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DONNE, UOMINI, E L’USCITA DA INTERI MILLENNI DI "PREISTORIA" E DI "LABIRINTO". A ELVIO FACHINELLI (1928-1989), per il ventennale della morte.

LA GABBIA E IL "FILO D’ORO" DI ELVIO FACHINELLI. LE AMARE RIFLESSIONI DI LEA MELANDRI, IL CORAGGIO DI P.A. ROVATTI, E IL RISVEGLIO DI DON PAOLO FARINELLA. Materiali per riprendere a pensare in modo "inattuale" - a cura di Federico La Sala

IL VECCHIO E NUOVO FASCISMO, E "LA FRECCIA FERMA". LA DECAPITAZIONE DI OLOFERNE E LA FINE DELLA CLAUSTROFILIA.
venerdì 18 settembre 2009
LA DECAPITAZIONE DI OLOFERNE E LA FINE DELLA CLAUSTROFILIA. UN OMAGGIO A ELVIO FACHINELLI.
Una nota sull’importanza della sua ultima coraggiosa opera
DAL "CHE COSA" AL "CHI": TRACCE PER UNA NUOVA ERMENEUTICA.
VITA E FILOSOFIA. Per il ventennale della morte di Elvio Fachinelli ((1928-1989).
METTERSI IN GIOCO, CORAGGIOSAMENTE. PIER ALDO ROVATTI INCONTRA ELVIO FACHINELLI.
CREATIVITA’: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETA’ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. Da Emilio Garroni, una sollecitazione a (...)

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> LA GABBIA --- LUISA MURARO SI RENDE CONTO CHE ESISTE IL SESSO DELEL PAROLE, MA NON RIESCE A VENIR FUORI DALL’ORDINE SIMBOLICO DELLA MADRE

venerdì 6 aprile 2012


-  LA MISURA E LE PAROLE. PARLARE PER SE’ E PARLARE "IN GENERALE", "IN PERSONA CHRISTI".
-  L’ideologia del superuomo e della superdonna: Note di premessa sul tema:

SENZA "GIUSEPPE", LUISA MURARO CONTINUA A GIOCARE A "MARIA", MADRE DI DIO E DIO LEI STESSA. Una sua riflessione "natalizia"

"IN PERSONA CHRISTI": MA QUALE CRISTO?! Donne, uomini e ministeri. Una analisi della teologa Lilia Sebastiani

DONNE, UOMINI, E INGIUSTIZIA EPISTEMICA:«CHANGING THE IDEOLOGY AND CULTURE OF PHILOSOPHY»! (Federico La Sala)


Esiste il sesso delle parole

di Luisa Muraro (Metro, 28 marzo 2012) *

Non m’interessa che si faccia una politica in favore delle donne. Quello che invece m’interessa, è che le donne che entrano in politica, sappiano farsi valere con tutta la loro esperienza e competenza. Perché lo dico? Perché troppe di loro, man mano che fanno carriera, rinunciano invece al nome di donna e si presentano come dei neutri. Mi riferisco a quelle che, parlando ai giornalisti, dicono: chiamatemi ministro, sindaco, segretario, professore... La trovo una cosa scandalosa e incomprensibile, tanto più che negli altri paesi europei non lo fanno. Angela Merkel era deputata ed è diventata cancelliera della Germania. Ma guardiamo anche da noi: la donna che lavora in fabbrica si chiama operaia; quella che lavora in campagna, contadina; quella che vende, commessa. È giusto, lo vuole la lingua che parliamo, lo insegnano i vocabolari.

Nei vecchi vocabolari non troviamo il femminile di sindaco, di ministro, di deputato, ma solo perché erano vocabolari di una civiltà patriarcale che escludeva le donne dalla vita pubblica. Questo non succede più. Da qui viene per me lo scandalo: se quelle che entrano nei posti di comando vogliono chiamarsi al maschile, che messaggio danno? Che il femminile è buono per sgobbare ma non per dirigere? Buono per la scuola elementare ma non per l’università?

Che una donna ammiri un uomo, ammesso che abbia qualche merito, non ci sono obiezioni, l’ammirazione è un sentimento libero. Ma che lo prenda come una misura per sé, in generale, questa o è soggezione o trasformismo. E ha degli effetti deteriori, perché in un posto di responsabilità, grande o piccola, bisogna portare non solo le conoscenze ma anche le esperienze, non solo un titolo di studio ma anche il proprio essere.

* LIBRERIA DELLE DONNE - MILANO


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