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Calabria, San Giovanni in Fiore (Cosenza): scuola e sanità uniti nella sorte di sparire

Istituto d’Arte e ospedale sulla via della chiusura
martedì 13 ottobre 2009 di Emiliano Morrone
(San Giovanni in Fiore, Cosenza) - All’Ospedale civile c’è carenza di medici, di alunni all’Istituto d’Arte. Sanità e scuola si chinano, poi s’inginocchieranno, in questa città di emigrazione e inverni.
Dimezzati i posti letto in Medicina, alla d’Arte non s’è formata una prima classe. Questione di numeri in entrambi i casi.
I vertici dell’Asp di Cosenza sanno, come il sindaco, nefrologo ospedaliero, che l’organico di Medicina, il più importante reparto, è ridotto all’osso per movimenti di (...)

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> Calabria, San Giovanni in Fiore (Cosenza): scuola e sanità --- File e attese interminabili, gente assiepata che si affatica per un timbro, per pagare il ticket di un esame, di una visita, delle analisi del sangue. La storia si ripete da tempo (di Em. A. Morrone).

sabato 11 luglio 2020

SANITÀ CALABRESE, MI GIRANO LE BALLE TIPO CARLETTO MAZZONE

di Emiliano Antonino Morrone *

File e attese interminabili, gente assiepata che si affatica per un timbro, per pagare il ticket di un esame, di una visita, delle analisi del sangue. La storia si ripete da tempo. Accade a San Giovanni in Fiore, tra i comuni calabresi colpiti dal piano di rientro scritto nel 2010 da Agenas, che tagliò un terzo degli ospedali della regione e ne ridimensionò altri. All’Asp di Cosenza conoscono il problema di questa processione per il ticket anni ’40 (del Novecento), ma rimangono immobili, indifferenti.

Sono troppo presi, farfuglia un dipendente, a mantenere equilibri di un sistema che si regge a stento, stando ai recenti rilievi della Corte dei conti, che ha riassunto lo stato gestionale dell’azienda sanitaria, caratterizzato da perdite progressive, pesante esposizione debitoria nei confronti dei fornitori, mancata approvazione del consuntivo 2018, utilizzo irregolare del ricorso ai contratti flessibili, aumento esponenziale delle spese, incompletezze nella stima del contenzioso pendente e pagamento di commissioni elevatissime circa il ricorso ad anticipazioni di cassa.

Negli uffici dell’Asp ci sono, però, dirigenti che si sono mossi, che nel merito hanno proposto soluzioni pratiche, semplici, veloci. Ci parlo, mi raccontano i casini quotidiani, lamentano confusione, rimbalzano contro i muri di gomma di una burocrazia cangiante e assieme uguale a se stessa. Sento poi un capoccione dell’azienda, che mi scrive di parlare con la nuova commissaria. Gli rispondo indignato, con il garbo tagliente di chi ha le balle girate e non se ne beve più una. Avverto quel guerriero solitario di Ciccio Sapia, sempre pronto all’azione. Segnalo pure ad Alessandro Melicchio, ragazzo limpido e operativo. In pratica all’Asp di Cosenza manca la volontà di risolvere la questione, perché San Giovanni in Fiore è considerata lontana, periferica, fastidiosa e forse perfino tamarra. Chiamo il commissario alla Sanità regionale, che ascolta con calma e assicura il suo intervento. Preciso che il sindaco Giuseppe Belcastro vuole andare all’Asp di Cosenza con la fascia.

La misura è colma: siamo nel 2020 ma è come se fossimo indietro di quasi un secolo. Parliamo di prenotazioni, nell’era dei pc, delle app, dei satelliti, delle "autostrade digitali". Vergogna, scrivetelo all’infinito, vergogna! Il punto è chiaro: non si assumono nuovi sanitari, non si comprano macchinari per le diagnosi, non si fa prevenzione seria e non si danno risposte. Giusto per rincarare la dose, si obbliga una popolazione intera a penare e pietire per pagare un cazzo di ticket e ottenere la ricevuta. E, in tutto questo declino, da anni si tengono dei giovani, gli addetti al ticket, in stato di precarietà, appesi alla speranza di una stabilizzazione, puntualmente rinviata. Non è abbastanza per pretendere i nostri diritti?

Fonte: Facebook, 11.07.2020 (ripresa parziale).


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