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"DEUS CARITAS EST"! TUTTO A "CARO-PREZZO" ("CARITAS"): QUESTO "IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO". IL VANGELO DI RATZINGER, BERTONE, RUINI, BAGNASCO E DI TUTTI I VESCOVI ...

"CARITAS IN VERITATE": FINE DEL CRISTIANESIMO. TOLTA AL PESCE ("I.CH.TH.U.S.") L’ACCA ("H"), IL COLPO ("ICTUS") E’ DEFINITIVO. Una nota sul tema - a cura di Federico La Sala

Una gerarchia senza Grazie (in greco, Χάριτες - Charites) e un papa che scambia la Grazia ("Charis") di Dio ("Charitas") con il "caro-prezzo" del Dio Mammona ("Caritas").
martedì 7 luglio 2009 di Federico La Sala
"Caritas in Veritate", Introduzione - pf. 2:
[...] Per la Chiesa - ammaestrata
dal Vangelo - la carita` e` tutto perche’, come
insegna san Giovanni (cfr 1 Gv 4, 8.16) e come ho
ricordato nella mia prima Lettera enciclica, «Dio e` carita`» (Deus caritas est): dalla carita` di Dio tutto proviene, per
essa tutto prende forma, ad essa tutto tende. La carita` e` il
dono più grande che Dio abbia dato agli uomini, e`
sua promessa e nostra speranza. [...]
"Caritas in Veritate", Introduzione - pf. (...)

In risposta a:

> "CARITAS IN VERITATE": FINE DEL CRISTIANESIMO. TOLTA AL PESCE ("I.CH.TH.U.S.") L’ACCA ("H"), IL COLPO ("ICTUS") E’ DEFINITIVO. ---- Per Giancarlo Bosetti la "caritas in veritate" è stato un contributo "prezioso" e se la prende con "i laici furiosi".

venerdì 29 gennaio 2010

Confronto senza estremi

Bosetti: «Cari laici, i campanili arricchiscono la società d’oggi»

DI LORENZO F AZZINI (Avvenire, 29.01.2010)

La comunicazione tra creden­ti e laici è molto « disturbata » dalle strumentalizzazioni po­litiche della religione. Ne son re­sponsabili quei laicisti incapaci di cogliere gli elementi socialmente arricchenti nelle tradizioni di fe­de, ad esempio la Chiesa in Italia. Giancarlo Bosetti, direttore della rivista Reset, radiografa così lo sta­to dell’arte nel Belpaese. E prende la Caritas in veritate come model­lo per il « cortile dei gentili » evoca­to da Benedetto XVI.

Il suo libro « Il fallimento dei laici furiosi » ( Rizzoli) ha rimprovera­to tale categoria perché «intolle­ranti ». Perché riparti­re nel confronto?

«Perché questo dialo­go è in pessime condi­zioni: siamo in una si­tuazione di conflittua­lità esasperata per cui ogni divergenza ’bioe­tica’ si sviluppa in ma­niera incontrollata. E la politica accentua tale conflitto. Assistiamo al fenomeno inverso del 1984, quando sulla re­visione del Concordato si ebbe una bella pagi­na dello Stato italiano con un voto favorevo­le a larghissima mag­gioranza »

Dove stanno i motivi della crisi?

« Da tutte e due le par­ti. Io mi sono occupa­to degli eccessi dei lai­ci, così come Enzo Bianchi si è interessato degli eccessi opposti. Bianchi cristianamen­te scrive che l’anticle­ricalismo è spesso colpa del cleri­calismo: è un giudizio generoso verso i non credenti, io, dal mio osservatorio sui laici, vedo che la questione riguarda di più questi ultimi » .

Lo scontro, a suo giudizio, impri­giona le migliori risorse del Pae­se.

« Non credo si possano eliminare i contrasti sulle questioni bioetiche. Queste divergenze non devono di­ventare un conflitto ultimativo. Le ’liti’ tra laici e cattolici avvengono perché surrogano vuoti ideologi­ci. Io considero il forte contributo dei cattolici alla coesione sociale; invece molti laici parlano dell’ele­mento cattolico solo in termini ne­gativi. Perché bisogna pensare ai preti unicamente in questo modo? I non credenti spesso vedono solo ingerenze della Chiesa e non ne considerano il ruolo sociale: come si fa a giudicare invadenti gli ora­tori quando si tratta di un ele­mento positivo per i giovani? Ma­gari crescesse qualcosa di simile in ambito ebraico o centri di cultura cristiana ortodossa: sarebbero ag­gregazioni positive! Del resto il li­beralismo va verso il pluralismo re­ligioso, che è una visione per cui la presenza religiosa è da garantire nella sua espansione in quanto non considerata come qualcosa di stantio. La cultura lai­ca italiana rimane fer­ma in un laicismo ottu­so che considera il cre­dere una superstizione tradizionalistica » .

«Ripartire dalla Caritas in veritate» . Perché questa sua attenzione all’enciclica del Papa?

«La Caritas in veritate è stata un contributo prezioso ma in Italia non a tutti il suo mes­saggio - la persona pri­ma dell’economia - è arrivato. Non siamo ca­paci di inserire nell’a­genda politica italiana il contributo sociale della Chiesa, che vien preso in considerazio­ne solo se torna como­do a destra o a sinistra. Da noi espressioni co­me laicità ’ positiva’ e ’dialogante’ sono rare. In passato non era co­sì: da Berlinguer a Mo­ro ai socialisti c’è stata un prolungato confronto tra cre­denti e non credenti » .

Quale contributo vorrebbe di più dalla Chiesa?

« Il mondo cattolico fa passi in a­vanti verso le altre culture e reli­gioni: vorrei che tutto ciò fosse più deciso. Mi piacerebbe che non ci fossero dei ’ stop and go’ nel dia­logo ecumenico e con i non cre­denti. Perché avvengono così tan­te fermate nel percorso con i mu­sulmani? Sbaglia però chi definisce Ratzinger nemico dell’islam: basti ricordare la sua visita, nei primi tempi del suo pontificato, alla Mo­schea blu di Istanbul » .

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