Inviare un messaggio

In risposta a:
ITALIA: "STATO" DI ECCEZIONE, "STATO" DI MENZOGNA, "STATO" DI FOLLIA, E RIPRISTINO DELLA VERITA’. STORIA D’ITALIA (1994-2009): ABUSO ISITUZIONALE DEL NOME "ITALIA" E GUERRA AL’ITALIA DEL PARTITO "FORZA ITALIA".

SCONTRO TRA NAPOLITANO E BERLUSCONI. L’ULTIMO ATTACCO ALL’ITALIA!!! Il Presidente della "Repubblica" del "Popolo della liberta" si scusa con il Presidente della Repubblica: "Ho esagerato, ma era un comizio". Vuole continuare il "gioco" e grida: "Forza Italia"!!! Una nota di Carmelo Lopapa - a cura di Federico La Sala

DIMISSIONI SUBITO!!!: BERLUSCONI CONTINUA A CANTARE LA "SUA" CANZONE. IL PRESIDENTE DELL’ "ITALIA", DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’", SONO IO: "FORZA ITALIA" ... E CONTINUA AD ATTENTARE ALLA VITA DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE
martedì 29 settembre 2009 di Federico La Sala
[...] La parola d’ordine del Cavaliere tuttavia è evitare lo scontro frontale. Tenere un profilo basso, evitare di alzare i toni. Impedire che si ritorni al clima da "guerra fredda" che si era instaurato tra Palazzo Chigi e Quirinale ai tempi del caso Eluana. Il capo del governo non intende inasprire i rapporti per un paio di motivi, assai concreti. Il primo ha a che fare con lo scudo fiscale in via di approvazione alla Camera. Berlusconi e Tremonti sanno bene che il testo non coincide (...)

In risposta a:

> SCONTRO TRA NAPOLITANO E BERLUSCONI. L’ULTIMO ATTACCO ALL’ITALIA!!! --- Gelo fra palazzo Chigi e il Colle che nega a Letta una precisazione. Berlusconi non si arrende: "Al Quirinale burocrazia contro di me" (di Carmelo Lopapa).

lunedì 12 aprile 2010


-  Gelo fra palazzo Chigi e il Colle che nega a Letta una precisazione
-  L’ira del Cavaliere contro Fini: "Deve smettere di criticare tutto ciò che faccio"

-  Napolitano, Berlusconi non si arrende
-  "Al Quirinale burocrazia contro di me"

di CARMELO LOPAPA *

ROMA - Lo stupore del premier Berlusconi, poco prima di imbarcarsi per Washington. "Perché mai il Quirinale si sarebbe irritato? Quelle cose io le ho sempre dette e poi non era un attacco personale al presidente Napolitano". Gianni Letta che contatta la presidenza della Repubblica per chiedere conto dell’irritazione, per sollecitare quanto meno una puntualizzazione. Il caso non si chiude e la temperatura torna a salire tra Palazzo Chigi e il Colle, proprio nel momento più delicato, nei giorni in cui il dibattito sulle riforme prova a decollare.

Il fatto è che la tensione al Quirinale resta palpabile, dopo la sparata di Parma sullo staff della presidenza della Repubblica che controllerebbe "anche gli aggettivi" dei provvedimenti governativi. Le scuse di Letta al telefono non sono bastate a chiudere l’incidente. Berlusconi, alla vigilia della missione Usa che lo terrà fuori tre giorni, parlando coi suoi in parte minimizza, in parte rincara: "Non ce l’avevo col presidente. Dire che il suo staff va a guardare anche gli aggettivi non è mica uno scandalo, è così e lo vado ripetendo da tempo. Ponevo un problema più generale, della burocrazia che spesso ostacola il cittadino come pure il governo. E talvolta l’atteggiamento del Colle è stato burocratico. Ma io non ce l’ho con lui, anzi, voglio provare a ricostruire un corretto rapporto istituzionale".

