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Società civile

Calabria, Abbazia florense: appello di "la Voce di Fiore" ai movimenti. "Insieme per salvaguardare il monumento"

venerdì 24 luglio 2009 di Emiliano Morrone
L’Abbazia florense, legata al pensiero e all’opera del teologo Gioacchino da Fiore (1135-1202), per il cardinale Carlo Maria Martini «il più grande profeta del secondo millennio», è stata sequestrata dalla Procura della Repubblica di Cosenza il 4 luglio scorso. Le ragioni sono di necessaria e improrogabile tutela.
I lavori di restauro del monumento, finanziati dall’Unione europea con 1.490.000 euro e dal Comune di San Giovanni in Fiore (Cosenza) con 260.000 euro (provenienti da prestito (...)

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> Calabria, Abbazia florense: appello --- Chi avrebbe potuto immaginare di chiamare gli zii di Windsor e vederli in diretta durante la cena di Natale? (Emiliano Morrone).

sabato 1 settembre 2018

CALABRIA, LA NUOVA EMIGRAZIONE PER CURARSI

di Emiliano Morrone

C’era una volta la comunità meridionale, tipica, unita, calorosa. I bimbi correvano in strada dietro all’immancabile palla di fortuna, saltavano la corda nera e piatta dei muratori oppure limiti immaginari come le porte del campo del momento, senza linee laterali ed arbitri, fuori dai piani divini l’assistente Var. Anch’io ho vissuto questa esperienza da fiaba, sentendo sino all’anima l’odore di memoria dei camini accesi da settembre, o i profumi di sapere di quel sugo vero e lento che passavano le porte spalancate fino al buio.

Google non controllava la nostra posizione, ma dai vignäni, mio caro Salvatore, tu lo sai, si levava lo sguardo discreto e vigile di pacchiane, donne con "mäncaturi" in testa che parlavano del loro mondo e delle guerre sopportate. Ci guardavano secondo un copione sacro, evitando che ci potessimo "ruppiare". Spesso non erano nostre parenti, ma forse di più, in quella vecchia logica rionale che ordinava e scandiva la vita dal suo inizio. I loro figli arrivavano d’estate, con auto fiammanti e ruggenti targate "AG", che non era Agrigento, all’interno addobbate con strane pelli d’animale e oggetti apotropaici, specialmente corni di colore avorio oppure rosso peperoncino. In dieci anni o poco più scomparve tutto: la modernità dei consumi recise quei legami, silenziò le "rughe" e ruppe l’incantesimo, cioè i legami di paese tra le diverse generazioni.

Partimmo pure noi, convinti un giorno di tornare e di ristabilire quel senso dello stare insieme, cui avremmo aggiunto i servizi che mancavano e un buon ospedale per preservare ciascuno il più a lungo possibile. Invece no, arrivò il progresso tecnologico ma non quello sociale e civile.

Chi avrebbe potuto immaginare di chiamare gli zii di Windsor e vederli in diretta durante la cena di Natale? Chi avrebbe potuto intuire la sorte della sanità locale e l’incedere ignorato di un’emigrazione di massa per curare le malattie, perfino di giovanissimi?

Chi avrebbe pensato di trovare, giunto il nostro rientro, un sistema sanitario distrutto dall’avidità di pochi, dalle complicità di tanti e dall’impotenza dei nostri politicanti, che da anni tacciono colpevolmente sui 2miliardi (di euro) che lo Stato ha l’obbligo di trasferire alla Calabria per la tutela della nostra salute?

Emiliano Morrone


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