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FILOLOGIA E TEOLOGIA. A KAROL WOJTYLA, IN MEMORIA. "Se mi sbalio, mi corigerete" (Giovanni Paolo II)

PER RATZINGER, PER IL PAPA E I CARDINALI, UNA LEZIONE DI GIANNI RODARI. L’Acca in fuga - a cura di Federico La Sala

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
mercoledì 25 settembre 2013
«Se una società basata sul mito della produttività ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla» (Gianni Rodari, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, Torino 1973, p. 171).
Deus charitas est: et qui manet in charitate, in Deo manet, et Deus in eo (1 Gv., 4.16).
SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS (...)

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> PER IL PAPA E I CARDINALI, UNA LEZIONE DI GIANNI RODARI. ---- Bertone va all’attacco “C’è chi vuole dividere il Papa dai cardinali” (di Marco Ansaldo)

martedì 19 giugno 2012

Bertone va all’attacco “C’è chi vuole dividere il Papa dai cardinali”

di Marco Ansaldo (la Repubblica, 19 giugno 2012)

«Io sono al centro della mischia». È pienamente consapevole, il cardinale Tarcisio Bertone, di costituire il nucleo della vicenda Vatileaks, il caso dei documenti segreti diffusi sui media che, in buona parte, accusano la sua gestione nella Segreteria di Stato vaticana. E, al ritorno dal viaggio di cinque giorni compiuto in Polonia, il capo del governo della Santa Sede ha deciso di passare al contrattacco. Lo ha fatto con una difesa apparente, che ha però tutto il sapore di una controffensiva, e segue le interviste rilasciate all’Osservatore Romano dal sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, e dal predecessore di Bertone, il cardinale decano Angelo Sodano. L’attuale numero del governo vaticano è ora sceso in campo in prima persona, con un lungo colloquio - fatto a voce, e non trattato in forma scritta come in altri casi - con il direttore del settimanale Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino.

Non ci sono divisioni in seno alla Chiesa, sostiene Bertone, né fra il Pontefice e i suoi collaboratori, né fra i cardinali. «C’è un tentativo accanito e ripetuto di separare, di creare divisione fra il Santo Padre e i suoi collaboratori. E tra gli stessi collaboratori - aggiunge il braccio destro del Papa - mi sembra che si vogliano colpire coloro che si dedicano con maggior passione e anche con maggiore fatica personale al bene della Chiesa e della comunità. Questo ha in sé qualcosa di iniquo». Aggiunge il Segretario di Stato: «Ci riuniamo sistematicamente, abbiamo uno straordinario clima di comunione, che è l’esatto opposto di quanto viene rappresentato dai mass media». E qui arriva il suo affondo: «Molti giornalisti giocano a fare l’imitazione di Dan Brown. Si continua a inventare favole o a riproporre leggende».

Un attacco contro la stampa italiana. «Ci troviamo in un contesto italiano, che viene propalato a raggio universale, dove la risonanza è molto attutita. Anzi, all’estero si fatica a comprendere la veemenza di certi giornali italiani ». Da segnalare, tuttavia, che della vicenda Vati-leaks parlano da mesi giornali tedeschi, settimanali asiatici, tv arabe, emittenti argentine, quotidiani norvegesi, media statunitensi. E che, per fare un solo esempio, la lettera di monsignor Carlo Maria Viganò, al tempo segretario generale del Governatorato vaticano, indirizzata al Papa il 27 marzo 2011, con la denuncia di episodi di «corruzione e prevaricazione», non è un’invenzione della stampa, ma una missiva scritta all’interno delle Sacre Mura, che i media hanno controllato e reso nota.

I toni di Bertone appaiono in parte apocalittici. «La verità è che c’è una volontà di divisione che viene dal maligno». E ancora: «Il Papa ha parlato recentemente di calunnia. Forse occorrerebbe fare una catechesi su questo vizio, per recuperare il senso della ricerca della verità». Ma ci sono anche ammissioni di responsabilità: «Ci troviamo in un momento faticoso. Nessuno di noi intende nascondere le ombre e i difetti della Chiesa». E sul maggiordomo del Pontefice, arrestato con l’accusa di aver diffuso i documenti: «Il Papa stesso ci ha chiesto più volte, in maniera accorata, una spiegazione sulle motivazioni del gesto di Paolo Gabriele, da lui amato come un figlio. Questo tradimento della fiducia è stato il fatto più doloroso». E infine: «La pubblicazione di una molteplicità di lettere e documenti inviati al Santo Padre da persone che hanno diritto alla privacy costituisce un atto immorale di inaudita gravità. E un vulnus a un diritto riconosciuto esplicitamente dalla Costituzione italiana».

Nel consueto briefing il portavoce papale, padre Federico Lombardi, ha dichiarato che la ricostruzione compiuta dal quotidiano Il Fatto, secondo cui l’organismo europeo Moneyval si appresta a bocciare in alcuni punti l’azione del Vaticano per adeguarsi alla normativa sulla trasparenza finanziaria non è «accurata». Per il giornale la Santa Sede rischierebbe di avere note insoddisfacenti per 8 delle 16 “raccomandazioni fondamentali” in materia di riciclaggio.

Lombardi ha poi reso noto che la commissione di tre cardinali incaricata da Benedetto XVI di indagare sul caso Vati-leaks ha sentito finora 23 persone, al ritmo di 4-5 la settimana. Ci sono «Superiori e impiegati vaticani, chierici e laici», l’ex maggiordomo, e persone che non lavorano in Vaticano. Lombardi ha sottolineato che l’essere ascoltati non significa affatto essere sospettati. Si spiegano così le voci che accreditano, fra le audizioni, quelle di tre eminenti porporati per ottenere delle indicazioni: i cardinali Camillo Ruini, Giovanni Battista Re e Giuseppe Versaldi.


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