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’Ndrangheta: un reportage di Biagio Simonetta

Ecco come la ‘ndrangheta ha ucciso la mia terra

’Ndrangheta: Mentre giornali e tv ripropongono le immagini della nave inabissata al largo di Cetraro, i calabresi osservano con rassegnazione. Dopo qualche ora di rumore, la notizia pare già vecchia.
giovedì 12 novembre 2009 di Francesco Saverio Alessio
Il mare di notte mi ha sempre fatto paura. Non sono mai riuscito a godermi l’ultimo bagno dell’estate, dopo i falò. Sorridevo e mi agitavo. Scalciavo nell’acqua contro chissà quale misterioso essere. Eppure stanotte il Tirreno ha qualcosa di magico. L’onda che si ritira e trascina i sassi pare un tenero abbraccio di donna. Una carezza.
Eccolo il mare dei veleni. L’ultimo cadavere steso dalla ‘ndrangheta. Vittima inconsapevole dei clan, incapace di difendersi, nonostante la sua forza, le sue (...)

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> Ecco come la ‘ndrangheta ha ucciso la mia terra

giovedì 24 settembre 2009

tutta storia buttata al macero in grazia di dio


di ansa in ansa sfilacciato e fiacco

a scorrere limaccioso via lento il crati

unghie d’acciaio solerti a piallargli il ventre

acqua di scolo ad arenarsi di rivo in rivolo

sul greto di fanghiglia e pietre levigate

misture veleni deiezioni viakal dash wc-net

apertis verbis l’eternit gli inerti le assonanze

ed io immemore a rimirar con occhi di vecchio

di declivio in declivio i termitai di nudi mattoni forati

le bicocche e le baite architettonicamente ardite

tra gli ulivi ricurvi e le vigne riarse asserragliate

cancelli antifurti gt casa alarm portoni blindati

qui non ci stanno che shopping center mini-super-iper-mercati

qui non ci sta che l’insipienza degli (il)letterati


da sponda a sponda lavacro lavatoio immondezzaio

a scorrere imbavagliato rancoroso e stracco

flusso catameniale di fertilità corrosa

a trascinarsi via l’historia magistra vita e la damnatio memoriae

i cartaginesi i romani i greci i bruzi i mori i normanni...

i vivi e i morti e tutto il sangue versato

lingue e dominazioni macerie e rovine altri vicoli altre piazze

i briganti i braccianti e le rosse bandiere

gli aratri e le messi la fame e l’abbondanza

la vostra incrollabile accondiscendenza e la vostra spocchia

ed io immemore a lasciarci orme con piedi d’ adulto

su questa sabbia eburnea di spiaggia lontana

qui non ci sta che l’umiltà dei santi

qui non ci sta che la santità dei governanti


dalla sorgente alla foce rigagnolo fiumiciattolo fiumara

a trascinarsi via le griffes le raccolte punti le suonerie le miss

il vaniloquio dei vincitori e vinti delle bagarres elettorali

l’ospitalità meridionale e il genius loci delle pro-loco

nella frenesia stanca di tutti i santi giorni

“cielu pani pani un chiova goj ca chiova dumani”

quattro salti in palestra e i quattro salti in padella

e io avrei voluto specchiarmici in questo specchio d’acqua

con occhi d’infante imperterrito a sussurrarti

“...prendi la tua tristezza e soffiala sul fiume...”

flatus vocis sempiterno un bisbigliare inesausto

"cca mafia ‘un ci nnè’’

"cca ogniruno fa’ chiri chi vo’"

"cca si campari finu a cent’anni"


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