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PER IL "15O° ITALIA", COSTITUZIONALMENTE, FORMALMENTE E LEGALMENTE, TOGLIERE LA PAROLA : ITALIA, DALLE MANI DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA", DEL PRESIDENTE DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’"!!!

L’OCCUPAZIONE DELLA LEGGE E DELLA LINGUA ITALIANA: L’ITALIA E LA VERGOGNA. Un’analisi di Gianrico Carofiglio - a cura di Federico La Sala

RESTITUIRE LA PAROLA "ITALIA" AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GIORGIO NAPOLITANO, AL PARLAMENTO, E A TUTTI I CITTADINI E A TUTTE LE CITTADINE D’ITALIA
martedì 25 agosto 2009 di Federico La Sala
[...] Oggi, nel nostro paese, lo stato di salute delle
parole è preoccupante. Stiamo assistendo a un processo patologico di conversione del linguaggio
a un’ideologia dominante attraverso l’occupazione della lingua.
E l’espropriazione di alcune parole chiave del lessico civile. È un fenomeno riscontrabile nei media
e soprattutto nella vita politica, sempre più segnata da tensioni linguistiche orwelliane [...]
LA LIBERTA’, LA "PAROLA" E LA "LINGUA" DELL’ITALIA, E IL COLPO DI STATO (...)

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> L’OCCUPAZIONE DELLA LEGGE E DELLA LINGUA ITALIANA --- LA PAROLA BIFORCUTA --- ERACLITO («uno solo, se è il migliore, vale diecimila») E IL "TU QUIS ES?" (di Ivano Dionigi).

martedì 11 febbraio 2020

Tu quis es?

Uno vale uno?

di Ivano Dionigi (Avvenire, martedì 11 febbraio 2020)

«Secondo me, una sola persona vale quanto tutto il popolo e il popolo quanto una sola persona». Questa sentenza, attribuita a Democrito (V-IV sec. A, C.) da Seneca ("Lettera" 7, 10), e indubbiamente improntata a un’etica aristocratica, sta a ricordarci da un lato che la verità non dipende dal consenso e dal numero, anzi spesso ne è nemica, dall’altro che immenso e imponderabile è il valore di ogni uomo.

A questo proposito, ancor più decisa e sorprendente la considerazione di Epicuro, anch’essa riferitaci da Seneca (§ 11): «Noi siamo l’uno per l’altro un teatro sufficientemente grande». Come a dire, che ognuno di noi si specchia nell’altro, è l’immagine dell’altro, cattura il volto dell’altro: perché il primo spettacolo non è il mondo, non è Dio, ma l’uomo stesso. Egli è il vero miracolo, a se stesso e agli altri, perché ogni singola vita ha valore assoluto, ognuno di noi è unico e irripetibile.

Questa è la vera equivalenza degli uomini, il vero uno vale uno: principio che noi abbiamo sciaguratamente banalizzato trasformando l’identità della dignità umana e l’unicità della persona in identità di ruoli ed equivalenza di competenze. Anche su questo punto la saggezza classica ci viene incontro e ci consegna la sua severa e inequivocabile lezione, laddove, con Eraclito (VI-V sec. a. C.), ci ammonisce che «uno solo, se è il migliore, vale diecimila» (frammento 49 Diels-Kranz).


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