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Al di là della teologia dello spirito cattolico-hegeliano, la teologia dello Spirito ("Charitas") di Gioacchino da Fiore e di Dante Alighieri ...

IL CATTOLICESIMO, L’INCARNAZIONE, E LA POLITICA DELLA CARNE (dell’ "Unto del Signore" o di Gesù Cristo - il Figlio di Dio?). Il filosofo Fabrice Hadjadj, convertito al cattolicesimo, propone una riflessione sulla "profondità dei sessi". Alcune pagine del suo lavoro - a cura di Federico La Sala

ANNO SACERDOTALE?! EUCHARISTIA: "PRENDETE E MANGIATE". Abbi il coraggio di (prendere e) assaggiare: "Sàpere aude!": Questo è il motto dell’illuminismo di Kant (LOGOS), di Gesù (I. X.TH.U.S.) e del Cristianesimo (CHARITAS), non del Cattolicesimo-romano (CARITAS) ... e del suo ’Pesce’ Morto (ICTUS)!!!
giovedì 10 settembre 2009 di Federico La Sala
[...] Non sarebbe stato meglio distinguere con tre parole diverse la carne che il Verbo assume, la carne che l’uomo e la donna formano nell’amplesso e quella carne che è unicamente inclinazione all’ignominia? Non si sarebbero evitate così sgradevoli confusioni? Certamente. Ma la Sacra Scrittura sarebbe stata allora soltanto un’opera speculativa, invece di essere, in primo luogo, un luogo di prova. I suoi diversi usi della parola «carne» dipendono più da un’interrogazione decisiva che da (...)

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> IL CATTOLICESIMO, L’INCARNAZIONE ---- MISTICA DELLA CARNE (di Marcello Veneziani - Godiamoci il sesso in nome di Dio).

domenica 25 ottobre 2009

Godiamoci il sesso in nome di Dio

di Marcello Veneziani (il giornale, 24.10.2009)

In nome di Dio godetevi il sesso. Non è un dio strano e godereccio e non è un paradosso o una metafora per dire altro. Parliamo del nostro Dio e parliamo del nostro sesso. È il Dio che conosciamo da millenni, venuto dall’ebraismo, incarnato in suo figlio Gesù e adorato nella Chiesa cattolica. Dobbiamo liberarci dal dualismo falso e sciagurato tra il corpo e lo spirito, riabilitare la carne e sottrarre il sesso alla sua mortificazione quotidiana di chi lo smercia ma in fondo lo detesta. Chi l’ha detto che l’immortalità dell’anima e la fede in Dio padre onnipotente siano incompatibili con il piacere del corpo e l’amore carnale? Oggi il sesso è un peccato per la religione, un reato per la politica e una manna per la società: è il vero oppio dei popoli per spegnere fede e politica. Dobbiamo caldeggiare una grande rivoluzione culturale che passi attraverso i nostri corpi, la nostra sensibilità unita alla nostra sensualità: tra Dio e il sesso, tra Cristo e la carne, non c’è incompatibilità ma alleanza. Nella Roma papalina circolava un motto popolare: il peccato de fregna Dio non lo segna...

Questa tesi non ha l’imprimatur del Papa, della Congregazione della fede o del Sinodo, ma la sostiene - poggiandosi all’autorità di san Tommaso, della dottrina cristiana e del catechismo - un giovane, brillante filosofo di origine ebraica e di conversione recente. La sua scoperta da noi è merito del meeting di Comunione e Liberazione che lo invitò a Rimini e della rivista Tempi che lo intervistò. È una scoperta benedetta, e non per modo di dire. L’originalità della tesi e la brillantezza dello stile non sono segno di stravaganza e tantomeno di eresia, ma si fondano sul rigore del pensiero e della fede. Fabrice Hadjadj ha 38 anni, è ebreo con cognome arabo, nato in Tunisia all’ombra dell’islam e convertito una decina d’anni fa al cattolicesimo; sintesi vivente dei tre monoteismi. Insegna filosofia a Tolone e ha pubblicato tra gli altri un libro splendido - Mistica della carne. La profondità dei sessi, uscito di recente da Medusa (pagg. 200, euro 17,50). È un libro pieno di vita e di fede, sanguigno e intelligente, fondato sul realismo e l’incarnazione; è un elogio dell’amore sessuale e non sublimato o sentimentale; e insieme della procreazione e della famiglia. Il suo antagonista è l’erotismo triste, ospedaliero e consumistico dei nostri giorni, il sesso ridotto a masturbazione assistita, tra tecnica e sanità, che denota non amore ma disprezzo del corpo e del sesso. Disprezzo che riverbera, come bene argomenta Hadjadj, nell’aborto, nella denatalità, nell’incapacità di rapporti duraturi, nei corpi e nei sessi modificati per adeguarsi a standard e performance; ma anche nella vergogna di essere nati, di avere genitori e una terra d’origine, e poi nella vergogna di invecchiare e infine di morire. È il rifiuto della condizione umana e corporale, della nostra carne, della realtà di cui siamo fatti, con i suoi limiti e i suoi legami. O solo corpi senz’anima né mente, o solo menti disincarnate, che rifiutano la solida corporeità della vita. Il sesso è visto come liberazione dalla ragione, secondo il noto adagio che «lui», il lui moraviano, non vuole pensieri. E invece Hadjadj cita una massima esattamente inversa: mentula tua habet mentem, il tuo membro - pensate, direbbe Mike buonanima- ha una mente, ha una coscienza. Ama pensando; si eccita e possiede pensando. Eros non è scemo.

