho fatto Politica. In quest’ultima tornata elettorale per la Provincia di Cosenza mi sono candidato con il mio partito, il Partito Comunista dei Lavoratori. Abbiamo avanzato una proposta, riprendendo una parola d’ordine storica della sinistra, quella per cui gli eletti non devono avere nessun privilegio a confronto dei loro elettori. Ovvero gli eletti devono percepire un’indennità non più alta al salario medio di un operaio. Questa proposta non deriva da un’idea buonista o romantica della politica, ma dalla coerenza con un principio di democrazia. L’affermazione di questo principio potrebbe essere la risposta ai quesiti posti da Maria Francesca in un periodo in cui si fa politica solo per l’incetta di voti e per il raggiungimento di una posizione di privilegio e non più come arte al servizio dei bisogni collettivi. Non si fa più politica per la gente, ma per se. Ho ascoltato il comizio conclusivo del presidente oliverio ieri dietro via Roma: quanta ipocrisia. Si è espresso contro il voto di scambio, dicendo che lui e la sua coalizione, a San Giovanni in Fiore in particolare, non hanno mai giocato sul bisogno della gente. Bugiardo! Hanno speculato sul bisogno della gente per anni. Ci saremo mica scordati del Reddito minimo d’inserimento? E poi ho ascoltato pino gentile su internet. Un’altra vergogna. Un potente, legato ai poteri forti del territorio. Non c’è nessuna alternativa credibile. L’ho scritto qualche giorno fa, sono anni che ad ogni tornata elettorale ci chiedono di che morte vogliamo morire. Dovremmo scegliere la vita. Ritornare a rialzare la testa, risalire la china, ritentare l’assalto al cielo delle generazioni che ci hanno preceduto. Coltivare la speranza di un mondo migliore e lottare per esso è l’unica cosa che ci resta per riappropriarci del futuro. Non c’è centrodestra o centrosinistra che tenga, 15 anni di storia politica italiana ce lo hanno insegnato. Serve un nuovo disegno di rottura, un progetto anti sistema che metta in discussione i rapporti di forza nella società e li capovolga a favore di chi soffre, di chi è sfruttato. Vi abbraccio Francesco Saverio Oliverio

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