Una stele per svelare il linguaggio degli Etruschi
Il ritrovamento di un stele etrusca potrebbe aiutare a ricostruire il linguaggio di questo popolo antico, arricchendo anche lo studio sul funzionamento delle città e della società
di Anna Lisa Bonfranceschi (Wired. 30.03.2016)
Alta più di un metro e pesante oltre 200 chili, ricorda la stele di Rosetta. Ma invece di essere egiziana è etrusca e contiene circa 70 lettere e alcuni tratti di punteggiatura - un linguaggio in parte perso - che potrebbe aiutare a capire qualcosa di più sulla cultura degli antichi Etruschi, ricostruita soprattutto grazie alle necropoli e agli oggetti funerari.
La lastra in questione risale a 2.500 anni fa, è in arenaria ed è stata ritrovata nel sito di Poggio Colla, in Toscana, nelle fondamenta di un tempio, dove probabilmente veniva esposta come simbolo di autorità, come ha spiegato Gregory Warden del Mugello Valley Archaeological Project, che ha ritrovato la pietra. Pietra che si spera possa aiutare a far luce sul linguaggio degli Etruschi, grazie alla lunghezza del testo rinvenuto e al fatto che, non trattandosi di un testo funerario, probabilmente saranno presenti parole nuove. “Sappiamo già come funziona la grammatica etrusca, quali sono i verbi, gli oggetti, e alcune delle parole”, ha aggiunto Warden: “ma speriamo che l’analisi della lastra ci riveli il nome del dio o della dea che veniva adorata in questo sito”, richiamando il grande peso avuto dalla religione nella civiltà etrusca.
La pietra, dopo essere ripulita, sarà quindi sottoposta a fotogrammetria e scansioni laser, per essere poi analizzata dall’esperto di linguaggio etrusco Rex Wallace della University of Massachusetts Amherst. Ma in attesa delle analisi sul linguaggio la stele racconta già qualcosa, come spiega Jean MacIntosh Turfa dell’University of Pennsylvania Museum: “Iscrizioni lunghe più di poche parole, su materiali permanenti, sono rare per gli Etruschi, che utilizzavano materiali deperibili come libri in panni di lino e tavolette di cera. Questa lastra è la prova di un culto religioso permanente con dediche monumentali, almeno precocemente nel tardo arcaico, dal 525 al 480 a.C”. Il suo riutilizzo più tardi, continuano gli esperti, nelle fondamenta di un santuario è indizio di importanti cambiamenti nella struttura della società stessa.