Sembrava essere ripartito, in effetti, un dialogo più tranquillo tra Napolitano e Berlusconi. Dopo lo scontro a muso duro di un mese fa, il faccia a faccia ostile sul decreto salva liste, nei giorni scorsi la promulgazione della legge sul legittimo impedimento aveva spinto il premier a telefonare di persona al presidente della Repubblica, per ringraziarlo. Se il Cavaliere torna ora a mostrare un certo nervosismo è perché teme che l’atteggiamento del Quirinale torni "burocratico", che passino sotto la lente di ingrandimento gli aggettivi sul provvedimento che gli sta più a cuore: il disegno di legge sulle intercettazioni che il Senato sta appunto correggendo, per rimandarlo infine alla Camera. Anche perché lì la partita si gioca proprio attorno a un aggettivo: "evidenti", come gli indizi di colpevolezza che renderebbero possibile la registrazione delle telefonate. Ed è una partita, questa del giro di vite sulle intercettazioni, sulla quale Berlusconi non intende cedere. E dinanzi alla platea di Confindustria è tornato a ripeterlo, se non fosse ancora chiaro.

In questo momento tuttavia, più che con il capo dello Stato, il premier ce l’ha con il cofondatore del Pdl, Gianfranco Fini. Non ne fa mistero coi suoi più stretti collaboratori: il presidente della Camera, complice l’asse privilegiato col Quirinale, viene ritenuto responsabile di molti degli ostacoli "istituzionali" frapposti all’attività del governo Berlusconi. Il controcanto quotidiano dell’ex leader di An o dei suoi fedelissimi ad ogni uscita del presidente del Consiglio viene ritenuta ormai "insostenibile". Come, in ultimo, il no di Fini e dei finiani al mantenimento dell’attuale sistema elettorale, addirittura la sponsorizzazione del doppio turno. "La deve smettere di criticare tutto quello che dico - è sbottato in queste ore Berlusconi riferendosi all’inquilino di Montecitorio - Se continua così, comincio a parlare io per davvero". L’altro fronte, quello finiano appunto, ritiene indispensabile modificare l’attuale legge elettorale per evitare di scivolare in un semipresidenzialismo sì, ma "alla sudamericana", come ammoniva ieri su Repubblica Italo Bocchino. E come ora rilancia Carmelo Briguglio: "Prospettiva inaccettabile per chi crede nel Pdl come casa di una destra riformatrice. Se poi si continua a cedere spazi e posti alla Lega, nel partito scoppierà la rivolta. Attenzione, siamo sull’orlo del precipizio". È partendo da questi presupposti che Fini e Berlusconi torneranno a incontrarsi nel fine settimana. Ennesimo tentativo di tenere in piedi la convivenza.

Ma se c’è un punto sul quale il premier non intende cedere è proprio sulla legge elettorale. "Ribaditelo in questi giorni in cui non ci sarò, ditelo in tutte le salse che l’attuale sistema non si tocca" ha raccomandato ad alcuni ministri. Tra loro non Calderoli. Il rapporto col braccio destro del Senatur si è raffreddato, dopo la fuga in avanti consumata con la presentazione della bozza di riforme al Colle. Per non dire dell’annuncio che con un Berlusconi presidente, nel 2013, potrebbe esserci un premier leghista. "Calderoli studia da sottosegretario al Quirinale, un po’ come faceva D’Onofrio con Cossiga", ironizza il ministro Rotondi. Cicchitto ieri sparava a pallettoni contro il responsabile della Semplificazione. Non a caso. Berlusconi non ha gradito, anche perché ha altre intenzioni, altri progetti, confidati a pochi in questi giorni. "Se condurremo in porto la riforma e sarò presidente, coltivo un sogno: chiamare al mio fianco un premier donna, passare alla storia come l’artefice dell’ingresso di una signora a Palazzo Chigi".

* © la Repubblica, 12 aprile 2010


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: