Quattro ONG cattoliche si impegnano sull’enciclica “Caritas in veritate”
di Isabelle de Gaulmyn
in “La Croix” dell’11 febbraio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)
L’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI è un testo difficile. Ma anche un testo molto atteso, perché si inscrive in una globalizzazione segnata da crisi finanziarie, economiche, se non anche spirituali. Per evitare che “la parola del papa cada così sulla testa dei cattolici, senza seguito né spiegazione, dobbiamo favorirne l’interpretazione”, afferma Guy Aurenche, presidente del CCFD (Comité catholique contre la faim et pour le développement). Sulla base di questa constatazione, quattro grandi servizi ecclesiali, il Secours catholique, il CCFD, la DCC (Délégation catholique pour la coopération), et Giustizia e Pace, hanno deciso di intraprendere insieme un lavoro pedagogico su questo testo, per proporne un documento accessibile a tutti. Ha la forma di un fascicoletto, facilmente leggibile e illustrato, tipo “depliant turistico”, che invita ad approfondire cinque punti dell’enciclica: il Vangelo nel mondo, lo sviluppo, il locale e il globale, il dono e la gratuità, la Verità.
Questo modo di procedere di laici impegnati, poco abituale a questo livello, è senz’altro in relazione con le difficoltà di comunicazione in cui si è trovata la Chiesa in questi ultimi mesi. “La Chiesa non può presentarsi per parlare al mondo così come capita. In quanto laici, siamo corresponsabili della diffusione di quella parola”, prosegeue Guy Aurenche. Di fatto, nella Chiesa si esprimono correnti diverse rispetto al modo di far sentire la parola cristiana nella società. Ora, i movimenti all’origine di questa iniziativa hanno tutti in comune un’esperienza al servizio dei più poveri, che dà loro una legittimità per analizzare un testo come Caritas in veritate.
Per la DCC, ad esempio, l’accento messo da Benedetto XVI sulla gratuità si ritrova nell’esperienza dei giovani volontari, che partono in cooperazione in un movimento di gratuità. Allo stesso modo, il Secours catholique, spiega François Soulage, suo presidente, conosce anch’esso la tensione, esplicitata dall’enciclica, tra carità e giustizia.
“La Populorum progressio, l’enciclica di Paolo VI (1967) oggi conta nella Chiesa meno per il testo in sé, anche quello non sempre accessibile, quanto per tutto quello che ha provocato come prese di posizione e impegno”, sottolinea ancora padre André Talbot, teologo di Giustizia e Pace. Sarà certamente lo stesso per Caritas in veritate, il primo testo del magistero a prendere in considerazione la globalizzazione e le sue conseguenze. I quattro servizi ecclesiali quindi, dopo questo primo lavoro di pedagogia, hanno intenzione di continuare il loro impegno in questo senso.
È senza dubbio anche un primo passo verso una più ampia riflessione sul servizio (la diaconia) e sull’attenzione ai più poveri nella Chiesa. In progetto c’è un grande incontro sulla diaconia previsto per il 2013, un incontro che, un po’ come il Katholikentag tedesco, possa riunire tutta la galassia dei movimenti e delle associazioni ecclesiali impegnati a servizio del prossimo.