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IL VANGELO DI RATZINGER, BERTONE, BAGNASCO E TUTTI I VESCOVI, E’ QUELLO DEL "LATINORUM". BENEDETTO XVI, "DEUS CARITAS EST" - TUTTO A "CARO-PREZZO" ("CARITAS")!!!

IL POTERE E LA GRAZIA. I SANTI PATRONI - IN MOSTRA. NEL NOME DEL DIO DEGLI AFFARI, RINNOVATO PATTO DIABOLICO "STATO-CHIESA". Un’anticipata e preoccupata lettera di don Paolo Farinella, a Bertone e a Bagnasco - a cura di Federico La Sala

Una gerarchia di potere senza Grazia ("Charis") e senza Grazie (in greco, Χάριτες - Charites) e un papa che scambia la Grazia ("Charis") di Dio ("Charitas") con il "caro-prezzo" del Dio Mammona ("Caritas").
venerdì 9 ottobre 2009
[...] Nella serata di mercoledì 7 ottobre il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, insieme con il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, Silvio Berlusconi, ha inaugurato a Palazzo Venezia, a Roma, la mostra "Il Potere e la Grazia. I santi patroni d’Europa".
Erano presenti, tra gli altri, i cardinali Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, Julián Herranz, Sergio Sebastiani, e Albert Vanhoye [...]
apprendo (...)

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> IL POTERE E LA GRAZIA. I SANTI PATRONI - IN MOSTRA. --- Da Locri ad Acerra, da Mazara del Vallo ad Agrigento: i vescovi di frontiera scendono in campo con due proposte forti: uno "sciopero elettorale" : uno "sciopero elettorale" e l’abolizione delle feste religiose nei paesi in cui regna la criminalità mafiosa (di Alessandra Ziniti).

mercoledì 10 marzo 2010

"Niente feste religiose nei comuni di mafia"

di Alessandra Ziniti (la Repubblica”, 10 marzo 2010)

Basta con la timidezza della Chiesa, basta con il sostegno ai politici che scendono a patti con la criminalità, basta con la falsa religiosità dei mafiosi. Dopo il documento della Cei sul Mezzogiorno, scendono in campo i presuli di trincea con due proposte forti: uno "sciopero elettorale" che sottolinei l’inadeguatezza della classe politica e l’abolizione delle feste religiose nei paesi in cui regna la criminalità mafiosa.

Da Locri ad Acerra, da Mazara del Vallo ad Agrigento: i vescovi di frontiera parlano dalle colonne di Famiglia cristiana e fanno autocritica per le timidezze del clero. Così Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Conferenza episcopale italiana, teme una Chiesa "icona dell’antimafia", che sollevi i singoli dalle proprie responsabilità e lancia il guanto di sfida per non lasciare lettera morta il recente documento della Cei sul Mezzogiorno. «Se dopo Pasqua nessuno ne parlerà, avremo fallito. Anche nelle nostre comunità - dice - occorre riflettere sul senso della parola terribile citata nel documento: collusione».

Monsignor Mogavero, che nei giorni scorsi era intervenuto con durezza sul decreto per la riammissione delle liste del Pdl per le Regionali e sulle leggi "ad personam", ora invita i fedeli ad azioni dimostrative: «Ogni comunità - propone - scelga un argomento in relazione alla situazione del proprio territorio e agisca: pizzo, usura, corruzione della politica, mafia devota che offre soldi per le feste popolari».

Invita invece ad uno sciopero elettorale don Riboldi. «Adesso tocca a noi - dice il vescovo di Acerra
-  . Ai politici bisogna dire: o ascoltate la nostra voce, o non vi votiamo più. I cristiani al Sud devono svegliarsi. Oggi sono continuamente assistiti. Il Mezzogiorno non è l’Italia, oggi si può dire che è una zona annessa. Sarà brutto, ma è così. In 50 anni al Sud ho visto solo parole ed errori: fabbriche nate e morte, terreni agricoli devastati, turismo in abbandono. Le mafie hanno avuto terreno fertile, arato dallo Stato e da un sistema di corruzione e di collusione impostato con straordinaria efficacia. E la gente ha subìto e si è rassegnata».

Don Riboldi non risparmia dure critiche ai rappresentanti delle istituzioni: «La cultura dell’illegalità è stata diffusa dallo Stato. E non mi consola vedere che proprio chi ha contribuito alla logica della corruzione propone una legge contro di essa. La camorra domina i cuori e le menti. Impedisce ai ragazzini di andare a scuola, perché è lei che li vuole educare. Eppure tagliamo i fondi alla scuola. Bisogna tagliare i ponti, anche quelli tra le nostre chiese e la cultura mafiosa, che spesso dimostra di essere devota».

Un concetto che sta molto a cuore al vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, quello che a Natale tolse i Re Magi dal presepe lasciando la scritta: "respinti alla frontiera" come immigrati clandestini. Oggi dice: «Aboliamo ogni festa religiosa nei paesi dove si contano gli omicidi. Il sacro non basta per ritenersi a posto se poi nessuno denuncia e la cultura mafiosa è l’unica ammessa». E Giuseppe Morosini, vescovo di Locri, ammette le responsabilità: «Bisognava essere più chiari, anche nelle responsabilità di una Chiesa a volte troppo timida».


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