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Politica

Calabria, "la Voce di Fiore" propone un movimento politico dal basso, capace di costruire un progetto comune per il cambiamento

Accade a ridosso del ballottaggio per il governo della Provincia di Cosenza. Annotare, ricordare, scegliere
giovedì 25 giugno 2009 di Emiliano Morrone
Al di là di provocazioni e insulti ricevuti, emerge, da vari commenti in queste pagine, una grande voglia di cambiamento.
La esprimono giovani calabresi, ragazzi di San Giovanni in Fiore (Cosenza), metafora di un’Italia furba e opportunista.
La manifestano, coi loro nomi, universitari stanchi di subire e lavoratori costretti a emigrare.
Le parole, le speranze e il disincanto degli autori, che evidentemente ci seguono da tempo, provano che una purezza c’è ancora in Calabria, e non si (...)

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> Calabria, "la Voce di Fiore" propone un movimento politico dal basso, capace di costruire un progetto comune per il cambiamento

lunedì 22 giugno 2009

A me pare che, a cominciare dalla sottoscritta, si stiano presentando soltanto parole, discorsi generici, fumosi, che non inquadrano la situazione e non propongono nulla di concreto. Ripeto, proprio a partire dalla sottoscritta. Per cui, abbasso, per così dire, il livello della discussione riportandolo su un piano reale e concreto. Analizzando la situazione calabrese, specie quella della nostra provincia, se a vincere in politica sono sempre i soloti noti è per una ragione molto semplice. La Calabria non produce nulla, soltanto una massa enorme di disoccupati. I giovani finiscono nei call center, a consumare le proprie energie e peculiarità per arricchire le tasche di Abramo (mi riferisco ai Telic, di cui lui è proprietario), siano essi laureati in giurisprudenza, economia, ingegneria, letteratura, che abbiano la terza media o un diploma, siano musicisti o filosofi, finiscono tutti (e ne conosco tanti) con la cuffia in testa a pigliare telefonate per giornate intere. Questo avviene da qualche anno. Prima si finiva per lo più nei centri commerciali a lavorare da schiave per i Franchising. Qualche mese fa ho scritto un articolo che analizzava proprio la questione, sottolineando come la Calabria produce migliaia di laureati l’anno, che però non produrranno per la Calabria. Perchè costretti ad andar via, o restare e non realizzarsi nella propria professione. C’è anche altro da dire. La sanità,pubblica e privata, è il deposito per gli amici di partito dei potenti, come lo sono le scuole, ed i pubblici uffici. E’ questa la catena che bisogna spezzare. Bisogna,cioè,rendere i calabresi autonomi,e la Calabria in grado di produrre,in modo che non ci sia più bisogno di entrare nelle schiere dei soliti noti. Chè prima o poi, chi resta, ci finisce. Nè ho visti tanti di amici e parenti che la pensavano come me ed oggi fanno parte dell’esercito dei vincenti, per avere una sistemazione personale,perchè nel frattempo si sono sposati ed hanno dovuto mettere la testa a posto,o semplicemente per avere un posto in prima fila pure loro. Perchè non concentrarci su un progetto che miri a produrre qualcosa di utile,invece? La Calabria è una terra fertilissima, ricca di risorse naturali. Ed inoltre le nostre università "ci laureano", molto spesso, attraverso progetti che potrebbero essere concretizzati in loco. Conosco due ragazzi che presentarono una tesi di laurea in ingegneria che prendeva in esame la produzione di un combustibile attraverso la lavorazione della ginestra, di cui la nostra terra è ricchissima, con costi bassissimi. Pensiamo alla produzione di energia pulita e rinnovabile (non come l’eolico di Adamo),che non siano soltanto delle scuse per accaparrarsi i Por. Sono tante le cose che si potrebbero fare.Pensiamo alle nostre opere d’arte,alla tradizione culturale che vi ruota intorno,pensiamo all’Abazia florense,ce ne stiamo con le mani in mano ad aspettare che crolli (mi rivolgo ai sangiovannesi!!). Anche la proposta di Emiliano sulla produzione di canapa per fini industriali e terapeutici mi sembra interessante. Insomma, dobbiamo renderci autonomi e produrre lavoro pulito, lavoro che produca altro lavoro,che abbia rispetto per la nostra terra, per le sue bellezze naturali. Vi propongo di parlarne.

Anna Rita


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