La Stampa, 7/10/2009 (18:16)
LE REAZIONI DELLA POLITICA ALLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE
No al lodo Alfano, esplode la polemica
Berlusconi: avanti con maggior forza
Bossi: «Siamo pronti a combattere»
Bersani: «Il premier è un cittadino
come gli altri, si faccia giudicare».
Di Pietro: «Dimissioni immediate»
ROMA Vado avanti, ancora con maggior forza. Non mi fermeranno, continuerò a governare. Secondo quanto si apprende, Silvio Berlusconi ai vertici della Lega ricevuti a Palazzo Grazioli non avrebbe minimamente manifestato l’idea di fare un passo indietro. In realtà la decisione della Corte costituzionale è arrivata ufficialmente soltanto al termine dell’incontro a Palazzo Grazioli, ma il Cavaliere spiega chi ha partecipato alla riunione - non pensa affatto di cambiare linea.
Nella riunione - riferisce la stessa fonte - non si è nemmeno parlato di elezioni, si va avanti. Sereno anche il deputato del Pdl Gaetano Pecorella che ha sostenuto le ragioni del Lodo Alfano di fronte alla Corte Costituzionale: «il risultato non cambia il quadro politico, ma riapre soltanto i processi. Quindi il ricorso alle urne non avrebbe senso, anche perchè abbiamo già ora una forte maggioranza e la legislatura deve andare avanti». Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti «è una sentenza politica ma il presidente Berlusconi, il Governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall’aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto».
«Andiamo avanti, non ci piegano». Così Umberto Bossi, prima di entrare in una riunione del gruppo della Lega, commenta così la decisione della Consulta e parla del suo incontro, appena concluso, con Silvio Berlusconi. «Nemmeno lui vuole le elezioni anticipate - dice - L’ho trovato forte e questo mi ha fatto molto piacere, l’ho trovato deciso a combattere».Già in mattinata il leader della Lega aveva lanciato un appello al popolo: «Se la Consulta bocciasse il lodo Alfano - aveva infatti avvertito il ministro leghista prima del pranzo con il presidente della Camera Gianfranco Fini - noi entreremmo in funzione trascinando il popolo. E il popolo ce lo abbiamo, sono i vecchi Galli».
Bersani: «Mi pare che la decisione metta un punto fermo: Berlusconi e le alte cariche sono cittadini come tutti gli altri e sono tenuti a sottoporsi a giudizio. Berlusconi continui a fare il suo mestiere sapendo che deve andare a sentenza. Mi auguro che tutti usino adesso toni adeguati e rispettosi perchè stiamo parlando di un presidio della democrazia». Bersani si stupirebbe di reazioni forti perchè «si è deciso semplicemente che Berlusconi è un cittadino che come tutti deve sottoporsi a sentenza».
Sulla stessa linea Franceschini: «Il supremo organismo del nostro ordinamento, la Corte Costituzionale, ha semplicemente ristabilito il principio che era stato violato, quello dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Oggi - ha aggiunto il segretario del Pd - il principio dell’uguaglianza è ristabilito, il principio che non ci possono essere eccezioni. Tutti sono uguali davanti alla legge, anche i potenti».
Durissima la reazione di Di Pietro (Idv): «Spero che da oggi, alla luce della decisione della Consulta - conclude - il presidente del Consiglio la smetta di fare leggi a proprio uso e consumo, si dimetta dall’incarico e vada a fare quello che da 15 anni si ostina a non voler fare: l’imputato. E spero che il presidente della Repubblica, d’ora in poi, non sia così frettoloso nel firmare provvedimenti incostituzionali e immorali».