La Chiesa di Roma e i paesi del nord Africa
di Filippo Gentiloni (il manifesto, 10 aprile 2011)
Soprattutto, ma non soltanto, sulle rive del Mediterraneo. Stanno crollando governi che si credevano consolidati, sicuri, inamovibili, come quello libico e quello egiziano. Uno sconvolgimento soprattutto politico, ma anche inevitabilmente religioso. È in gioco la stabilità e la persistenza dell’islam, la religione di gran lunga dominante su tutto il bacino meridionale del Mediterraneo. Proprio là dove il cristianesimo è in assoluta minoranza, quasi insignificante. Il cristianesimo è dunque in crisi insieme ai regimi occidentali, di importazione. La crisi dell’Africa settentrionale comporta il consolidamento del dominio dell’islam.
Di fronte a questa situazione in parte nuova, quale la reazione del cristianesimo, in particolare di Roma (le altre forme di cristianesimo non sono particolarmente interessate)? Roma non può non ricordare le difficili vicende della sua storia con l’islam. Una storia molto contrastata e nella quale Roma è stata spesso perdente, di fronte a un islam aggressivo e spesso vincente. Proprio in quelle regioni dell’Africa che oggi sono in prima pagina.
In Asia, invece, il rapporto fra l’islam e Roma è stato generalmente più incerto e controverso. Quale è oggi l’atteggiamento di Roma di fronte all’attuale ripresa vincente dell’islam? Un atteggiamento che si potrebbe dire prudente e quasi gentile. I toni decisi e contrastanti che erano tipici dei secoli precedenti si potrebbero dire abbandonati. Soprattutto perché inutili, se non addirittura dannosi.
Roma cerca di mantenere quel tono cortese e magnanimo che da qualche anno caratterizza i suoi rapporti con le altre religioni. Dal giorno, più o meno, del famoso incontro di Assisi guidato da Papa Giovanni XXIII. Da allora domina un atteggiamento che cerca di affratellare le diverse religioni, compreso l’islam e nonostante una lunga storia di incomprensioni e di avversità.
Quella storia oggi, di fronte alle vicende dell’Egitto, della Libia e della Tunisia, sembra dimenticata. Dimenticata soprattutto di fronte alle migliaia di profughi e di «richiedenti asilo». Ai cristiani europei si chiede, più che una affermazione di fede, un gesto di accoglienza e di carità. Proprio quel gesto che i cristiani - soprattutto cattolici - hanno difficoltà a compiere. Il discorso religioso si sta spostando dalla verità alla carità.