ui è inevitabile il punto di dissenso con la morale cristiana. Non ha torto Hadjadj a cogliere proprio lì, sul sesso, il punto di rottura della Chiesa con il mondo. «Riconosceremmo facilmente i tesori della fede cattolica, se solo non ci fosse la sua morale sessuale. Questo topo morto basta ad avvelenare i pozzi». Hadjadj ricorda che i peccati della carne sono assai meno gravi dei peccati dello spirito. Del sesso, in effetti, è brutto il disordine, la dipendenza e la riduzione dell’altro a puro oggetto; ma non la sua espressione gioiosa, gli atti d’amore e il desiderio. Il rischio, invece, è che molti riducano i precetti cristiani alla morale sessuale. Da qui la fuga nelle dottrine esotiche, tra il buddismo e l’induismo, e perfino l’islam, meno moraliste e più indulgenti sul piano sessuale. Alla metafisica del sesso, ispirata alle dottrine orientali e alle pratiche tantriche, aveva dedicato un testo famoso Julius Evola. Hadjadj è invece un Nietzsche cattolico, come si disse di un suo ispiratore, Gustave Thibon; egli celebra le nozze tra la fisica e la metafisica in un amore carnale e religioso. Efficaci sono le sue pagine contro il nuovo totalitarismo, fondato sui consumi, munito dei conforti progressisti; un totalitarismo che non si dà come ideologico, si presenta come individualista e nasce dalla «desolazione» (la perdita del suolo, del legame famigliare, della sorte comune e concreta). Lo sradicamento è la disincarnazione dei luoghi, è la perdita del corpo «sociale». Hadjadj non risparmia il femminismo, che è per lui un machismo di segno contrario; l’omosessualità, in cui nota non l’abuso ma la carenza di sessualità; la riduzione dell’educazione sessuale all’uso del preservativo, come se nel fare l’amore si debba prestare attenzione non all’incontro con l’altro ma a preservarsi dall’altro. Per Hadjadj l’educazione sessuale deve accompagnare il desiderio sessuale e non imbavagliarlo («i cattolici sono i veri edonisti»); poi la tesi geniale che il vero sesso estremo sia figliare; e che il sesso non sia un’astuzia della specie per perpetuarsi, come pensava Schopenhauer, ma un’astuzia di Dio che si serve del sesso per aumentare gli eletti alla vita eterna. Hadjadj si spinge fino all’elogio dell’ancién régime, del Re che era padre del suo popolo e ne incarnava l’unità. Colpisce l’uso intelligente, giovanile, trasgressivo della tradizione ma anche di autori come Foucault e Pasolini. Aria fresca contro pensieri morti.

Ma qual è il fondamento teologico e religioso di questo elogio della carne? È l’incarnazione di Gesù Cristo e poi la resurrezione dei corpi. A noi costa fatica già accettare l’idea di un Dio che si è fatto uomo ed è morto sulla croce per poi risorgere; ma ancora più arduo è pensare alla resurrezione dei corpi estesa all’umanità, ci appare quasi una follìa. Meglio tornare a Platone e a Plotino - che «si vergognava di avere un corpo» - e amare i corpi come riflessi, custodie e presagi di presenze incorporee, invisibili e forse immortali. Ma ci piace pensare a sesso & santità, a quell’amore carnale benedetto da Dio...


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