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Idee

Ci vorrebbe un altro Federico II - di Franco Cardini - selezione a cura del prof. Federico La Sala

sabato 25 febbraio 2006 di Emiliano Morrone


IDEE
Estese il suo impero dal Nord Europa al Mediterraneo e seppe regnare rispettando le altre culture. Un modello ancora attuale
CI VORREBBE UN ALTRO FEDERICO II
Fu «feudale» in Germania e «pluralista» in Italia. Le sue regole sono alla base ancora della realtà federale tedesca. Nonostante la crociata non alimentò lo scontro di civiltà e fece di Gerusalemme una «città aperta»
di Franco Cardini (Avvenire, 24.02.2006)
Ha senso in (...)

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> Ci vorrebbe un altro Federico II ---- Intanto cominciamo a rileggere l’opera di Kantorowicz (di Federico La Sala)

venerdì 6 febbraio 2015

LA DISTRUZIONE DELLA "CRITICA DELLA RAGION PURA": FEDERICO II, DANTE, E KANT.

      • Una nota storiografica di Ernst Kantorowicz, dal suo lavoro su "Federico II, Imperatore" (che non solo getta luce sulla filosofia degli anni Venti del XX secolo in Europa , ma illumina meglio e tutto il percorso e l’orizzonte storiografico-filosofico dello stesso Kantorowicz, e sollecita a rileggere il suo lavoro - compreso il suo capolavoro "I due corpi del re" - in modo unitario!, da Berlino a Princeton!) *

"(...) Si tenga presente che Federico II visse alla fine del secolo che conosceva la giustizia come unico fine dello stato - fine, del quale, come si sa, gli statisti del rinascimento si occuparono ben poco. Federico era nato nel tempo della massima fioritura del «secolo giuridico», che chiudeva un millennio dedicato alla ricerca della giustizia, e che senza dubbio ebbe tanta influenza su Federico, quanta egli ne ebbe poi sulla giurisprudenza: si pensi soltanto alla visita dello Staufen a Bologna, al giurisperito Roffredo di Benevento, alla fondazíone dell’università di Napoli.

A buona ragione s’è definito «epoca del diritto» quel secolo (1150- 1250) che chiude il medioevo, perché dai giorni di un Graziano e di un Irnerio, da quelli che segnarono una notevole ripresa del diritto romano da parte del Barbarossa (simbolo dello spirito del tempo), a nessun’altra ricerca scientifica il mondo aveva mostrato effettivo interesse come allo studio del diritto - il che certo non impedì che l’interesse si tramutasse in pazzia: come dimostra l’aver cominciato, verso la fine del XIII secolo, a mettere in versi le Institutiones di Giustiniano, allo stesso modo che si è fatto ai giorni nostri con la Critica della ragion pura di Kant.

Tale degenerazione indica che nel campo in oggetto non resta più nulla da fare. Non che la scienza del diritto si esaurisse con quel secolo: solo, la materia era stata dai glossatori assiduamente e sempre più sterilmente perorata, e, d’alÍo canto, si schiudevano al rinascimento nascente tanti e infinitamente più importanti spazi scientifici, che la cultura profana non poté più, come al tempo di Federico II, essere identificata con quella giuridica. La scienza giuridica, però, che consiste nello studio delle leggi, conraddistingue la nascita d’uno spirito non teologico, anzi essenzialmente laico.

D’altra parte, la chiesa stessa aveva mantenuto, nel campo del diritto, una posizione di guida: tutti i papi più importanti di questo secolo - Alessandro III, Innocenzo III, Onorio III, Gregorio IX, Innocenzo IV - furono giuristi, anzi la conoscenza del diritto canonico diventò elemento essenziale della teologia, o meglio: teologia e scienza giuridica vennero a pericolosi conflitti nell’ambito della chiesa, e la seconda ne patì gravi danni. Sdegnato di ciò, Dante maledisse i Decretali perché papa e cardinali, a furia di studiatli sino a consumarne i «vivagni», dimenticavano Nazareth" (Ernst H. Kantorowicz, Federico II, Imperatore, [Kaiser Friedrich der Zweite, I-II, Berlin 1927-1931] Garzanti, Milano [1976] 1988).

* Federico La Sala, 06 febbraio 2015.


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