Confronto senza estremi
Bosetti: «Cari laici, i campanili arricchiscono la società d’oggi»
DI LORENZO F AZZINI (Avvenire, 29.01.2010)
La comunicazione tra credenti e laici è molto « disturbata » dalle strumentalizzazioni politiche della religione. Ne son responsabili quei laicisti incapaci di cogliere gli elementi socialmente arricchenti nelle tradizioni di fede, ad esempio la Chiesa in Italia. Giancarlo Bosetti, direttore della rivista Reset, radiografa così lo stato dell’arte nel Belpaese. E prende la Caritas in veritate come modello per il « cortile dei gentili » evocato da Benedetto XVI.
Il suo libro « Il fallimento dei laici furiosi » ( Rizzoli) ha rimproverato tale categoria perché «intolleranti ». Perché ripartire nel confronto?
«Perché questo dialogo è in pessime condizioni: siamo in una situazione di conflittualità esasperata per cui ogni divergenza ’bioetica’ si sviluppa in maniera incontrollata. E la politica accentua tale conflitto. Assistiamo al fenomeno inverso del 1984, quando sulla revisione del Concordato si ebbe una bella pagina dello Stato italiano con un voto favorevole a larghissima maggioranza »
Dove stanno i motivi della crisi?
« Da tutte e due le parti. Io mi sono occupato degli eccessi dei laici, così come Enzo Bianchi si è interessato degli eccessi opposti. Bianchi cristianamente scrive che l’anticlericalismo è spesso colpa del clericalismo: è un giudizio generoso verso i non credenti, io, dal mio osservatorio sui laici, vedo che la questione riguarda di più questi ultimi » .
Lo scontro, a suo giudizio, imprigiona le migliori risorse del Paese.
« Non credo si possano eliminare i contrasti sulle questioni bioetiche. Queste divergenze non devono diventare un conflitto ultimativo. Le ’liti’ tra laici e cattolici avvengono perché surrogano vuoti ideologici. Io considero il forte contributo dei cattolici alla coesione sociale; invece molti laici parlano dell’elemento cattolico solo in termini negativi. Perché bisogna pensare ai preti unicamente in questo modo? I non credenti spesso vedono solo ingerenze della Chiesa e non ne considerano il ruolo sociale: come si fa a giudicare invadenti gli oratori quando si tratta di un elemento positivo per i giovani? Magari crescesse qualcosa di simile in ambito ebraico o centri di cultura cristiana ortodossa: sarebbero aggregazioni positive! Del resto il liberalismo va verso il pluralismo religioso, che è una visione per cui la presenza religiosa è da garantire nella sua espansione in quanto non considerata come qualcosa di stantio. La cultura laica italiana rimane ferma in un laicismo ottuso che considera il credere una superstizione tradizionalistica » .
«Ripartire dalla Caritas in veritate» . Perché questa sua attenzione all’enciclica del Papa?
«La Caritas in veritate è stata un contributo prezioso ma in Italia non a tutti il suo messaggio - la persona prima dell’economia - è arrivato. Non siamo capaci di inserire nell’agenda politica italiana il contributo sociale della Chiesa, che vien preso in considerazione solo se torna comodo a destra o a sinistra. Da noi espressioni come laicità ’ positiva’ e ’dialogante’ sono rare. In passato non era così: da Berlinguer a Moro ai socialisti c’è stata un prolungato confronto tra credenti e non credenti » .
Quale contributo vorrebbe di più dalla Chiesa?
« Il mondo cattolico fa passi in avanti verso le altre culture e religioni: vorrei che tutto ciò fosse più deciso. Mi piacerebbe che non ci fossero dei ’ stop and go’ nel dialogo ecumenico e con i non credenti. Perché avvengono così tante fermate nel percorso con i musulmani? Sbaglia però chi definisce Ratzinger nemico dell’islam: basti ricordare la sua visita, nei primi tempi del suo pontificato, alla Moschea blu di Istanbul » .